Comunicato stampa. L’associazione Borderline Sicilia esprime profonda preoccupazione per l’accordo siglato oggi a Malta tra Italia e Libia e per il telegramma del 26 gennaio scorso inviato dal prefetto Pinto alle questure italiane, con cui viene disposto il rintraccio di cittadini nigeriani irregolari al fine di trattenerli nei CIE e rimpatriarli. Non è quindi solo lo status di irregolarità a dettare il criterio di una simile operazione, ma il suo essere connesso ad una specifica nazionalità.
Questo elemento, oltre a porsi in contrasto con le norme che vietano ogni tipo di discriminazione, le espulsioni e i respingimenti collettivi sulla base della nazionalità, apre un pericoloso e gravissimo squarcio sul sistema di diritti e tutele che il nostro paese è tenuto a garantire con attenzione al singolo caso e alle storie personali. Tra i nigeriani presenti in Italia sono tantissimi i richiedenti asilo e le vittime di tratta, e nei confronti di queste ultime il Consiglio Europeo pochi giorni fa ha criticato l’Italia per non mettere in atto tutte le misure previste dalla Convenzione anti tratta ai fini dell’identificazione e della tutela di chi è vittima di sfruttamento. Inoltre lo stato di irregolarità per moltissime persone è uno stato che si subisce a causa di un sistema che la produce anziché combatterla.
Sono, infatti, sempre di più le persone espulse o respinte subito dopo l’arrivo, senza aver ricevuto alcuna informazione sull’accesso alla protezione e lasciate per strada, che entrano ed escono dai CIE a seconda dell’esigenza del Ministero di avere posti liberi, che arrivano minori ma vengono messi alle porte dei centri non appena compiono 18 anni. Persone che ingrossano le fila degli irregolari pronte per essere sfruttate e abusate.
L’unico modo per contrastare l’irregolarità è aprire canali di ingresso legali e rispettare i diritti di ogni persona.
Il telegramma del Dipartimento di pubblica sicurezza evoca rastrellamenti che non sono concepibili in uno stato di diritto, nella stessa misura in cui non è concepibile l’accordo siglato oggi a Malta tra Italia e Libia. Raccogliamo quotidianamente le drammatiche testimonianze di uomini donne e bambini che arrivano qui dopo essere sopravvissuti all’orrore e alla violenza dei campi in Libia, paese che in nessun modo può considerarsi un paese sicuro con cui stringere accordi per arrestare i flussi migratori. L’Europa che appena un anno fa si è macchiata dell’accordo con la Turchia e che costruisce muri, continua a sacrificare la vita di esseri umani in nome della protezione dei suoi confini. Tutto ciò è inaccettabile e va fermato prima che sia troppo tardi.