giovedì 31 marzo 2016

L'arte dell'improvvisazione: la Pasquetta e gli ultimi sbarchi a Palermo


"I migranti che non sono bravi e non seguono le nostre tradizioni hanno approfittato della giornata di festa per protestare, una protesta insensata visto che noi continuiamo a fare di tutto per loro, anche a rimetterci i soldi dei nostri figli e anziani". Questo è il pensiero di una delle tante persone incontrate per strada martedì mattina a Palermo per discutere dei fatti avvenuti lo scorso lunedì nel centro di prima accoglienza di via Monfenera.
L'idea ricorrente fra gli abitanti del quartiere del Villaggio Santa Rosalia di Palermo è chiara e si contrappone con quella di chi, facendo un pò di analisi, si rende conto che tutto si riduce ad un'emergenza finalizzata al business e non alla persona: "è tutto un magna magna…a chi vanno tutti sti piccioli”. Questo è quello che grida un anziano palermitano mentre discutiamo con i più giovani presenti all’incontro, che non riesce a comprendere come il giro di denaro al quale si riferisce non va di certo nelle tasche dei migranti 

L'associazione Asante, che ha intrapreso questa strada dal dicembre dello scorso anno, ha già accolto più di 120 minori a partire dallo sbarco del 28 dicembre 2015. Da subito l’accoglienza ha presentato diverse criticità visto che la struttura, un ex albergo, è stata aperta di fretta e furia per rispondere all'ennesima emergenza minori creata dagli sbarchi al porto di Palermo. Come figlia della non programmazione, i risultati che sono seguiti sono stati poco incoraggianti perché il comune, trovandosi impreparato, ha utilizzato il mega centro per minori come contenitore, non avendo avuto la lungimiranza né il buon senso di predisporre progetti differenziati che rendessero adeguata l’accoglienza a soggetti particolarmente vulnerabili. Le colpe del comune appaiono chiare e la mancanza di fondi ha fatto il resto. Così la patata bollente è passata all'associazione Asante che, ovviamente, si è trovata impreparata agli eventi e non è riuscita a colmare i vuoti sistemici creati dalle istituzioni.

E a Pasquetta è successo il prevedibile: il sistema d’emergenza si è ingolfato e i minori sbarcati poche settimane fa sono stati stipati insieme agli ospiti già presenti al centro.
I minori lamentano l'impossibilità di vivere in 250 persone in un unico centro, dove sono presenti solo due operatori notturni. I problemi nel centro di via Monfenera sono quelli comuni a tutti i centri per minori: i tempi di permanenza si protraggono per molto più tempo di quelli stabiliti per legge e cioè 60 giorni prorogabili a 90. Così più i minori stanno dentro le strutture di prima accoglienza in attesa del loro trasferimento in strutture dedicate, più si avvicina la maggiore età senza che vengano attivati percorsi di inserimento sociale e protezione. Così i minori troppo spesso si ritrovano a dover ricominciare il loro percorso di richiesta di protezione, ma stavolta senza le tutele previste per i minorenni, suggerendo come soluzione migliore la fuga. Il risultato? Circa 6 mila minori irreperibili sul territorio nazionale.

Per ragioni diverse in via Monfenera, i minori trasferiti da dicembre (data di apertura del centro) sono pochissimi, ma di certo questa politica non ha fatto altro che incentivare nei minore la spinta ad allontanarsi e a sfuggire dalle maglie di protezione istituzionale. Sta di fatto che ai minori collocati a dicembre si sono aggiunti quelli arrivati a marzo, portatori di esigenze molto diverse fra loro, e non ci voleva tanto per capire che tutto questo avrebbe esasperato gli animi dei primi arrivati, generando azioni di protesta.
Sta di certo che la mala gestione e l’assenza di una seria programmazione facilitino il lavoro dei trafficanti che agiscono sul territorio italiano, che si trovano la strada spianata traggono giovamento dell'improvvisazione della nostra politica migratoria, intenta a difendere soltanto  i nostri confini.

