● Commemorare
le vittime, escludere i sopravvissuti: le lacrime di coccodrillo
della Fortezza Europa
● Sicilia.
L'accoglienza improvvisata che produce trattamenti disumani e prassi
illegittime
● Coste
militarizzate e frontiere invisibili, strumenti di morte di un'Europa
che volta le spalle ai migranti
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ed eventi
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e contatti
COMMEMORARE
LE VITTIME, ESCLUDERE I SOPRAVVISSUTI: LE LACRIME DI COCCODRILLO
DELLA FORTEZZA EUROPA
Il
3 ottobre 2013 un peschereccio partito dalla Libia prende
fuoco a causa di una perdita di gasolio e poi affonda al largo
di Lampedusa. La conta delle vittime è impressionante: 368
morti – tra bambini, donne e uomini – e 20 dispersi. A distanza
di tre anni, mentre si celebra la “Giornata nazionale per le
vittime dell'immigrazione”, il Collettivo Askavusa diffonde un
approfondito documento di analisi su quel naufragio, puntando il dito
su aspetti che non trovano spazio nei discorsi delle commemorazioni,
come il ritardo nei soccorsi e le normative europee che tengono
chiuse le frontiere.
Nei
discorsi ufficiali delle cerimonie del 3 ottobre non c'è
spazio neppure per le centinaia di migranti che continuano a morire,
numerosissimi, in mare, o che, quando arrivano incolumi, finiscono
con l'essere rimpatriati o confinati negli hotspot, dove languiscono
ben oltre i tempi di permanenza previsti per queste strutture, anche
quando si tratti di minori non accompagnati o altri soggetti
vulnerabili.
A
riprova del fatto che la memoria delle stragi non riesce ad
essere maestra di buona accoglienza per un'Europa che non vuole
apprendere lezioni preziose dagli errori passati, concorre il fatto
che, a livello istituzionale manca tutt'ora una seria riflessione
sulla possibilità di aprire corridoi umanitari che consentano
ai migranti di viaggiare in modo legale e sicuro.
SICILIA.
L'ACCOGLIENZA IMPROVVISATA CHE PRODUCE TRATTAMENTI DISUMANI E PRASSI
ILLEGITTIME
Il
fallimento dell'approccio hotspot e delle pratiche di relocation si
ripercuote con tutta la sua brutale evidenza sul sistema di
accoglienza siciliano, inadatto a gestire gli arrivi sempre più
numerosi sulle coste dell'Isola. Le inefficienze si manifestano già
a partire dalla gestione degli sbarchi, la cui durata è spesso
estenuante per chi è già provato dalle fatiche e dai
pericoli di un lungo viaggio attraverso il deserto e il mare.
Ma
le difficoltà ad accogliere esplodono soprattutto dentro i
centri di accoglienza, dove i migranti sono costretti a rimanere,
anche per mesi, in condizioni di sovraffollamento, promiscuità
ed esclusione sociale, da cui spesso scaturiscono proteste e
allontanamenti spontanei che creano nuovi invisibili.
Particolarmente
critica è la situazione che vivono molti minori nelle
comunità alloggio, dove i giovani migranti vivono
nell'indifferenza degli enti gestori e nella mancanza sistematica di
figure professionali a cui fare riferimento. Perciò da queste
strutture si preferisce fuggire, rischiando così di finire
nelle maglie della criminalità o del caporalato.
COSTE
MILITARIZZATE E FRONTIERE INVISIBILI, STRUMENTI DI MORTE DI UN'EUROPA
CHE VOLTA LE SPALLE AI MIGRANTI
La
notte del 21 ottobre la Guardia Costiera libica attacca la nave
Sea-Watch 2, della ONG tedesca Sea-Watch, durante le
operazioni di salvataggio di un gommone in difficoltà con 150
persone a bordo. In seguito al violento intervento dei militari
libici, molti profughi, colpiti con i bastoni, cadono in mare e
annegano.
Intanto
l'Europa si dota di una polizia frontiera e incrementa i
finanziamenti a Frontex, mentre l'Italia stringe accordi con il Sudan
del sanguinoso Al Bashir per l'esecuzione dei rimpatri forzati verso
un Paese in cui persecuzioni, repressioni e abusi attendono di nuovo
coloro che ne fuggivano in cerca di un futuro migliore.
E
poi c'è il muro invisibile della discriminazione e
dell'indifferenza, che blocca impietosamente il passo ai
migranti, invalicabile come un muro fisico, anche quando si tratti di
ricevere semplici risposte su come inviare una richiesta di rilascio
del permesso di soggiorno.
NEWS
ED EVENTI
Melting
Pot Europa presenta la campagna #overthefortress, un viaggio di due
mesi dalla Sicilia a Roma, dentro e oltre la rotta del Mediterraneo
centrale, per un’azione di inchiesta e comunicazione indipendente
al fianco dei migranti e delle realtà locali, diretta a
mettere in discussione luoghi comuni e narrazione dominante, e fare
spazio alle politiche di buona accoglienza, solidarietà e
impegno civile.
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