lunedì 2 novembre 2015

Newsletter SICILIAMIGRANTI ottobre 2015

  • Respinti centinaia di migranti. L'Italia costruisce nuove barriere dinanzi a chi cerca protezione
  • La disorganizzazione che segue ogni sbarco, mentre a Lampedusa si sperimenta il primo hotspot
  • Minori migranti abbandonati senza tutele a Messina: la denuncia di Borderline Sicilia
  • Le carte false di un’accoglienza che non esiste
  • News ed eventi: a Catania due giorni per rivendicare i diritti comuni

RESPINTI CENTINAIA DI MIGRANTI. L’ITALIA COSTRUISCE NUOVE BARRIERE DINANZI A CHI CERCA PROTEZIONE

Il mese di ottobre si apre con una raffica di provvedimenti di respingimento differito indirizzati a centinaia di migranti. A Catania, dopo una notte passata al Palaspedini, ben 32 migranti sui 300 sbarcati vengono lasciati sulla strada sotto la pioggia battente con l’invito a lasciare l’Italia entro sette giorni, senza cibo, vestiti e soprattutto nessuna informazione comprensibile sul loro destino. Immediata l’attivazione della Rete Antirazzista e di parte della società civile
Situazione analoga anche per la provincia di Siracusa, dove i migranti respinti sono un centinaio, accolti in una parrocchia e assistiti dal circuito legale dell’Arci. Le nazioni di origine (Mali, Nigeria, Gambia, Senegal, Guinea Conakry, Costa d’Avorio) tra le più frequenti, evidenziano come le questure stiano applicando in maniera illegittima la pratica dei respingimenti selezionando in modo discrezionale e discriminatorio chi ha diritto alla protezione e chi no anche sulla base dei paesi di provenienza, alla vigilia dell’apertura dei famosi hotspot. Una grave violazione delle normative sulla protezione internazionale, perpetuata anche nei confronti dei migranti sbarcati a Lampedusa e porto Empedocle che in parte si sono rivolti allo Sportello Immigrati di Caltanissetta.
Anche a Pozzallo, nel ragusano, i respingimenti raggiungono un centinaio di migranti. Tra di loro potenziali richiedenti protezione internazionale e vulnerabili, tra cui minori e donne incinte, come denuncia anche in un comunicato Msf. Borderline Sicilia commemora l’anniversario della strage del 3 ottobre condannando le gravi violazioni dei diritti umani di cui si rendono colpevoli le istituzioni e continua a farlo nelle settimane seguenti, chiedendo un incontro con i responsabili di tali fatti
Ma i respingimenti non si arrestano. Solo l’attivazione di cittadini e associazioni solidali nei piccoli e grandi centri riesce a dare una precaria assistenza a chi racconta storie di persecuzione e violenze per arrivare in Europa, per ritrovarsi poi solo con un foglio di via e alla merce’ di ogni tipo di sfruttamento e traffico. Dinanzi a situazioni drammatiche risalta con maggiore forza l’ipocrisia di un Paese che alza muri e si permette di decidere con grande leggerezza e disumanità sul futuro di chi a stento è sopravvissuto in mare
Borderline Sicilia e le realtà dell’associazionismo locale riescono ad ottenere un incontro a Catania con il dirigente dell’Ufficio Immigrazione della Questura Etnea, il Viceprefetto responsabile per l’immigrazione e il responsabile prefettizio per gli sbarchi, dopo settimane di denunce, assistenza legale e supporto materiale alle centinaia di migranti respinti. I vertici istituzionali confermano il recepimento delle nuove normative europee finalizzate ad una suddivisione tra migranti “economici” e potenziali richiedenti asilo sulla base delle nazionalità, descrivendo le nuove procedure di pre identificazione effettuate anche con questionari omogenei tra le diverse questure che riportano domande a scelta multipla per indagare le motivazioni della fuga. Dopo questo primo confronto rimane una forte preoccupazione per le decisioni europee che non si traducono ancora in un ampliamento del diritto d’asilo e nel rispetto dei diritti umani, ma puntano ad erigere nuove barriere dinanzi a sempre più grandi crisi umanitarie

