Da ieri molti turisti sono andati via e noi stiamo cercando di capire meglio quali sono le esigenze di Askavusa e dei lampedusani in generale. Abbiamo parlato con l’associazione Askavusa la quale ci ha raccontato meglio dell’intenzione dell’associazione di lanciare un nuovo festival per Capodanno (dal 28/12 al 2/01) all’interno della Campagna “Io vado a Lampedusa” per attirare turismo responsabile per l’inverno, puntando su un grosso concerto, sul cibo tradizionale e a km zero, appoggiandosi alle brigate di solidarietà.
Attualmente ci sono ancora molti dubbi sulla fattibilità dell’idea, ma è questa la manifestazione per la quale l’associazione vorrebbe maggiore aiuto perché permetterebbe loro di ottenere un risultato concretamente positivo per l’isola. Askavusa dal 2005 si è impegnata per ottenere fondi per un museo permanente delle migrazioni che puntava a valorizzare in senso storico ed artistico i relitti delle imbarcazioni usate dai migranti e gli oggetti ritrovati. L’Assessorato ai beni culturali di Lampedusa non solo non gli ha mai dato una risposta ma ha addirittura copiato le idee del progetto consegnato da Giacomo Sferlazzo (nel 2008 credo) presentando un nuovo progetto in una villa privata di Roma per un museo delle migrazioni che non coinvolgerebbe Askavusa ma altri soggetti e artisti di altre parti del mondo. Il progetto è già finanziato da Consiglio dei ministri, Regione Sicilia e forse altri enti. Giacomo ha saputo per caso di ciò, si è recato alla presentazione e ha denunciato come stanno le cose, che l’Assessore sta espropriando i lampedusani di un progetto importante per le potenzialità degli abitanti, e che lui può dimostrare quello che dice in modo preciso e puntuale. È possibile vedere il video su Facebook di questa presentazione. L’associazione intende procedere per vie legali per riprendersi la titolarità del progetto.
Inoltre i ragazzi pagano 400 euro al mese per la sede e lamentano l’assoluta mancanza di politiche di aggregazione per i giovani, spazi sociali e luoghi per attività ricreative. Spesso i giovani perdono il loro tempo alla macchinette dei video giochi, per la strada e inoltre l’unico liceo presente ha delle parti inagibili e gli studenti devono fare turni serali per seguire le lezioni. I ragazzi di Askavusa vogliono allestire una sala prove per musicisti e stanno discutendo di quale spazio prendersi per realizzarla. In passato hanno già provato a chiedere aiuto al Comune, hanno anche raccolto delle firme (ad esempio per una pista di skateboard) ma le loro richieste non sono mai state prese in considerazione. Inoltre non ci sono neanche agevolazioni per proseguire fuori gli studi o per accedere ai servizi della sanità nazionale (partorire è ad esempio molto costoso).
Il festival di O’Scià si è concluso, i lampedusani hanno dimostrato anche quest’anno di essere molto riconoscenti nei confronti di Baglioni e degli organizzatori. Tuttavia i riferimenti al fenomeno migratorio e a quanto è successo sono stati molto superficiali e scarsi. Baglioni ha commentato il difficile periodo vissuto dall’isola dicendo che ha avuto il merito di far riscoprire alla comunità lampedusana il senso dello stare uniti per affrontare le difficoltà, del rispetto verso il prossimo, della fratellanza verso tutti gli esseri umani; un attore ha letto un discorso di Martin Luther King e in un video Franco Battiato ha letto alcuni versi di un poeta arabo di Sicilia, Ibn Hamd†s, vissuto nel XI secolo. Tanti artisti hanno espresso la loro vicinanza ai lampedusani, e hanno elogiato l’isola dicendo che rende orgogliosi di essere italiani. L’elogio dei lampedusani è stato il tema principale della festa, insieme ai continui riferimenti alle differenze tra Nord e Sud. Si è fatto riferimento un minimo alle condizioni dei paesi sfortunati del mondo, ai paesi in guerra e all’accoglienza ma molti ragazzi lamentano che un festival organizzato per i migranti e l’intercultura dedichi così poco spazio al tema.
Mentre il festival terminava si notavano le sirene delle auto dei carabinieri suonare e cominciava a circolare la voce di nuovi sbarchi di clandestini, come ogni volta che le sirene iniziavano a suonare. Soprattutto i più anziani sono preoccupati e convinti che questa gente alla fine finisca per fame a rubare. In realtà si trattava di un peschereccio tunisino che ha avuto difficoltà in mare ed è stato soccorso. Me lo conferma un mediatore culturale di Save The Children, che mi assicura che il centro è completamente vuoto. Solo il 29 (o il 28 non sono sicura), 22 migranti tunisini sono sbarcati a Linosa e, dopo essere rimasti un po’ al campo sportivo, sono stati trasferiti in altri centri. Anche l’operatore di Save The Children è stato a maggio con un progetto nei campi profughi tra Libia e Tunisia e lì ha incontrato gli stessi compagni che aveva conosciuto cinque anni prima nel suo viaggio dall’Eritrea in Europa. Loro purtroppo non ce l’avevano fatta ed erano ancora lì.
Ho conosciuto anche un ragazzo tunisino arrivato a gennaio che ora gode di protezione umanitaria. Il parroco lo ha aiutato e ora vende e produce ceramica. Lui sostiene Ghannouci e faceva parte di un partito che non sono riuscita ad identificare. A quanto pare il parroco nelle sue omelie ha condannato le violenze dei giorni scorsi e elogia spesso l’accoglienza, purtroppo hanno rubato due volte in chiesa e si sospetta che ciò sia avvenuto per ripicca.
Daniela Caldarella per il Forum Antirazzista di Palermo