martedì 12 luglio 2016

Ragazzi fuori

Non è soltanto il titolo del celebre film di Risi ma la situazione che vivono oggi moltissimi ragazzi e ragazze che arrivano sulle nostre coste oppure che stanno da tantissimo tempo nei centri di accoglienza straordinaria (CAS).

La scorsa settimana abbiamo visitato 4 centri di accoglienza straordinaria (CAS) e incontrato gli ospiti di due centri per minori.

                                                 Foto di Alberto Biondo

Ci hanno contattato diversi ragazzi del centro di via Monfenera a Palermo (gestito dalla coop. Asante), del centro di Porticello (della nuova cooperativa sociale Azzurra) e dal centro per minori di Salemi (gestione Faro). Tutti gli ospiti si lamentano di non ricevere adeguate risposte, del tempo, troppo tempo, trascorso nei centri dormendo tutto il giorno. La percezione dei ragazzi come Hassan (nome di fantasia), è quella di essere lasciati come delle pecore al pascolo, senza pastore. Da sei mesi si trovano in Italia, senza tutore, con il rischio alle porte di perdere “il tempo perduto”, visto che molti compiranno a breve 18 anni… ragazzi fuori!

Perché chi diventa maggiorenne in un centro di prima accoglienza o in una struttura d’emergenza, che dopo mesi di inutile limbo, verrà trasferito, se richiedente asilo, in un centro di accoglienza straordinaria per adulti, dove iniziare una nuova trafila burocratica. Ma anche se si ha la fortuna di essere inseriti in una comunità alloggio per minori, si viene ingiustamente buttati fuori al compimento della maggiore età, anche se richiedenti asilo o se privi di una rete di contatti o un’alternativa lavorativa e alloggiativa, a causa dei ritardi nei trasferimenti delle risorse economiche ministeriali dalle prefetture agli enti gestori, passando per i comuni in dissesto finanziario. 

Questa situazione ovviamente spinge molti a scappare per continuare a sfidare la sorte, e offre clientela alle reti di trafficanti in giro per le nostre città, favoriti dalle condizioni di non accoglienza… anche qui ragazzi fuori!

Siamo stati nei Cas “Terraferma”, “Siciliabedda” e “Villa mokarta” di Salemi dove abbiamo festeggiato insieme agli ospiti la festa di fine Ramadan. Per un giorno, o per un attimo, queste persone hanno dimenticato le sofferenze dell’attesa infinita di un futuro incerto. Nei tre Cas sono presenti 250 migranti, quasi tutti trasferiti a Salemi nel 2014, tutti richiedenti asilo che hanno ricevuto un diniego dalla Commissione territoriale e presentato ricorso in Tribunale. Per molti sta arrivando il rigetto della domanda giudiziale… altri ragazzi fuori! 

Quale sistema può essere pensato in questo modo, un contenitore dove ammassare persone a cui togliere tutto (speranza, prospettive,) e non dare nulla (percorsi individualizzati di inclusione socio-lavorativa, futuro) e dopo due anni di niente (nonostante l’impegno di alcuni operatori) essere messo per strada in una società pronta ad etichettarti e spesso a sfruttarti? Ancora ragazzi fuori, che vivranno da invisibili. 

                                                 Foto di Alberto Biondo

Questa è la storia di molti ospiti del Cas di Piano Torre a Isnello. Destino comune per tanti. Come comune è la prassi di collocare minori, di 17 anni, in centri per adulti, in attesa del compimento della loro maggiore età, quando potranno a tutti gli effetti formalizzare la loro presenza all'interno del Cas. Prassi illegittime, camuffate da “emergenza” all'interno di un sistema fallimentare.

Ma le prassi illegittime o irregolari non si contano più. Nella provincia di Trapani si registra un’accelerazione dell’iter delle revoche dell’accoglienza, verosimilmente per recuperare posti disponibili, mentre dal resto della Sicilia orientale ci arriva la segnalazione di persone vulnerabili con problematiche per lo più psicologiche, che vengono rifiutate dagli Sprar ai quali il Servizio Centrale li ha assegnati, con la conseguenza estremamente grave di perdere la prima accoglienza nel CAS, e di finire a vivere per strada, dormire su di una panchina e chiedere l'elemosina. Dinamiche disumane di un sistema disumano. 

Sistema che attiva strutture di ricezione sempre più lontane dai centri abitati, come quella di Piano Torre, sulle Madonie, dove gli ospiti si muovono “liberi” tra gli spazi immensi del Cas, ma tutti dicono di soffrire terribilmente non potendo avere contatti al di fuori degli operatori. Il ministero provvede ad ammassare dentro i Cas decine di persone, deferendo all'ente gestore il da farsi, senza risorse finanziarie, dato che per esempio la prefettura di Trapani non ha il personale necessario a smaltire il lavoro di trasferimento dei fondi statali ed è in arretrato di 7 mesi con i pagamenti. 

La prefettura di Palermo ha chiuso e riaperto il centro Piano Torre affidando direttamente al proprietario la gestione (prima era alla cooperativa Scarabeo) senza calcolare i probabili buchi economici che la struttura ha alle spalle. Il centro, autorizzato per 47 posti, oggi ospita 75 persone (gli ultimi sono arrivati appartengono allo sbarco della scorsa settimana) consegnati all'ente gestore dalla prefettura di Palermo come pacchi postali in nome dell’emergenza. Ma nonostante la difficoltà e la lontananza da Palermo gli ospiti vanno via anche da Piano Torre, aumentando il numero dei ragazzi fuori. 

Infine abbiamo ricevuto delle segnalazioni di dimissioni dagli ospedali della provincia di Palermo di ragazzi con problemi gravissimi, consegnati all'accoglienza dei Cas nell'assoluta negligenza. Persone con cardiopatie, amputazioni, turbe psichiatriche, dimessi senza la garanzia di un'adeguata assistenza post degenza, che documenteremo agli organismi di tutela perché vengano effettuati i dovuti controlli. Ancora una volta ragazzi fuori.

Alberto Biondo 

Borderline Sicilia Onlus