sabato 5 gennaio 2013

Trapani 2013: l’autobus del razzismo


Com.Unità La proposta di un consigliere comunale: a Trapani bus per soli neri, ospiti del CARA. Ma cosa ne pensano gli immigrati?  Frank viene dalla Costa d’Avorio, è in Italia da sette mesi e quando gli chiedo cosa ne pensa della proposta di un consigliere comunale di avere un autobus solo per lui e gli altri ospiti del Centro Accoglienza Richiedenti Asilo di Salinagrande è molto secco: “È una semplice cattiveria”. Al suo fianco Mohamed, anche lui è venuto in Italia sette mesi fa, dal Mali. Aspetta a Piazza Vittorio Emanuele la corriera, con l’amico e un altro ragazzo ancora, molto più giovane e più timido. Proprio quell’autobus che alcuni non vorrebbero fargli prendere: “È una discriminazione”, dice. E torna a sporgersi verso la strada, in attesa del bus. 
Bisogna riconoscerlo: i simboli sono importanti. Ci aiutano a rendere concreti i concetti astratti, a portare a livello terreno pensieri, ideologie, riflessioni. Come l’autobus su cui Rosa Parks nell’Alabama del 1955 si ostinò a sedersi nei posti riservati ai bianchi. È quindi legittimo se quando si parla di mezzi pubblici e “razza” rizzano le antenne a chi ha a cuore certi simboli. Come quando Borghezio disinfettava i sedili dei treni dove sedevano gli immigrati. Oppure per la proposta che spunta periodicamente a Trapani, in particolare tra le case e le villette della frazione di Salinagrande: l’istituzione di autobus riservati ai passeggeri di colore. Un’idea ben lontana geograficamente e – si pensava – anche culturalmente dall’ottusità leghista (per non parlare dell’Alabama). Per la precisione agli ospiti del Centro Accoglienza Richiedenti Asilo della frazione, che cercano di sfuggire dalla loro – diciamo – “gabbia  dorata” spostandosi in città… anche se non è chiaro dove dovrebbe sedersi un cittadino di colore non ospite del CARA. Stavolta a farsi portavoce della richiesta è un consigliere comunale, eletto per la prima volta sei mesi fa tra i Socialisti Riformisti, Andrea Vassallo. Nel suo comunicato pubblicato sul sito del Comune di Trapani, dichiara che come presidente della commissione trasporti si è fatto portavoce con il presidente dell’azienda di trasporti che si occupa della tratta, la ATM, delle “numerose lamentele degli abituali viaggiatori indigeni della tratta i quali riferiscono di comportamenti poco civili adottati dagli immigrati”. Finora nulla di grave, stando a leggere lo stesso Vassallo, che infatti precisa: “Spesso creano ed alimentano all’interno del bus un clima di tensione tale da lasciar presagire, prima o poi, il verificarsi di episodi spiacevoli”. Non ci è dato sapere se tali comportamenti incivili vengono posti in essere anche da trapanesi e in caso se bisognerà istituire autobus appositi per trapanesi, lasciandone uno vuoto che faccia avanti e indietro da Salinagrande.
Scorrendo il breve comunicato arriva la proposta shock, a nome della commissione, anche se alcuni membri in queste ore si sono smarcati dicendo di non saperne nulla, come il pidiellino Francesco Salone, Ninni Passalacqua del Pd e il capogruppo del partito di Vassallo Francesco Briale. “Opportuno sarebbe – si legge – valutare l’ipotesi di istituire un servizio di trasporto esclusivamente dedicato ad essi, da sottoporre a controllo da parte della polizia, al fine di scongiurare i pericoli di ordine pubblico che potrebbero malauguratamente ingenerarsi”. Potrebbero.
IL CONTESTO
È vero anche che la zona di Trapani è particolarmente sotto pressione e il personale di volontari, interpreti, mediatori culturali, psicologi, forze dell’ordine spesso non è sufficiente. Trapani stessa ospita due Cie (il tristemente noto Serraino Vulpitta e quello di Milo), poi un altro centro accoglienza si trova a Bonagia e infine il suddetto CARA di Salinagrande che ospita richiedenti asilo, che potremmo impropriamente definire “immigrati di serie A”, rispetto ai clandestini che diventano automaticamente fuorilegge per colpa dell’insensata Bossi-Fini. Il CARA di Salinagrande può ospitare fino a 260 richiedenti asilo ed è gestito da un’ottantina di persone, tra cui quattro membri delle forze dell’ordine che si occupano della sicurezza interna. A questa già affollata situazione si è aggiunta la tendopoli temporanea di Kinisia, aperta in una pista aerea in disuso nel pieno della guerra in Libia, quando i cordoni del violento controllo gheddafiano sugli immigrati erano stati volutamente allentati. La notte di capodanno il cadaveri di un immigrato è stato ritrovato sulle spiagge di Campobello di Mazara, mentre in poche ore si sono susseguiti due sbarchi.
