E' il terzo inverno che monitoriamo gli accampamenti di migranti presenti nell'area circostante il centro governativo di Pian del Lago, a Caltanissetta.
La nostra ultima visita risale ad ottobre scorso. Le condizioni di vita di chi è costretto a vivere intere settimane per strada, prima di fare accesso alla procedura di protezione internazionale, sono rese ancora più difficili dalla stagione invernale.
Foto Clement Delamotte |
Lo scorso giovedì pomeriggio, al nostro arrivo sotto il cavalcavia antistante il centro governativo di Pian del Lago, abbiamo trovato una decina di persone che tentavano di scaldarsi attorno ad un fuocherello arrangiato con dei rami secchi, sotto un telo retto da bastoni. Siamo stati subito raggiunti da altre persone che, incuriosite dalla nostra presenza, si sono avvicinate.
Dopo esserci presentati e spiegato il motivo della nostra visita, la prima cosa che ci hanno detto in modo quasi corale è stata quella di stare soffrendo tutti il freddo e la fame e di essere senza acqua per lavarsi e senza servizi igienici.
Anche a nostro parere, le condizioni igieniche di questo luogo sono molto preoccupanti e lo saranno ancora di più durante il caldo, poichè c'è anche una grande quantità di immondizia accatastata.
Hanno anche raccontato che diversi di loro si sono già ammalati più volte, ma che, al momento, si trovano tutti in condizioni di salute discrete, che ovviamente peggioreranno con il protrarsi di queste condizioni di vita.
Chiediamo informazioni generali su chi vive in questi accampamenti e per quali motivi. Il numero di persone e i tempi di attesa corrispondono a quelli rilevati lo scorso ottobre: ci dicono infatti di essere circa un centinaio in totale e che la maggior parte di loro vive qui sotto al cavalcavia mentre altre decine sono distribuiti in diverse zone del circondario. Ci dicono che sono tutti di nazionalità pakistana e bengalese in attesa di avere accesso alla procedura di protezione internazionale e di entrare nel sistema di accoglienza.
Foto Clement Delamotte |
Chiediamo quali siano, in media, i tempi di attesa per l'intera procedura e ci rispondono che sono di circa un mese.
Possiamo constatare dunque che i tempi sono gli stessi dello scorso ottobre ma che, rispetto a due anni fa, si sono fortemente abbreviati. Tuttavia tale situazione rimane inaccettabile.
Questi migranti non ricevono alcun tipo di assistenza umanitaria in risposta ai bisogni primari e vivono in condizioni di totale abbandono. Possono contare solo sul sostegno dei loro connazionali che portano loro il cibo distribuito dentro il CARA, ma niente più. Nessuno di coloro con cui abbiamo parlato conoscevano neppure il numero di emergenza per chiamare l'ambulanza in caso di urgenze.
Giovanna Vaccaro
Borderline Sicilia