mercoledì 23 ottobre 2013

RIVOLTA AL CARA DI MINEO, L'INTERVISTA AD ALFONSO DI STEFANO

The Tempest, Sergio Sallicano - Abbiamo intervistato Alfonso Di Stefano, della Rete antirazzista catanese, testimone oculare della rivolta dei migranti all’esterno del centro di accoglienza di Mineo.
Qual è la situazione attuale al Cara di Mineo? Al momento la situazione è drammatica, siamo arrivati a 2.800 migranti (si tratta di un errore, sono 3.800, redazione di Borderline Sicilia). Il dato è preoccupante se si pensa che in questi due anni la media è stata di 1500-1800. È fisiologico che in un centro nel cuore della piana di Catania, il cui centro abitato più vicino è Mineo a 11 chilometri, la situazione di segregazione e indeterminatezza dei tempi possa creare forti tensioni.

Com’è strutturato il centro? Ogni villetta è di 160 mq su due piani, con 5 stanze ciascuna esclusa la cucina. Considerate le dimensioni, possiamo dire che ogni stanza può ospitare 2 persone, per un totale di 10 a villetta. Uno dei problemi maggiori, che abbiamo avuto modo di verificare durante un’ispezione, è che la distribuzione delle singole villette non viene affidata ai gestori del centro, ma subappaltata alle singole comunità. Potrebbe sembrare una sorta di autogestione, ma in realtà le comunità sono organizzate in modo gerarchico, quindi in alcune villette abbiamo trovato un solo nucleo familiare di 4 persone, mentre in altre addirittura 20. In pratica vige la legge del più forte, in modo che i migranti si sfoghino tra loro anziché con chi li tratta in modo disumano. Se esplode la rabbia, meglio che esploda tra loro che all’esterno.
Quali sono le condizioni al suo interno?Le condizioni interne sono terrificanti. I migranti soffrono di malattie e disturbi gastrointestinali, questo perché la cucina viene portata dall’esterno per ragioni di business, impedendo ai migranti di cucinare in loco. Ricordo infatti che queste villette ospitavano i militari di Sigonella, quindi oltre ad essere dotate di cucina hanno anche un barbecue esterno. Il divieto è ufficialmente in vigore per problemi di sicurezza, dicono, come se il gas fosse una cosa estremamente pericolosa.
Parlaci della rivolta scoppiata ieri.La rivolta è partita da un piccolo gruppo di migranti provenienti dal Mali e dal Gambia, 150-200 circa. Succede quasi sempre all’ora della colazione, dalle 8 alle 10, quando si è in fila – e si è in fila per tutto al Cara – e qualcuno inizia a protestare. Dopo 7 ore di blocco stradale si sono rinfoltiti fino a 700-800, resistendo nonostante i lacrimogeni della polizia. Il motivo che sta alla base di questo tipo di episodi è naturalmente l’esasperazione per una situazione che è sempre più drammatica. Con il regolamento europeo Dublino II, che impone agli immigrati di inoltrare la richiesta d’Asilo politico al primo Paese europeo in cui arrivano, di fatto sono diventati ostaggio dell’Italia, con i tempi di attesa che si sono ulteriormente allungati. Basti pensare che la Commissione, che si riunisce a Siracusa, ha dimezzato i casi di esame delle richieste: l’anno scorso erano circa 80 a settimana, quest’anno solo 30-35. Il risultato è che i tempi di attesa adesso si sono quadruplicati.
I giornali hanno parlato di un’area di servizio assaltata, addirittura di vera e propria guerriglia. Cosa puoi dirci a riguardo?Che non è assolutamente vero. Siamo stati in quell’area di servizio, e a parte un parabrezza in frantumi, la situazione era tranquilla. Abbiamo parlato con il personale, che non era per niente traumatizzato. I media ingigantiscono tutto creando effetti devastanti tra le popolazioni circostanti, che si sfogano con commenti razzisti, ma i migranti non sono delle bestie sanguinarie, anzi spesso sono loro a subire violenze, come ad esempio i lacrimogeni sparati ad altezza uomo. Inoltre, a parte qualche sassaiola a distanza, non ci sono stati scontri diretti con le forze dell’ordine, che lamentano inspiegabilmente 20 feriti.
Perché questa situazione di stallo perenne?La situazione è ambigua sin dal principio: il Cara ha iniziato a funzionare il 10 marzo del 2011, la prima commissione si è insediata il 15 maggio del 2011, dopo la prima rivolta del 10 maggio. Domanda: come mai si parcheggiano per 2 mesi 1500 migranti senza attivare la Commissione? La cosa più elementare, dopo aver aperto il centro, è che dall’indomani la Commissione incominci a esaminare le richieste. In realtà gli interessi sono ben altri. Il Cara è gestito dalla cooperativa Sisifo della Lega delle Cooperative e dal Sol.Co Calatino che fa riferimento al Pdl e a Giuseppe Castiglione, ex presidente della Provincia di Catania. Noi lo chiamiamo mega business per la pseudo accoglienza: in soldoni, hanno assunto in maniera clientelare e bipartisan gli amici degli amici delle varie cooperative, parcheggiando a tempo indeterminato migliaia di persone che attendono di ricongiungersi con i familiari.