martedì 23 giugno 2015

A mare adesso si muore anche di mitra

Foto: Lucia Borghi
E’ di ieri sera la notizia della morte di un migrante in seguito ad una sparatoria al largo delle coste libiche. Mentre proseguono le indagini e l’ascolto dei testimoni, tra cui un ragazzo gambiano rimasto ferito e trasportato ora all’Ospedale di Palermo, l’Ansa fa circolare la bozza stesa dal Consiglio Europeo per le nuove decisioni in materia di immigrazione, da discutere nel vertice conclusivo di questo fine settimana. E’ davvero preoccupante leggere che l’intento dei Paesi Europei è quello di creare “meccanismi di distribuzione temporanei ed eccezionali” per il ricollocamento di circa 40mila migranti, di lavorare per creare “zone di frontiera strutturate” e i famosi hotspots dove sarà più veloce l’identificazione e quindi anche il rimpatrio dei migranti “esclusi” dalla Fortezza Europa, mentre il ministro Mogherini, parlando del lancio della missione navale europea contro i trafficanti, ricorda che “l’obiettivo sono i trafficanti, non i migranti”. Dei migranti sembra davvero interessare poco all’Europa, se queste sono ancora le proposte messe sul piatto, dopo centinaia e centinaia di morti in mare ed un sistema di cosiddetta accoglienza che continua a fare acqua da ogni parte.  
Come mai infatti, fino ad oggi, non si è pensato e lavorato sulle cause molteplici che costringono i migranti alla fuga e per consentire loro un accesso sicuro nei nostri paesi? Di questo non c’è traccia nei vari tavoli di discussione, europei e non, dove però abbondano i discorsi ipocriti sull’Europa che deve ritrovare il suo lato umano e le apologie per i governi che si adoperano per soccorrere i migranti, senza dire che sono gli stessi che contribuiscono ad affamare i paesi da cui fuggono.
Stamattina sono intanto sbarcati al porto di Pozzallo 292 profughi, tra cui il cadavere del migrante rimasto ucciso nella sparatoria poco dopo la partenza dalla Libia. Erano diversi i giornalisti che attendevano lo sbarco della salma, avvenuto circa due ore dopo l’arrivo in banchina dell’imbarcazione gestita da Msf, in porto dalle 9. Al porto pochi secondi di silenzio. Poi, il lento avvicendarsi delle operazioni di sbarco che pure oggi sono durate davvero troppo. Solo dopo il controllo dei medici dell’Usvam infatti, è iniziata la discesa dei migranti, tra cui un neonato ed una donna in avanzato stato di gravidanza, in viaggio da giorni e in attesa da ore senza poter sbarcare. Presenti, oltre alle forze dell’ordine e Frontex, pronti a fare le prime domande investigative già in banchina, anche Croce Rossa, Protezione Civile, i membri di Praesidium, MSF e Terres Des Hommes, il sindaco di Pozzallo ed il vice questore.
Nel frattempo, a pochi metri di distanza il Cpsa viene svuotato per far posto ai nuovi arrivati. Per questo oggi le operazioni di identificazione non sono state effettuate in banchina, col rischio di un rallentamento ulteriore di tutte le operazioni. Gli autobus predisposti per il breve trasferimento arrivano a distanza di 15/20 minuti, dilatando ancora i tempi di attesa, intanto scendono a terra donne, uomini e ragazzi, col capo coperto da teli e salviette per  ripararsi dal sole. Gesti lenti, sguardi fermi e volti impassibili, che contrastano decisamente con le espressioni trafelate e spesso nervose di chi li sta “accogliendo”. I migranti seguono il percorso che viene loro indicato senza parlare, dopo aver viaggiato con chi non è riuscito ad arrivare. Chi li vede capisce come sia impossibile e vergognoso abituarsi a queste scene, e forse ci vorrebbe proprio un momento di silenzio, per ripensare a tutto quello che continuiamo ad ascoltare, a credere e a fare.

Lucia Borghi

Borderline Sicilia Onlus