giovedì 17 ottobre 2013

Naufragio del 3 ottobre minori in fuga da Caltagirone

Repubblica - Dieci dei  33 i minori sopravvissuti al naufragio di Lampedusa del 3 ottobre, si sono allontanati dalla struttura che la Caritas aveva realizzato per dar loro accoglienza facendo perdere le proprie tracce. Il più piccolo dei migranti superstiti giunti a Caltagirone appena due giorni fa ha 11 anni, il più grande 17. 

Qualcuno è di nazionalità eritrea, qualcun altro di provenienza somala. Sono arrivati a bordo di un barcone sulle coste Lampedusane e da lì, dopo qualche giorno, sono stati accompagnati dall'Ufficio minori della Divisione anticrimine di Agrigento nella grande casa di accoglienza. 

La fuga da questi luoghi non è un caso nuovo. I migranti tentano continuamente di abbandonare le sedi in cui vengono collocati in via momentanea per tentare di continuare il viaggio della speranza cominciato in mare pur di raggiungere parenti o conoscenti. Dopo l'accaduto, Don Luciano Di Silvestro, direttore della Caritas diocesana interviene affermando che " si tratta di un fenomeno purtroppo noto in ogni struttura di accoglienza che si crea soprattutto laddove il minore non viene identificato. Questi ragazzi hanno un progetto migratorio che parte da mesi, da quando cioè hanno lasciato l'Eritrea, e che intendono portare a termine. Noi  - continua il direttore della Caritas diocesana  -  siamo impegnati nel far conoscere la normativa e nel guadagnarci ogni giorno la loro fiducia per contenere, per quanto possibile, questi eventi e tutelare il minore". 

Non sempre si riesce ad identificare i profughi. Molti, non portando con sé documenti, riescono facilmente ad allontanarsi senza che nessuno sappia della loro identità.  Ai minori giunti a Caltagirone gli operatori avevano donato scarpe e tute nuove. Per loro avevano organizzato una festa ed una cena in piena notte, un modo per rendere l'arrivo più familiare. Uno dei 33, appena giunto nella struttura tentò la fuga. 

Ai mediatori culturali, una volta fermato, raccontò di voler raggiungere il fratello e di non riuscire a dimenticare gli attimi concitati del naufragio e la morte delle persone con le quali era partito.