Lo scoppio delle gravi violenze nel centro di accoglienza di Mineo ha colto le Autorità locali di sorpresa e per molte ore i rifugiati, tra cui donne e minori nonchè gli stessi operatori delle organizzazioni umanitarie sono di fatti rimasti esposti alla violenza che si è scatenata all’interno del centro.
Ciò evidenzia una grave impreparazione nella gestione di una situazione che invece era almeno parzialmente prevedibile. Dal momento della sua istituzione, nel marzo del corrente anno e fino a tutt’oggi il centro non ha ancora una natura giuridica chiara e, al di là della sistemazione alloggiativa, i servizi di informazione legale, orientamento sociale e presa in carico delle situazioni maggiormente vulnerabili non sono stati di fatto attivati ovvero sono gestiti attraverso interventi tampone realizzati da UNHCR e da altri pochi altri enti che chiaramente non possono supplire a carenze di tipo strutturale. Il centro, nel quale mancano in particolare personale adeguatamente formato e mediatori linguistici, si configura come una sorta di non-luogo, totalmente isolato dal territorio (la struttura è priva persino di mezzi di collegamento pubblici) dove le persone conducono la loro quotidianità in una condizione di apatia e rassegnazione. Il centro non ha alcun rapporto reale di interazione sociale e culturale con il territorio che lo circonda, sia per mancanza di un progetto in tal senso, ma anche per l’insanabile squilibrio tra il gigantismo del centro stesso e un territorio che già soffre una condizione di marginalità e scarso sviluppo. Dentro questo contesto di mancanza di gestione di sistemi complessi e di crescente e comprensibile mancanza di fiducia verso le istituzioni italiane è del tutto evidente che si possono sviluppare tensioni e conflitti anche gravi che divampano a seguito del rincorrersi di notizie vere o inventate, ovvero per il riaccendersi di rivalità e contrapposizioni tra gruppi nazionali che possono percepire l’eistenza di trattamenti differenziati anche in relazione.all’esame delle domande di asilo. Il centro di Mineo è oggi e rimarrà senza dubbio una polveriera che va chiusa quanto prima; l’idea stessa di potere gestire delle macro-strutture ove segregare di fatto migliaia di persone per mesi o forse per anni (tali sono le attuali previsioni per la conclusione dell’esame delle domande di asilo delle quasi 2000 persone presenti) costituisce infatti un progetto irrazionale che produce disagio, alimenta circuiti di violenza ed è fonte di spreco di denaro pubblico.
Fulvio Vassallo Paleologo