Come si può pensare ad una pacifica convivenza di 250 minori che vittime di tortura, che hanno subito violenza, che hanno compiuto un viaggio a braccetto con la morte? Il tappo prima o poi salta, nonostante la buona volontà degli operatori del centro, per via della situazione incontenibile. Inoltre gli ospiti ci hanno raccontato che non vengono distribuiti kit di prima accoglienza, abbigliamento adeguato, che mancano i mediatori linguistici e culturali, ma anche  un numero di personale adeguato e ovviamente mancano risposte alle domande circa i documenti che non vengono rilasciati.
A Pasquetta, a sedare gli animi ci ha pensato la polizia, intervenuta in assetto antisommossa a sgomberare la strada che i migranti avevano bloccato e per cercare di mantenere l'ordine pubblico di fronte alle reazioni di alcuni abitanti del quartiere alle proteste dei minori.

Si perché le condizioni di disagio vissute ed espresse dagli ospiti del centro vengono viste da qualche autoctono come violenza al territorio e alle tradizioni. Ciò fa comprendere come il lavoro di interazione che si deve fare con il quartiere è importante tanto quanto una degna accoglienza per i migranti, se si vogliono scongiurare potenziali bombe sociali. La politica troppo spesso genera guerre fra poveri e se non si mettono in campo progetti seri le proteste da ambedue le parti continueranno.

Nei giorni seguenti la situazione è stata più calma ma le critiche al sistema sono arrivate sia dai migranti che chiedono a gran voce rispetto, dignità attenzione e documenti, ma anche da chi lavora in queste strutture o per queste strutture, come ad esempio i sindacati della polizia che hanno alzato la voce chiedendo condizioni per una degna accoglienza e non contenitori di massa, o alcuni operatori che hanno ammesso chiaramente come l'improvvisazione sia totale. "Abbiamo difficoltà dovute all'emergenza, abbiamo delle problematiche con i kit e la professionalità di alcuni di noi non è massima perché si trovano alla prima esperienza il che spesso è controproducente; in questi centri con queste altissime tensioni ci vogliono mediatori con esperienza e che non perdano la testa più facilmente di chi ha numerosi problemi; i migranti dovrebbero essere attenzionati 24h su 24 con psicologi, legali, e non dare soltanto da mangiare e un letto, e le autorità competenti, che vanno dal comune ai tribunali dei minori agli assistenti sociali, adoperarsi in tutti i modi e velocemente per i trasferimenti che invece avvengono a singhiozzo!”.

Alle proteste sono seguiti pochissimi trasferimenti e il clima che si respira all’interno del centro é caldissimo. Il comune non ha proceduto con alcun sopralluogo e secondo alcuni operatori si prevedono nuove e più accanite proteste da parte degli ospiti esasperati dalle interminabili attese.

Intanto oggi al porto di Palermo sono arrivati nel tardo pomeriggio 364 migranti tra cui due donne incinta e 50 minori non accompagnati, tutti provenienti principalmente da Mali, Senegal e Gambia. Anche questa volta si è presentato il problema della prima accoglienza dei minori vista la mancanza atavica di posti. Solo grazie all'intervento tappabuchi della Caritas si è trovata una soluzione per quasi tutti (35). Mentre per tutti è stata riservata l’ormai consueta prassi di identificazione presso la questura del capoluogo fino a tarda notte fuori dai locali, all’addiaccio (mentre scriviamo i ragazzi si trovano ancora presso l’Ufficio Immigrazione).

Gli adulti sono stati trasferiti sempre in serata con dei pullman a Trapani (presso l’hotspot) e al Cara di Mineo. Già al porto la squadra mobile ha fermato due presunti scafisti subsahariani e diversi testimoni, soprattutto maghrebini che verranno ascoltati questa notte in questura.

Intanto i minori continuano a non avere speranze e risposte e così scappano, e non ci resta che sperare che non cadano in mani sbagliate.

Alberto Biondo
Borderline Sicilia Onlus