LA DISORGANIZZAZIONE CHE SEGUE OGNI SBARCO, MENTRE A LAMPEDUSA SI SPERIMENTA IL PRIMO HOTSPOT

Gli sbarchi di questo mese sono stati seguiti con la costante preoccupazione sul destino dei migranti appena arrivati. Per le centinaia di profughi giunti a Catania come in ogni porto della Sicilia, si rinnova il timore di un immediato respingimento differito e si segue con attenzione la loro collocazione. La generale improvvisazione della “macchina dell’accoglienza”, manovrata da interessi politici ed economici, si rivela ancora incapace di mettere al centro del proprio interesse la tutela della persona. Succede così che a Trapani un centinaio di profughi appena sbarcati, compresi minori e donne incinte, viene lasciato per una notte intera al porto, senza vestiti, cibo e coperte a sufficienza. E il rischio è che ad attenderli ci sia la situazione vissuta da molti arrivati prima di loro, costretti in Cas dove l’attesa per l’aaudizione in Commissione si prolunga fino a due anni, immersi spesso in una quotidianità avvelenata dal malcontento di operatori  e gestori, che si rifanno sulla pelle dei migranti, o sfruttati per i lavori stagionali più duri. Abbandonati alla loro frustrazione in un paese che vede nel migrante sempre più un potenziale nemico.   

Ad ottobre Lampedusa si riconferma come centro di “sperimentazione” nel lancio del primo hotspot. Aperto senza chiara regolamentazione sia a livello europeo che di diritto interno, quello dell’ “hotspot” si dimostra da subito un sistema fallimentare, ancora una volta luogo di trattenimenti arbitrari e ci pratiche illegali. La classificazione discrezionale tra potenziali richiedenti asilo e non, facilita ad eliminare dal sistema chi non trova accoglienza o disponibilità al ricollocamento in Europa, attraverso l’utilizzo improprio di respingimenti ed espulsioni. A dare ragione del caos e della disinformazione che governano questo sistema, le proteste di alcuni cittadini marocchini ed altri eritrei all’interno del centro, tant’è che pure i migranti identificati e destinati ad altri paesi si sono dati alla fuga appena possibile.

MINORI MIGRANTI ABBANDONATI SENZA TUTELA A MESSINA: LA DENUNCIA DI BORDERLINE SICILIA

Sono ben 58 i minori che Borderline Sicilia trova alloggiati, a due settimane dal loro sbarco, presso la palestra Gravitelli di Messina, rimasta nel frattempo aperta alle sue attività. Borderline Sicilia denuncia l’abbandono dei minori lasciati senza alcuna assisitenza legale, psicologica e medica, chiedendo che sia fatta immediatamente chiarezza sull’affidamento fatto dal Comune e sul ruolo di quest’ultimo e dell’ente gestore, responsabili della violazione di tutti gli obbilghi previsti dalla legge in materia di accoglienza, tutela dei minori e richiedenti protezione internazionale. Preoccupa anche i limiti di azione delle organizzazioni umanitarie accreditate e addette all’informativa e tutela legale in sede di sbarco e la loro capacità di monitorare i trasferimenti dei minori e le strutture in cui vengono collocati
La risposta dell’assessore ai Servizi Sociali cittadino non si fà attendere, giustificando la collocazione dei minori nella palestra con la mancanza di altri posti a disposizione ed elogiando la professionalità ed il lavoro di tutti gli operatori preposti all’assistenza ed all’informazione in sede di sbarco. Sta di fatto che i minori vengono trasferiti in due strutture regionali in tempo record a seguito della segnalazione pubblica effettuata da Borderline Sicilia.
La situazione attuale della città di Messina si presenta come esempio di “malaccoglienza”, con centinaia di migranti stipati nella tendopoli del PalaNebiolo, in ogni periodo dell’anno e con qualsiasi condizione meteo, e all’ex caserma “Gasparro” di Bisconte. Ciò che non viene mai ribadito a sufficienza, oltre alle condizioni al limite della decenza in cui alloggiano i migranti, sono pure le pratiche di affidamento diretto o tramite il cd cottimo fiduciario dei servizi a favore dei migranti, che la Prefettura locale attua nei confronti dei soliti enti. Stessa procedura di affidamento motivato dall’urgenza, e privo di un effettivo controllo di gestione, sembra essere quello dei trasporti dei migranti, come altri servizi relativi al rifornimento di impianti elettrici, bagni chimici ed altre infrastrutture. Una lunga filiera di interessi che unisce istituzioni ed aziende rivelatesi troppo spesso capaci solo di fare business sfruttando l’impotenza di chi fugge


