lunedì 3 ottobre 2011

Report da Lampedusa 3.10.-6.10.2011

In questi giorni gli abitanti di Lampedusa stanno a poco a poco ritrovando la pace perduta e la vita sull’isola ha ripreso a trascorrere tranquilla. Molti si interrogano su quanto è successo, sulle proprie colpe e ragioni e su quelle degli altri, ma soprattutto ci si interroga sul futuro. Molti sono convinti che la tregua non durerà a lungo.
Il Centro di Imbriacola è ancora distrutto, dei tre edifici principali uno è da demolire, gli altri due hanno subito gravi danni, non sappiamo se rimediabili. In ogni caso i lavori per la ricostruzione non sono ancora iniziati, forse inizieranno nei prossimi giorni. Il Centro in questi giorni è rimasto completamente vuoto, ha solo accolto i tunisini del peschereccio che aveva avuto difficoltà in mare il primo ottobre, ed era stato soccorso proprio mentre si concludeva il Festival di Baglioni. Credo abbiano lasciato l’isola per ritornare nelle loro case il giorno seguente, dopo aver mangiato e riposato al Centro. Per il resto abbiamo saputo che una piccola imbarcazione con 29 tunisini dovrebbe essere arrivata a Linosa la notte tra il 5 e il 6 ottobre, mentre un’altra imbarcazione con molti immigrati è stata avvistata dalla guardia costiera e trainata fino a Porto Empedocle.
Le indagini sull’incendio al Centro Imbriacola proseguono, finora quattro persone sono in stato di arresto e sappiamo che uno dei tunisini che ha iniziato a dare fuoco all’edificio era arrivato il giorno precedente, fatto alquanto curioso. In ogni caso era già da dieci giorni che circolava la voce che qualcuno voleva dare fuoco al Centro. Inoltre, con gli ultimi arrivi di agosto il Centro si era riempito a differenza dei precedenti mesi di gente poco raccomandabile. Ultimamente i migranti stanno denunciando con maggiore disinvoltura e precisione il fenomeno degli scafisti e dei viaggi della morte.
Da quanto ci hanno raccontato, sembra che diversi mediatori e volontari operanti in questi mesi a Lampedusa fossero piuttosto pigri e spesso accadeva che i migranti ricevessero notizie infondate, magari solo per essere calmati. Altre volte i mediatori sono stati minacciati di lesioni dagli stessi migranti, magari perché ritenuti spie della polizia. Fuori dal CIE, non di rado capitava di divenire bersaglio di personaggi palesemente razzisti e capaci di usare solo il linguaggio della violenza. 
Abbiamo conosciuto l’operatore umanitario Alexander George, che dopo 8 mesi sta ancora lottando con la burocrazia per lasciare Lampedusa con un’imbarcazione necessaria al suo progetto, “Kayak per la vita”, dopo che quella con la quale era partito dalla Tunisia ha avuto problemi (per maggiori informazioni www.ocean71.com oppure scrivi a kayakxlavita@hotmail.com). Alexander ci ha raccontato che vuole arrivare a Bruxelles con una proposta di legge condivisa dalle forze antirazziste, propone di unire a tutti i livelli le forze in campo che si battono per una legge sui migranti più giusta e per l’accoglienza e vuole mettersi in contatto con i promotori del viaggio della Flotilla diretta in Tunisia. Alexander mi ha riferito di essere rimasto molto colpito dal livello di xenofobia presente in Sicilia, a suo avviso più radicato che in altre terre, forse perché intrecciato con la subcultura mafiosa attaccata alla “roba” e al controllo del territorio “cosa nostra”, o forse perché si tratta di un’isola per cui si teme il contatto con le culture diverse.
Abbiamo anche cercato di capire cosa pensano oggi gli arabi presenti sull’isola di Lampedusa. Un mediatore italo-marocchino con cui abbiamo fatto amicizia ci ha affermato che, a suo avviso, l’accoglienza che gli abitanti dell’isola hanno mostrato ai tunisini nei mesi di marzo e aprile è stata impareggiabile. Lui è rimasto davvero commosso da tanta generosità e ritiene che tale livello di umanità difficilmente si riesca a trovare in altri posti.
Un commerciante tunisino ci racconta invece dei rapporti decennali tra famiglie tunisine e lampedusane, rapporti che a volte sono anche di parentela.  Si dispiace perché non sa chi votare alle prossime elezioni in quanto non conosce nessuno di tutti questi partiti che si sono presentati. Si offre anche di aiutarci nel caso in cui volessimo andare in Tunisia a documentare quanto succede o a promuovere scambi culturali.
 Un ragazzo tunisino che è stato accolto come rifugiato, ci dice invece di voler andare via da Lampedusa, dove non vuole più tornare se non per rivedere gli amici che qui abitano e lo hanno aiutato. Vuole andare in Francia o in Germania per fare un po’ di soldi e poi ritornare in Tunisia dove ha progetti d’impresa. Condanna il comportamento di molte donne che a suo avviso si prendono troppa libertà con gli uomini e spera che nel suo paese in futuro ci saranno pene più severe per chi ruba così come è scritto nel Corano.
Discordanti i giudizi che hanno sulla guerra in Libia. C’è chi ritiene che la cosa importante sia tenere lontani USA e Israele e pensa che l’intervento armato della Francia finisca per avvantaggiare l’economia tunisina, nonostante si definisca anticapitalista; e c’è chi invece ritiene tutta l’operazione una forma di occupazione.  Hanno comunque fiducia in un sistema politico più giusto nel prossimo futuro, magari vicino al sistema turco, e credono che la Tunisia diventerà più ricca. Si compiacciono tutti del fatto che il fratello della moglie di Ben ‘Alī sia stato arrestato a Bari, e ritengono la famiglia Trabelsi, ovvero quella della moglie di Ben ‘Alī, la maggiore colpevole della corruzione del paese.
Daniela Caldarella