Lo rivediamo due giorni più tardi, ha già una cera migliore e ci conferma di stare meglio. A. e B., scopriamo, sono ex ospiti (una ventina) dei centri di accoglienza gestiti dall’Omnia Academy, che hanno chiuso i battenti alcuni mesi fa per un’accusa di associazione a delinquere finalizzata al falso e alla truffa. Invece di essere trasferiti in altri CAS del territorio, sono stati “declassati”, letteralmente parcheggiati, a VillaSikania (alle porte di Siculiana in provincia di Agrigento), cioè in un centro di primissima accoglienza e di smistamento per coloro che transitano da Lampedusa. Al momento del nostro incontro, i ragazzi alloggiavano a Villa Sikania già da due settimane, sospesi nel nulla. “Quasi ogni sera arrivano altri migranti, ma massimo uno o due giorni dopo vengono subito trasferiti altrove. Gli unici che rimangono nel centro siamo noi, quelli di Naro. Un centro davvero brutto, ma per fortuna adesso non c’è più. Ora siamo qui, ogni giorno ci dicono di aspettare, aspettare, sempre aspettare. Non sappiamo dove andremo a finire, né quando”. Non abbiamo certezza sull’esatta età dei ragazzi ed è difficile stimarla. Molti però sembrano davvero molto giovani, meno di 18 anni. Ma vogliamo pensare che siano maggiorenni e che provengano dai CAS della Omnia, e non siano “sfuggiti” dalle maglie dell’accoglienza dedicata ai minori. Questo anche se la testimonianza di A., che ci racconta di essere diventato maggiorenne durante la sua permanenza a Villa Sikania, lascia presumere altro. Se davvero fossero coinvolti MSNA, sarebbe l’ennesimo gravissimo insulto, nonché fallimento, all’accoglienza di minori e al rispetto dei loro diritti.
Le problematiche principali che ci riferiscono gli ospiti sembrano essere il cibo (scarso, monotono e di bassa qualità) e la pulizia degli ambienti, specialmente dei bagni, che commentano con un “pfff!” disgustato. Le camere contengono fino a tre letti a castello, per una capienza quindi di massimo 6 persone per camera. Al momento del nostro incontro non sono stati riportati casi di sovraffollamento, anche se altri migranti hanno testimoniato la presenza di numeri spropositati, “400, 500, 1000”, persone che sarebbero state ammassate nell’ex sala ricevimenti della struttura.
La velocità nel ricambio degli ospiti a Villa Sikania è evidente: un giorno si vedono un centinaio di ragazzi subsahariani giocare a pallone nel campetto sportivo dietro il centro, in compagnia di ragazzi di Siculiana; il giorno dopo tutto è deserto, le persiane delle finestre sono chiuse, il parcheggio di fronte all’entrata è semivuoto. Il giorno dopo ancora, si vedono camminare per il centro facce nuove, la mattina seguente magari si scorgono due, tre, quattro bus con il motore acceso e persone sedute lungo il vialetto interno della struttura con in mano i loro pochi averi che aspettano di montarvi sopra ed essere trasferiti al Nord. Diverse fonti ci hanno confermato che i trasferimenti da Lampedusa avvengono regolarmente a gruppi di 100, massimo 200 persone quasi giornalmente (eccetto il sabato) con il traghetto di linea, dal CSPA di c.da Imbriacola a Porto Empedocle(AG): la maggior parte uomini, ma sempre più spesso anche donne, bambini e interi nuclei famigliari.
I ragazzi vengono più che altro dalla Nigeria, Gambia, Mali, Senegal. Moltissimi gli eritrei, che troviamo spesso seduti sulla via principale di Siculiana, nei pressi delle cabine telefoniche. Presente anche qualche uomo del Bangladesh. Quello che pare funzionare abbastanza bene a Villa Sikania è la comunicazione tra operatori e ospiti, resa possibile da mediatori validi. Segnalato anche un incontro con due ragazzi eritrei vittime del disumano Trattato di Dublino. Da 4 anni in Europa, hanno viaggiato tra Inghilterra e Norvegia, per poi essere rispediti in Italia, che nient’altro ha da offrire loro se non sporche strade e dure panchine dove riposare.
