mercoledì 16 marzo 2016

Minori a Pozzallo: da settimane all’interno dell’hotspot

L’ultimo sbarco al porto di Pozzallo risale al 24 febbraio di quest’anno, con l’arrivo di 313 migranti a bordo della nave Diciotti della Guardia Costiera. Tra questi si trovavano 33 minori non accompagnati che andavano a sommarsi a molti altri giunti nei giorni precedenti, in una settimana che ha visto il susseguirsi di numerosi arrivi.
Risale a più di dieci giorni fa il nostro incontro con alcuni dei migranti adulti “ospitati” all’interno dell’hotspot, mentre camminavano per il centro di Pozzallo, autorizzati ad allontanarsi della struttura la mattina ed il pomeriggio. 
 Parlando con loro, che reclamavano il fatto di trovarsi, chi da 9, chi addirittura da 14 giorni, all’interno della struttura, venivamo a conoscenza del fatto che all’interno del centro erano presenti anche numerosi minori e donne, in una situazione di promiscuità in cui condividevano lo stesso dormitorio con uomini e adulti. Ricordiamo che per legge i migranti dovrebbero rimanere massimo 72 ore all’interno dell’hotspot, ed in particolare soggetti vulnerabili e minori dovrebbero essere trasferiti in strutture idonee nel più breve tempo possibile.
Preoccupati per la notizia ricevuta, chiediamo informazioni relative alla presenza dei minori alle organizzazioni impegnate a vario titolo e con diversi mandati all’interno dell’hotspot. Unhcr, Terres des Hommes e Save The Children confermano la presenza di un numero elevato, che si aggira intorno al centinaio, di minori non accompagnati e dichiarano di aver inoltrato da tempo le opportune segnalazioni per un loro immediato trasferimento, che sarebbe dovuto avvenire a giorni. Nel frattempo abbiamo modo di parlare con alcuni operatori dei diversi centri di prima accoglienza della provincia, che ci confermano un’elevata presenza di ragazzi all’interno dell’hotspot e un generale clima di forte insofferenza, dovuto alla permanenza prolungata dei minori e soprattutto alla loro impossibilità di uscire non solo dai cancelli della struttura, ma nemmeno nel cortile recintato che la circonda! La cosa ci allarma ma purtroppo non ci sorprende, perché è una prassi che abbiamo potuto verificare diverse volte nell’ex CPSA di Pozzallo. Una gravissima e immotivata restrizione della libertà personale, a carico di soggetti minori per legge aventi diritto a maggior tutela, che riscontriamo da anni e continua a ripetersi in modo inaccettabile.
Solo per citare alcuni precedenti, risale al settembre 2014 la permanenza all’interno dell’ex Cpsa per quasi 15 giorni di una quarantina di minori di nazionalità egiziana e non solo, a cui non era permesso appunto nemmeno uscire nel cortile della struttura. In quel caso si trattava addirittura di ragazzi presenti sul territorio anche da mesi, che erano stati reinviati al Cpsa dopo aver passato settimane in una palestra cittadina allestita come centro di prima accoglienza “emergenziale”, per consentire ai minori di alloggiare in un luogo separato dagli adulti. Una volta riaperta la palestra alle sue usuali funzioni, i minori erano stati riportati all’interno dell’hangar e da qui non potevano far altro che stare a guardare chi passava da dietro le porte a vetri della struttura. L’uscita nel cortile, che allora come oggi è chiuso da un cancello e sorvegliato dalle forze dell’ordine, non era loro consentita per motivi di sicurezza. Sembra surreale e davvero inaccettabile la giustificazione data dalle istituzioni che spiegano questo atteggiamento con una presunta tutela dei minori quando si tratta di una palese violazione dei loro diritti e di non concedere nemmeno un’”ora d’aria” a dei soggetti che non hanno commesso nessun reato ma hanno avuto la “sfortuna”di essere nati e capitati ora nel posto sbagliato.  Episodi del genere ci sono stati raccontati anche durante tutto il 2015 da diversi minori che abbiamo conosciuto nelle strutture di accoglienza sparse sul territorio siciliano. Quando parlano dell’arrivo a Pozzallo in molti dicono: “la cosa più brutta è stato il non poter nemmeno uscire in cortile. Noi “bambini”dovevamo stare sempre dentro il centro, anche quando eravamo in tanti e non c’era spazio per muoversi. Ci lasciavano giocare a pallone ma sempre dentro il centro, mancava davvero l’aria”. O ancora: “Quando sono arrivato a Pozzallo mi hanno detto che sarei stato subito trasferito. Intanto non potevo nemmeno mettere un piede fuori dalla porta, e quando sei chiuso il tempo passa ancora di meno. Ho pensato che anche in Italia è meglio non fidarsi di nessuno”.
Potremmo elencare ancora decine di casi simili, per cui le istituzioni hanno sempre trovato la giustificazione dell’”emergenzialità” del caso, così come per l’impossibilità di effettuare i trasferimenti nei tempi opportuni per la mancanza di posti disponibili sul territorio. Un dato quest’ultimo difficilmente verificabile, perché stiamo parlando di tutto il territorio italiano, ma che sicuramente non giustifica una violazione dei diritti di soggetti vulnerabili quali sono i minori che sta continuando da anni! E che porta a delle condizioni di convivenza forzata al limite del sopportabile e potenzialmente esplosive. Quante soluzioni alternative si sarebbero potute trovare nel frattempo?
Intanto i giorni passano e torniamo a chiedere della situazione dei ragazzi all’interno dell’hotspot, sperando che la promessa del trasferimento sia stata mantenuta. Il team di Terres des Hommes, che sappiamo essere operativo anche all’interno dell’hotspot, ci dichiara di non essere autorizzato a rilasciarci informazioni; Save the Children ci dice che ancora circa una sessantina di minori sono nel centro e di aver continuato a sollecitare il loro trasferimento che avverrà probabilmente entro pochi giorni così come ci comunica anche l’Unhcr, che ci informa anche della probabilità che i minori siano in questi giorni lasciati uscire in cortile a piccoli gruppi. Nulla di nuovo quindi, se non il perpetrarsi di violazioni e restrizione della libertà.
Da una parte trattenuti, d’altra respinti: in provincia di Agrigento e a Messina sono invece molti i ragazzi visibilmente minorenni che vengono continuamente registrati come adulti e ritroviamo addirittura respinti. Fenomeno che guarda caso è in aumento da quando la maggior parte dei centri d’accoglienza che dovrebbe ospitarli è al completo. La salvaguardia del benessere ed il rispetto delle leggi non sembra essere quindi una priorità in Italia, nemmeno per chi è vulnerabile. Molti ragazzi e giovani uomini che hanno rischiato la vita per arrivarci non si ricorderanno certo delle foto che in molti hanno loro scattato, per fare mostra della propria capacità di accoglienza o accattivarsi l’opinione pubblica per una raccolta fondi, ma non dimenticheranno facilmente i lunghi periodi di attesa passati credendo di impazzire ancora una volta, senza poter sentire il vento soffiare sulla propria pelle e credersi finalmente liberi.
Ah, dimenticavamo: i minori reclusi a Pozzallo da settimane sono stati trasferiti oggi. A noi non sembra un caso che il ripristino della legalità avvenga in coincidenza dell’arrivo nella Sicilia orientale di quasi 900 persone da far transitare dall’hotspot di Pozzallo! Esigenza di posti disponibili o tutela del superiore interesse del minore?

Lucia Borghi
Borderline Sicilia Onlus