LE CARTE FALSE DI UN’ACCOGLIENZA CHE NON ESISTE

Mentre la parola accoglienza continua a dominare i discorsi ufficiali di enti ed istituzioni, a Caltanissetta decine e decine di migranti vivono ancora accampati nei pressi del centro di Pian del Lago. Per una disumana e inaudita prassi dell’Ufficio Immigrazione, che lascia trascorrere settimane dall’identificazione alla sistemazione nel circuito della cd accoglienza, i migranti sono costretti in situazioni al limite della sopravvivenza senza alcun documento, e quindi passibili di espulsione. Niente acqua, elettricità o assistenza medica, ma solo il rischio di finire in un Cie
Oltre ai servizi al ribasso, la mancanza di un controllo istituzionale lascia spesso ai gestori dei centri un ampia possibilità per speculare. Succede nell’agrigentino, dove dopo i cinque avvisi di garanzia per falso e truffa recapitati a maggio, i vertici della Omia Academy sono ora raggiunti dall’accusa di associazione a delinquere finalizzata a commettere truffe ai danni dello Stato e falso in atti pubblici. http://siciliamigranti.blogspot.it/2015/10/agrigento-indagine-su-omnia-academy.html
Se c’è chi fà carte false, c’è purtroppo pure chi di accoglienza se ne occupa solo sulla carta. E’ questa la situazione che troviamo al centro ad altissima specializzazione per minori aperto dal 25 maggio scorso a Mazara del Vallo. A fronte dei 60 ragazzi ospiti il personale risulta carente e privo delle figure professionali previste, con un rallentamento nelle procedure e soprattutto una situazione di incomunicabilità per la mancanza di mediatori linguistici.
La tutela individuale è un grosso problema anche nell’altro centro ad alta specializzazione che visitiamo, quello di Caltagirone. Pur esendo contenuti i muneri delle presenze emerge comunque la difficoltà a gestire con competenza la situazione di ogni migrante, partendo dai problemi di accesso alla procedura, alla difficoltà nel reperire i tutori per giungere fino all’attenzionamento dei casi vulnerabili.
Garantire un’accoglienza degna non è però impossibile, anche in città dove l’aria che si respira è tutt’altro che solidale. Succede a Piazza Armerina, dove troviamo un Cas con un buon servizio di mediazione linguistica e dei conflitti, e una grande attenzione per le attività di integrazione proposte ai migranti presenti. Una situazione decisamente dignitosa anche per chi attende l’audizione in Commissione più di un anno.

 

NEWS ED EVENTI: A CATANIA DUE GIORNI PER RIVENDICARE I DIRITTI COMUNI

Il 3 e 4 ottobre si è tenuta a Catania una due giorni antirazzista promossa dalla Rete Antirazzista Catanese, Borderline Sicilia, Catania Città Felice e Reti Città Vicine, per ricordare il naufragio del 3 ottobre 2013, in cui persero la vita 366 persone. Un dibattito, la proiezione del documentario “Lampedusa 3 ottobre 2013: i giorni della tragedia” e una piccola assemblea fuori dal Cara di Mineo. Momenti di riflessione sul collegamento tra militarizzazione e politiche di gestione dell’immigrazione, e di confronto con i migranti, per costruire una base comune di rivendicazione dei diritti, creare reti di solidarietà e consapevolezza, sostenere e imparare da chi sperimenta ogni giorno queste violazioni sulla propria pelle



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