lunedì 9 settembre 2013

Palestre e palazzetti per i migranti

Siamo in una fase in cui non si ha idea di come procedere per l’accoglienza dei migranti che arrivano
dalle coste africane e non solo e quindi si procede a tentoni. La situazione nelle coste siciliane è sempre più caotica per l’incapacità del governo di prendere decisioni sagge a cominciare dal predisporre un piano di intervento che ad oggi è sempre in emergenza. Proprio in questa emergenza palestre possono diventare dei dormitori a tempo indeterminato, oppure la protezione civile dietro indicazioni dei prefetti delle varie provincie mette in piedi tensostrutture per ospitare migranti (anche qui a tempo indeterminato) e infine palazzetti dello sport vengono utilizzati sempre per l’ospitalità.
Proprio nella palestra di una scuola di Trapani (Buscaino Campo ubicata proprio a 30 – 50 metri dal porto) da circa dieci giorni 100 migranti sono “stivati”, senza che le istituzioni preposte abbiano trovato una soluzione adeguata ad un paese civile che accoglie uomini e donne in difficoltà. La notizia nuova è che un gruppo di circa 22 migranti dovrebbe essere trasferito in giornata senza dei parametri ben precisi, quindi come sempre sarà una lotteria a decidere chi resterà (non si sa ancora per quanto tempo ci dicono i volontari e le forze dell’ordine presenti) e chi invece verrà trasferito. Ci preme sottolineare, come già denunciato una settimana fa, che nella palestra probabilmente ci sono dei minori.
Per restare sempre nella provincia di Trapani ieri una natante con circa 40 tunisini è affondato presso Mazara del Vallo,  soccorsi dalla guardia costiera i migranti sono stati ospitati dentro un centro di accoglienza improvvisato, il palazzetto dello sport; i tunisini presenti hanno tentato la fuga riuscendo in un primo momento, ma poi la caccia all’uomo ha riportato la maggior parte dei fuggitivi dentro il palazzetto, mentre circa una decina sono riusciti nel’intento.

Questo dato ci conferma che tutto il litorale siciliano meridionale è un punto di approdo e specialmente i punti meno pattugliati sono meta per i migranti in fuga da guerra e povertà. Abbiamo un’ulteriore conferma dalla visita fatta ad Agrigento, in cui i volontari e gli operatori incontrati ci hanno raccontato gli sbarchi nelle coste agrigentine, da Realmonte a Montallegro, ma anche le coste di Licata e Sciacca (in numero inferiore) sono interessate al fenomeno. Ci raccontano di flussi misti sia per provenienza (sub – sahariani ma anche magrebini) sia per motivi diversi (economici e politici); uomini e donne che una volta arrivati si sparpagliano come formiche per cercare di raggiungere la città della valle dei templi, i più fortunati sono anche aiutati dalla gente (residenti o turisti) che donano un vestito asciutto o un paio di scarpe, mentre i meno fortunati vengono intercettati dalle forze dell’ordine (avvisati dai cittadini).
La tappa finale del progetto migratorio di moltissimi non è l’Italia, quindi molti si “arrangiano” dormendo in caseggiati abbandonati e cercando disperatamente qualche lavoro (spesso in agricoltura) per riuscire a racimolare i soldi necessari per il biglietto per il continente; motivo per cui anche la città di Agrigento è metà sempre più spesso di migranti con regolare permesso di soggiorno e con disponibilità economica notevole, che fa da intermediario per accompagnare i migranti verso altri lidi (per la città di Roma la tariffa è di circa 150 euro).

Per chi resta “libero” e riesce ad arrivare ad Agrigento oltre al posto dove dormire, c’è anche il
problema cibo, doccia vestiti ecc…., per tutto questo per fortuna c’è la mensa di solidarietà gestita da suor Antonella (suore di Porta Aperta) che dal 1998 sfama migliaia di migranti. Suor Antonella ci racconta (con profonda emozione) che la mensa è nata per i poveri e i senza fissa dimora della città, invece oggi c’è una presenza maggioritaria di migranti (circa il 70%) di origine magrebina ma anche dell’africa centrale e sub-sahariana, che si mescolano con le nuove e vecchie povertà della città di Agrigento. Suor Antonella ricorda tanti nomi e tanti volti, tante belle storie e anche quelle meno belle, ma la bellezza del luogo è il coinvolgimento di persone (soprattutto poveri) che mettono a disposizione le loro abitazioni per accogliere momentaneamente i migranti che si fermano per pochi giorni prima di riprendere il proprio cammino. Suor Antonella ci racconta di molti casi “Dublino” che tornano ad Agrigento perché non è andato a buon fine il tentativo di raggiungere in altri stati i propri familiari; una volta rispediti indietro tornano “a casa” cioè alla mensa unico luogo in cui ricevono aiuto, perché le autorità italiane non sono in grado di sostenere questi migranti. (S. Antonella ci dice che molti dormono nelle panchine della città dei templi). Infine s. Antonella ci racconta di altre negatività riscontrate in ambito sanitario (difficoltà per l’accesso alle cure) e in ambito burocratico.

I nostri incontri ad Agrigento si sono conclusi in questura dove abbiamo incontrato il responsabile dell’ufficio immigrazione dottore Lupo, il quale ci ha confermato l’attuale chiusura momentanea della tensostruttura di Porto Empedocle (abbiamo visto con i nostri occhi che è vuota) ma non definitivamente; infatti ci ha detto che è pronta dopo la mega fuga per essere riaperta nel caso ci fosse la necessità riscontrata dal prefetto (anche se ad oggi la struttura empedoclina è senza uno status giuridico specifico).

In questura abbiamo visto i numeri degli sbarchi da Gennaio ad Agosto 2013 nelle coste agrigentine (quindi Lampedusa compresa): 9.699 arrivi suddivisi in 7836 uomini, 1218 donne e 1095 minori. La novità importante appresa è che la direttiva è cambiata rispetto al passato e cioè che da agosto i migranti che arrivano vengono smistati direttamente nei centri SPRAR (da Lampedusa si organizzano dei voli charter verso gli Sprar di tutta Italia e non solo Sicilia – quindi il sistema SPRAR si sta ampliando), inoltre la tendenza è quella di intercettare i migranti in mare e trasbordarli nelle motovedette dirette verso le coste dell’isola maggiore, quindi bypassare Lampedusa (ma questa direttiva si valuta di volta in volta secondo lo stato di salute dei migranti).

Un altro dato riscontrato è che il numero dei rinnovi dei permessi di soggiorno rilasciati dall’inizio del 2013 è di circa 1425, mentre sono 520 i permessi nuovi (primo rilascio). Infine il dottore Lupo ci ha confermato che continuano i rimpatri verso la Tunisia (ovviamente sono in numero inferiore rispetto al passato ma avvengono sempre con le stesse modalità, e cioè da Agrigento si trasferiscono i tunisini all’aeroporto Falcone Borsellino di Palermo dove li attende un volo charter verso l’ignoto!)

Alberto Biondo per Borderline Sicilia