Euronews - L’Italia è sempre stata terra di frontiera. Gli arrivi di immigrati hanno cominciato a farsi davvero massicci negli anni ’90.
La Puglia ha vissuto una sorta di invasione albanese dopo la caduta del regime comunista a Tirana. Sono storia le immagini del porto di Bari con migliaia di famiglie albanesi che sciamano in città tanto che il comune arriverà a dichiararsi incapace di far fronte a questa massa di persone. Da allora gli sbarchi sono continuati. Stessa sorte ha conosciuto la Spagna. Anche qui negli ultimi 20 anni migliaia di persone hano cercato di arrivare in Europa in cerca di una vita migliore. A volte sbarcando sulle spiagge delle isole Canarie.
Una massa di disperati. Migranti in fuga dalle guerre, ma anche migranti economici. I tumulti seguiti alle primavere arabe hanno fatto aumentare gli arrivi di clandestini. ICPA, i centri di prima accoglienza, si sono riempiti di gente che si è rivoltata a fronte di condizioni di detenzione indegne.
L’Europa ha lasciato Italia e Spagna sole di fronte a queste tragedie derubricando a responsabilità nazionale il problema. E le difficoltà economiche e la mancanza di uomini e mezzi dei paesi dell’Europa del sud non hanno migliorato la situazione, favorendo, forse, un dramma come quello avvenuto sull’isola di Lampedusa.
Approfondiamo la tragedia di Lampedusa e la politica europea in materia di asilo con Philip Amaral del Servizio europeo dei gesuiti per i rifiugiati.
Margherita Sforza, euronews: “Signor Amaral, l’Italia è in lutto per questa tragedia. Visto che la popolazione locale è in prima linea, alcuni italiani hanno proposto persino di candidare Lampedusa per il Premio Nobel della Pace. È una provocazione… ma Lampedusa è da sola? L’Europa si sta girando dall’altra parte?”
Philip Amaral, Servizio europeo dei Gesuiti per i rifugiati: “Sfortunatamente Lampedusa non è l’unica. L’isola ha ricevuto migliaia di immigrati durante tutto l’anno. E lo stesso ha fatto Malta. Ed abbiamo flussi simili di profughi e rifugiati in cerca di asilo giunti in Europa attraverso i Balcani occidentali. L’Europa si sta girando dal’altra parte perché non ha sviluppato risposte adeguate perché la gente venga in Europa e possa chiedere lo status di rifugiato in un modo che rispetta la dignità della vita umana”.
Margherita Sforza, euronews: “A questo proposito, c‘è una guardia europea che dovrebbe controllare le frontiere: si tratta di Frontex. Dov’era a Lampedusa?”
Philip Amaral, Servizio europeo dei Gesuiti per i rifugiati: “Penso che questa sia la grande lacuna della politica europea. Frontex ha un ruolo di coordinamento nelle operazioni di frontiera degli Stati membri, ma quando c‘è una barca in mare, c‘è ancora confusione su chi debba intervenire. E questo è ciò che abbiamo visto negli ultimi anni: il governo italiano litigava con quello maltese su chi dovesse soccorrere la barca in mare, e questo ha lasciato in qualche occasione una nave in balia delle onde per settimane. Ma il Mediterraneo è un mare molto sorvegliato, ci sono immagini satellitari e molte pattuglie nazionali, quindi i governi non hanno scuse, non possono non prendere l’iniziativa. A livello europeo si è ora deciso che ci devono essere procedure chiare affinché, quando un’imbarcazione è in difficoltà, un Paese intervenga, in modo da agire prima ed evitare tragedie.
Margherita Sforza, euronews: “C‘è un nuovo ufficio europeo a Malta per i richiedenti asilo. Ma soprattutto c‘è un nuovo sistema europeo per l’asilo. Funziona?
Philip Amaral, Servizio europeo dei Gesuiti per i rifugiati: “Il nuovo sistema comune d’asilo esiste sulla carta, è stato adottato l’anno scorso. Quel che abbiamo visto in Europa è che il sistema d’asilo è un po’ come una lotteria. Se sei un rifugiato afgano e ti trovi in Grecia, hai circa il 6,7% delle possibilità di ottenere lo status di rifugiato. Se lo stesso afgano si trova in Italia, avrà circa il 90% delle possibiità. Queste diseguaglianze sono alla base di tutti i problemi del sistema di asilo europeo”.
Margherita Sforza, euronews: “E il nuovo sistema d’asilo non ha cambiato la situazione?”
Philip Amaral, Servizio europeo dei Gesuiti per i rifugiati: “Per il momento no. Ci sono miglioramenti sulla carta nella legislazione ma la responsabilità principale è nelle mani dei governi che sono quelli che devono applicare le leggi nel rispetto della dignità umana”.
Margherita Sforza, euronews: “Ritiene che si debba agire anche nei Paesi da cui vengono questi profughi? Il traffico dei migranti è gestito da organizzazioni criminali… Si può agire?”
Philip Amaral, Servizio europeo dei Gesuiti per i rifugiati: “Una delle conseguenze dell’assenza di un sistema legale che permetta agli immigrati di giungere in Europa in modo sicuro, è che gli immigrati devono affidarsi a reti criminali, a contrabbandieri e a trafficanti di esseri umani.
E, di certo, l’Unione europea deve fare di più per combattere queste reti criminali portandole davanti alla giustizia e deve creare corridoi umanitari che gli immigrati possono utilizzare per arrivare in Europa senza pericoli”.
E, di certo, l’Unione europea deve fare di più per combattere queste reti criminali portandole davanti alla giustizia e deve creare corridoi umanitari che gli immigrati possono utilizzare per arrivare in Europa senza pericoli”.
Margherita Sforza, euronews: “L’utima domanda. Che cosa ci dice questa tragedia sulla civiltà europea? Dove stiamo andando?”
Philip Amaral, Servizio europeo dei Gesuiti per i rifugiati: “Questa tragedia evidenzia una mancanza di leadership. Abbiamo la responsabilità come Europa di fare in modo che le nostre porte siano aperte, dobbiamo essere un esempio per il mondo, e far sapere alla gente che l’Europa è un posto sicuro, e non c‘è spazio per frontiere, muri, o morte”.