LADRI DI GALLINE?
In effetti, un caso di cronaca nera, di recente, ha coinvolto a Salinagrande degli immigrati: lo scorso anno un ospite del Cara percorrendo in bici la “via del Sale” che costeggia le saline e porta in città, è stato travolto da delle auto ed è rimasto ucciso. Per il resto, a parti invertite pare non risultino denunce. Al più, casi di schiamazzi e ubriacature moleste a bordo dei bus (eppure non denunciati alle autorità ma segnalati in un comunicato della Uil che ha già fatto notizia tempo fa). Forse si potrebbe mettere fine a furtarelli di frutti dagli alberi o panni stesi con un maggiore controllo del territorio. E forse punire i “ladri di galline” colpendo tutta la variegata e vituperata comunità del CARA con metodi segregazionisti va contro ogni politica di integrazione che potrebbe fare solo del bene alla città. Invece che coinvolgere gli ospiti del centro in attività ricreative, culturali e di integrazione in generale l’idea che viene trasmessa è che gli abitanti della frazione (e qui rischiamo di generalizzare anche noi) cerchino l’isolamento.
Tutto il contrario di quello che si tenta di fare al Centro, talvolta proprio con il supporto della comunità locale (come gli scout o la parrocchia di Don Aldo Giordano). Ce lo spiega Kossi, interprete giunto in Italia dal Togo sei anni fa. “I ragazzi richiedenti asilo politico sono nostri ospiti e sono liberi di circolare. Noi gli offriamo da mangiare e dormire nonché attività ricreative. Ad esempio organizziamo partite di calcio, tra gli ospiti come con italiani. Prima delle feste abbiamo messo in piedi un torneo tra poliziotti, carabinieri e ospiti. Io stesso curo dei corsi di karate e oltre agli sport cisono corsi di italiano quotidiani, molto importanti, e concerti di musica etnica”.
Kossi lavora al CARA tramite la cooperativa “Badia Grande” e commenta la notizia dicendo semplicemente “Il razzismo esisterà sempre”. Parlando di sé, aggiunge in un italiano impeccabile: “Sono fortunato perché ho potuto lavorare da subito e ho imparato la vostra lingua con le mie forze”.
LE VOCI DA DENTRO
Torniamo sulle panchine di marmo a Piazza Vittorio, in un 5 gennaio quasi primaverile. “Quando gli europei vengono in Africa – mi dice Frank – non gli chiediamo di andare in altri autobus!”. È giovane e bello, Frank, magari un’altra vita sarebbe stato un modello. È anche sveglio: “Secondo me è solo una strategia politica. Ho sentito che in Italia avrete le elezioni, no? Forse è per raccogliere consenso?”. Quando gli chiedo come va con gli abitanti di Salinagrande sorride: elenca solo le succitate iniziative positive, poi Mohamed ricorda che sono entrambi cattolici e frequentano la parrocchia della frazione. “Ci conoscono – dice – sanno chi siamo e come ci comportiamo”. E quando gli chiedo come si comportano sul bus, Frank mi dice: “È giusto punire chi non paga il biglietto, e tra questi ci sono anche dei trapanesi. Proporre gli autobus separati è esagerato… già a bordo ci sono dei casi di razzismo, ad esempio a volte mi capita che un bianco mi dice che il posto libero affianco a lui è occupato”. Si intromette nella discussione un altro Mohamed, musulmano e tunisino, mi chiede se anche io sono razzista. Gli rispondo che se lo fossi non mi troverei lì a chiedere cosa pensano. Poi la butta in filosofia: “In tutto il mondo, in Sicilia, in Tunisia, in Costa d’Avorio, ci sono persone buone e persone cattive. Chi vuole questa cosa degli autobus separati è cattivo e razzista”. Gli chiedo se anche tra gli ospiti del CARA c’è chi è buono e chi è cattivo: abbassa la testa, la scuote e sorride e mi dice “Certo, come in tutto il mondo!”.
“SONO STATO FRAINTESO”
Nel frattempo, Vassallo è stato raggiunto dal Fatto Quotidiano a cui ha risposto – in sostanza – che è tutto un fraintendimento e lui non è affatto razzista. “Quello degli autobus è un reale problema della comunità e andava affrontato, ma non certo nel modo estremo in cui è stato espresso nel comunicato stampa. Volevo solo che la polizia s’interessasse ai casi di disordini”. Peccato che il comunicato l’abbia scritto proprio lo stesso Vassallo, che per domani promette una rettifica.