Va tutto molto a rilento, ma
le persone sono tante. Ricevono coperte termiche e scendono dalla nave con
altre coperte arancioni, un pò più pesanti. Nessuno, veramente nessuno, ha
delle scarpe! Vengono distribuite solo a terra, ma soltanto ciabatte di
plastica per tutti.
Parliamo
con un ufficiale della polizia norvegese che ci fornisce alcuni dati del
soccorso avvenuto il 12 aprile a circa 25-27 miglia dalla costa
libica. La SIEM PILOT ha una capacità di 800 posti, ma se devono decidere se
lasciare o soccorrere qualcuno in mare naturalmente non esitano a imbarcarli. Inizialmente
sulla SIEM PILOT sono stati trasbordati 244 migranti, da una nave militare che
li ha salvati nel corso di un’altra operazione di soccorso. Successivamente la
nave norvegese ha prestato soccorso a 5 gommoni per poi giungere, in circa 24
ore, la sera del 13 aprile a Palermo. Durante la traversata la SIEM PILOT ha
infine intercettato un sesto gommone che però non ha soccorso, perché
nonostante diversi tentativi di attirare l’attenzione dei suoi passeggeri, il
gommone proseguiva il suo viaggio.
Un
migrante con una peritonite acuta è
stato portato subito sulla madre nave della missione Eunavfor MED, la CAVOUR,
dove è stato operato e poi portato in elicottero al poliambulatorio di
Lampedusa. L’ufficiale, come anche Antonio Candela, direttore generale
dell’Azienda Sanitaria Provinciale, ci riferiscono di condizioni di salute
complessivamente buone, in quanto non si sarebbero registrati casi particolari
tra i passeggeri. Non sarebbero stati notati gravi segni di torture o
maltrattamenti, come succede spesso nelle persone provenienti dalla Libia. I
migranti per fortuna erano soltanto da circa 24 ore in mare. Tuttavia al loro
arrivo al porto di Palermo, alcune persone vengono portate con la sedia a rotelle
alla zona destinata al triage. A bordo della SIEM PILOT, ci informa l’ufficiale
norvegese, fanno un primo triage, poi arriverebbero i poliziotti a parlare con
i migranti. Per casi sanitari urgenti si appoggiano alle infermiere a bordo.
“Sono cambiate le condizioni
da quando è in vigore il sistema hotspot?”. “È troppo presto per
rispondere, dobbiamo ancora aspettare. Ma in ogni caso, l’hotspot non
pregiudica il nostro lavoro”, ci risponde l’ufficiale norvegese. Sul perché dell’aumento degli arrivi, egli
evidenzia soltanto le condizioni meteo, in quando le chiamate dei migranti al
MRCC di Roma (Maritime
Rescue Coordination Centre) aumentano sempre con buone condizioni meteorologiche.
Judith Gleitze
Borderline
Sicilia/borderline-europe