Ancora alto il numero di migranti al centro di
prima accoglienza di Lampedusa, dove fino a ieri erano ospitate poco più di 650
persone. Procedono al rilento invece le operazioni di trasferimento; circa una
cinquantina i migranti trasferiti ieri mattina con la nave per Porto Empedocle.
Si tratta di adulti e nuclei familiari di diverse nazionalità: Siriani, Eritrei,
Nigeriani, Senegalesi, per la maggior parte destinati, stando a quanto riferito
dagli operatori di Praesidium, al Centro di accoglienza di Castelvetrano.
Rimasti sull’isola anche alcuni minori non
accompagnati per i quali diverse famiglie lampedusane chiedono un affido temporaneo,
sostenuti dall’associazione Ai.Bi. Amici dei Bambini, presente sull’isola per
collaborare in materia con l’amministrazione comunale. Tra l’associazione e il
Comune è stato infatti firmato un accordo, reso immediatamente operativo da una
delibera comunale del 24.10.13, in base al quale l’organizzazione si occuperà
di sostenere a proprie spese e in collaborazione con il servizio sociale
locale, un servizio di “affido etero-familiare”, per il quale sono previste
attività di formazione allle famiglie che hanno dato disponibilità.
Sull’argomento lancia però un monito il nuovo
parroco della comunità, Don Mimmo, che esorta a invertire i termini della
questione: non sono le famiglie ad avere il diritto ad adottare un bambino, ma
al contrario sono i bambini che hanno il diritto di avere una famiglia. Il
parroco sottolinea cioè che non ci si può improvvisare genitori di bambini con
culture, tradizioni e lingue diverse i quali, peraltro, fuggono da guerre e
violenze. Ecco perché, oltre all’iniziativa del comune, il parroco esorta i cittadini
a prendere parte all’incontro organizzato dagli psicologi volontari dell’ordine
di Malta (CISOM) sulle reazioni psicologiche agli eventi stressanti, che si
terrà domani martedì 29 ottobre con l’obiettivo di fornire indicazioni su come
gestire esperienze destabilizzanti e situazioni ad alta emotività. La parrocchia
si sta inoltre impegnando in alcune forme di integrazione, come il
coinvolgimento nel coro della chiesa di giovani eritrei cristiani ospiti nel centro
dell’isola.
L’integrazione della popolazione eritrea è di
fatto agevolata, rispetto agli altri migranti, da fattori di ordine
storico-culturale oltre che religioso; come riconoscono alcuni giovani Eritrei
incontrati per le vie di Lampedusa, la presenza italiana durante la
colonizzazione del loro paese ha lasciato tanti segni tangibili, a livello culturale,
linguistico e sociale. Non solo nelle grandi città, gli edifici pubblici e
molti edifici privati, nonché infrastrutture e vie di comunicazione sono di
costruzione italiana e dell’Italia ricordano lo stile architettonico, tanto da
far attribuire ad Asmara l’appellativo di “piccola Roma”. Nel raccontare di sé,
si divertono nel far notare la presenza di numerosissimi italianismi nella loro
lingua e parlano della loro condivisione storica con l’Italia con una fierezza
che sorprende, soprattutto quando affermano: “Eritrea and Italy… the same!”. Ci
tengono a sottolineare la differenza con la presenza dei Britannici, sotto i
quali l’Eritrea venne annessa all’Etiopia, a differenza della libertà che le
garantì l’Italia. Se per le strade di Lampedusa si notano principalmente Eritrei
è perché, concludono, loro ci conoscono, a differenza degli Africani
occidentali, più diffidenti e quindi più restii ad uscire dal centro.
Nel CSPA dell’isola la gestione non è semplice; il
sovraffollamento degli ultimi giorni non consente una sistemazione adeguata
degli ospiti, molti dei quali sono costretti a condividere spazi ristretti, se
non a dormire direttamente fuori su materassi riposti sotto gli alberi. Ma
proprio nel centro di accoglienza è atteso per domani martedì 29,
parallelamente all’incontro degli operatori del CISOM, il sottosegretario agli
interni Domenico Manzione in visita a Lampedusa.
Presso i moli dell’isola, nonostante le condizioni
climatiche ottimali, non si registrano sbarchi negli ultimi tre giorni,
probabilmente per l’efficacia dell’operazione Mare Nostrum, verso cui non sono
però assenti alcune critiche. Si lamenta in particolare l’impossibilità delle
organizzazioni umanitarie a prendere parte al progetto, quanto meno per
presenziare alle procedure di riconoscimento condotte, all’interno delle navi
militari, spesso contro la volontà dei profughi stessi, conformemente al
famigerato regolamento di Dublino.
La Redazione di Borderline Sicilia Onlus