Ad un anno dal naufragio di Lampedusa nel quale almeno 800 migranti hanno perso la vita, l’Europa non riesce ad assicurare la protezione legale delle persone più vulnerabili.
HOTSPOT, FABBRICHE DI INCERTEZZA E PAURA
La rotta marittima tra Libia e Italia è la più letale al mondo.
Il 18 aprile 2015 un naufragio al largo di Lampedusa ha causato la morte di circa 800 persone che cercavano di raggiungere l'Italia. L'Unione europea ha risposto alla tragedia convocando il primo di molti vertici sull’emergenza migranti e accelerando l'adozione dell'Agenda UE sulla migrazione. Nel pacchetto di misure che hanno lo scopo di aumentare la sicurezza dei confini dell'Europa e diminuire il numero di persone che vi arrivano, è contenuto quello che è oggi conosciuto come l’hotspot approach: un sistema definito dalla stessa Commissione Europea come una “soluzione operativa per situazioni di emergenza”, ufficialmente creato per accelerare l'elaborazione delle richieste di asilo e garantire un ritorno più rapido delle persone respinte.
In Italia ad oggi sono attivi gli Hotspot di Lampedusa, Pozzallo, Trapani e Taranto. Inoltre su tutto il territorio siciliano sono operativi dei team mobili formati da personale di Frontex e di Easo per implementare il cosiddetto approccio hotspot in tutti i luoghi di sbarco dei migranti. Tuttavia, le autorità italiane ed europee che hanno in carico la loro gestione devono ancora stabilire un quadro legale chiaro e delle procedure standard per il loro funzionamento. Questo determina una mancanza significativa di chiarezza rispetto a come questo sistema possa assicurare il rispetto della legge italiana, europea e internazionale.
Sin dalla loro attivazione in Sicilia è stata espressa preoccupazione sul modo in cui gli hotspots funzionano, in particolare sulle possibili violazioni del diritto dei migranti di richiedere protezione internazionale.
I migranti vengono infatti intervistati per determinare il loro status giuridico immediatamente dopo lo sbarco, in condizioni di alto stress fisico e psicologico, in un incontro di pochi minuti durante il quale raramente vengono informati sul loro diritto di chiedere asilo. Questo approccio, premendo per un’accelerazione delle decisioni e producendo alti numeri di respingimenti, ha come risultato che molte persone sono spinte fuori dal sistema nazionale di accoglienza e restano abbandonate a loro stesse, senza certezza su quali siano i loro diritti, in condizione di estrema vulnerabilità. Le persone respinte, lasciate senza documenti e in una situazione nella quale il loro status è irregolare, sono a rischio di cadere nella rete del traffico di persone e del lavoro nero, e la paura impedisce loro di chiedere aiuto.
UN INTERVENTO PER GARANTIRE ASSISTENZA AI RESPINTI DAI CENTRI HOTSPOT
I numeri degli esclusi sono già di alcune migliaia e tenderanno a salire ulteriormente con l’aumento dei flussi lungo la rotta del Mediterraneo centrale nella stagione calda: Oxfam Italia, Borderline Sicilia e Diaconia Valdese ritengono fondamentale e urgente poter agire subito per contenere i rischi e l’assenza di tutele generati dal sistema Hotspot creando un sistema integrato di supporto legale e sostegno materiale ai soggetti respinti dai centri.
Oxfam Italia è un attore globale specializzato nel rispondere alle emergenze globali e ha come primo obiettivo, sempre e ovunque, salvare vite. Lavora in Sicilia dal 2015 nel settore dell’accoglienza, forte dell’esperienza quasi ventennale di lavoro con i migranti in Toscana, che ha permesso di mettere a punto un modello di assistenza e integrazione basato su un approccio multisettoriale.
Borderline Sicilia fa parte delle poche organizzazioni sul territorio regionale che ad oggi riescono a dare una risposta dal punto di vista legale al fenomeno, attivando tramite una rete di propri avvocati numerose pratiche di ricorso verso i provvedimenti di respingimento emessi e denunciando allo stesso tempo un sovraccarico degli avvocati coinvolti e la carenza di servizi ai migranti sul territorio.
Diaconia Valdese ha un rapporto di collaborazione con Oxfam sui temi dell’accoglienza e dell’integrazione anche a livello nazionale e contribuisce in Sicilia ad offrire supporto materiale ai migranti, attraverso la messa a disposizione di centri di accoglienza e mediatori linguistico culturali.
Dal 9 maggio è attiva in Sicilia un’unità mobile costituita da un operatore socio-legale e un mediatore linguistico-culturale in grado di raggiungere rapidamente i luoghi in cui viene segnalata la presenza di migranti respinti e di fornire loro assistenza legale per presentare ricorso verso il decreto di respingimento e per avviare la procedura di richiesta di asilo, informarli sui loro diritti e orientarli verso strutture di accoglienza a disposizione del progetto e di altri enti.
Il team mobile fornisce anche un sostegno materiale ai soggetti respinti intercettati per garantire uno standard minimo di sicurezza, distribuendo loro alcuni beni di prima necessità come un mini kit igienico-sanitario per uomini, il Dignity Kit per le donne, abiti, calzature, indumenti intimi, cibo confezionato, acqua, schede telefoniche locali ed internazionali.
Ai soggetti più vulnerabili verranno inoltre offerti una degna accoglienza e servizi di orientamento e inclusione presso piccole strutture dedicate, dove potranno permanere per un periodo limitato di tempo durante il quale espletare le pratiche legali per permettere loro di essere accolti in strutture destinate ai richiedenti asilo. Verrà poi tenuto aggiornato e tradotto nelle lingue veicolari il blog Siciliamigranti, importante strumento di comunicazione realizzato da Borderline Sicilia per informare l’opinione pubblica a livello locale e nazionale rispetto a quanto sta avvenendo nel sistema Hotspots.
CHIEDIAMO ALL’ITALIA E ALL’EUROPA DI FARE DI PIÙ: la campagna di sensibilizzazione #openeurope
Oxfam Italia, Diaconia Valdese e Borderline Sicilia ritengono che l’Europa debba urgentemente riconsiderare il trattamento che offre alle persone che arrivano ai suoi confini e assicurarsi che ogni essere umano, a prescindere dal suo status, veda garantito il rispetto dei suoi diritti fondamentali e della sua dignità.
Per questo Oxfam, Borderline Sicilia e Diaconia Valdese vogliono fare pressione sulle istituzioni a livello regionale, nazionale e internazionale per lo sviluppo di un sistema di garanzie legali al momento inesistenti e per la definizione di un opportuno quadro giuridico che garantisca tutela dei diritti e definizione di chiare responsabilità. Chiedono inoltre al governo italiano e all’Unione Europea di garantire l’accesso regolare ai punti di sbarco e nei centri hotspot alle organizzazioni indipendenti di modo che possano offrire supporto ai migranti e monitorare il rispetto dei diritti umani, e di creare specifiche procedure di protezione dei soggetti più vulnerabili.
Per info e segnalazioni: openeurope@oxfam.it 0039 366 333 9076