“Da una parte questi ragazzi mi fanno pena”, ci dice ad un tratto un uomo di mezza età mentre scambiamo due chiacchiere informali. “Dall’altra, non si può dare torto ai poveri italiani che non arrivano a fine mese e che se la prendono con loro. Alla fine, un migrante prende 35 Euro al giorno, fate voi il conto… 1050 Euro al mese più ovviamente vitto e alloggio”. Insomma, in breve: non è giusto che i migranti vengano mantenuti con i nostri soldi pubblici, mentre i poveri italiani poveri (se ci permettete il gioco di parole) che non arrivano a fine mese vengono lasciati a loro stessi. L’ennesima agghiacciante prova, questa, che la retorica Salviniana (e non solo) attecchisce, senza mai essere prima indagata. Gli spieghiamo, dunque, che i 35 euro al giorno vanno agli enti gestori per l’accoglienza e che i migranti ricevono al massimo 2,50 Euro al giorno (che al mese fanno 75 Euro e non 1050!). Ammesso che vengano loro erogati, dato che troppo spesso abbiamo riscontrato che gli enti gestori non si prendano nemmeno la briga di farlo! “Ah, non lo sapevo. Questo non è quello che viene detto ai telegiornali!”. Purtroppo la diffusione mediatica di informazioni false a scopo propagandistico e razzista pone un grosso problema alla corretta contestualizzazione, comprensione e tolleranza del fenomeno migratorio da parte del cittadino comune.
Durante la nostra presenza a Siculiana incontriamo anche C., un ragazzo sudanese dall’aspetto giovanissimo. Tra qualche parola di inglese e di arabo ci racconta che è partito dal suo paese da solo. È sbarcato a Lampedusa dove è rimasto alcuni giorni prima di essere trasferito di recente, assieme ad altri suoi compagni di viaggio sudanesi, a P. Empedocle e, di conseguenza, a Villa Sikania. I suoi compagni di viaggio sono già stati trasferiti altrove, mentre lui, gli dicono al centro, dovrebbe essere trasferito a Milano “a breve”. Vorrebbe raggiungere il fratello a Londra. “Qui, Milano. Milano, Francia. Calais, Inghilterra”, ci dice, a mò di spiegazione. Non possiamo fare a meno di pensare alle immagini dei telegiornali, alle barricate, alle persone sui camion, alle parole di Cameron. Ci si stringe lo stomaco, ma non diciamo niente. Ci guarda con quel suo viso disteso e aperto, quegli occhi vispi, a volte un po’ tristi, ma ora pieni di vita e speranza al pensiero del fratello. Avremmo voluto dirgli che era pericoloso, chiedergli se era sicuro, se non ci fosse magari un altro modo. Poi ripensandoci, questo ragazzo ha attraversato il deserto, è sopravvissuto alle prigioni libiche dove è stato derubato di tutti i soldi in suo possesso, ed è riuscito ad arrivare in Italia sano e salvo. Non c’è nessuno pericolo che persone come lui temano ormai. Due giorni dopo è stato trasferito e, come per tutti gli altri, preghiamo che riesca ad arrivare a destinazione.
Caterina Bottinelli
Borderline Sicilia Onlus
Durante la nostra presenza a Siculiana incontriamo anche C., un ragazzo sudanese dall’aspetto giovanissimo. Tra qualche parola di inglese e di arabo ci racconta che è partito dal suo paese da solo. È sbarcato a Lampedusa dove è rimasto alcuni giorni prima di essere trasferito di recente, assieme ad altri suoi compagni di viaggio sudanesi, a P. Empedocle e, di conseguenza, a Villa Sikania. I suoi compagni di viaggio sono già stati trasferiti altrove, mentre lui, gli dicono al centro, dovrebbe essere trasferito a Milano “a breve”. Vorrebbe raggiungere il fratello a Londra. “Qui, Milano. Milano, Francia. Calais, Inghilterra”, ci dice, a mò di spiegazione. Non possiamo fare a meno di pensare alle immagini dei telegiornali, alle barricate, alle persone sui camion, alle parole di Cameron. Ci si stringe lo stomaco, ma non diciamo niente. Ci guarda con quel suo viso disteso e aperto, quegli occhi vispi, a volte un po’ tristi, ma ora pieni di vita e speranza al pensiero del fratello. Avremmo voluto dirgli che era pericoloso, chiedergli se era sicuro, se non ci fosse magari un altro modo. Poi ripensandoci, questo ragazzo ha attraversato il deserto, è sopravvissuto alle prigioni libiche dove è stato derubato di tutti i soldi in suo possesso, ed è riuscito ad arrivare in Italia sano e salvo. Non c’è nessuno pericolo che persone come lui temano ormai. Due giorni dopo è stato trasferito e, come per tutti gli altri, preghiamo che riesca ad arrivare a destinazione.
Caterina Bottinelli
Borderline Sicilia Onlus