sabato 9 gennaio 2016

Hotspot, ovvero come cancellare il diritto d'asilo

di Alioscia Castronovo - Dinamopress - Violazione dei diritti umani, svuotamento de facto del diritto d'asilo e respingimenti illeggittimi: la denuncia del dispositivo degli hotspot in una intervista a Paola Ottaviano, avvocato dell'associazione Borderline Sicilia.
E' di pochi giorni fa la notizia relativa alla decisione di Medici Senza Frontiere di lasciare il centro di accoglienza di Pozzallo, a causa delle degradanti condizioni e dell'assenza di garanzie minime di rispetto dei diritti fondamentali. Proprio il centro che a breve diventerà uno degli snodi del sistema degli hotspot...

Il CPSA di Pozzallo, che funziona ufficialmente come centro di prima accoglienza, di fatto si è trasformato negli anni in un vero e proprio centro di detenzione, in cui sono stati trattenuti per settimane e mesi i migranti, senza alcun provvedimento di convalida dell' autorità giudiziaria. MSF è intervenuta a livello sanitario nel centro da diversi anni, un intervento molto importante perchè ha garantito una presenza indipendente in un centro che è chiuso, inaccessibile, il cui ingresso è negato a tutti tranne alle associazioni legate alla sua gestione ed a quelle che hanno una convenzione con il ministero dell‘interno (Acnur, Oim, Save the children, Croce Rossa).

MSF garantiva l'individuazione dei casi vulnerabili, la denuncia delle violazioni dei diritti umani. Nell'ultimo rapporto oltre a mettere in evidenza che il centro non rispetta minimamente gli standard dell'accoglienza, Msf ha anche denunciato i respingimenti differiti attuati in questi mesi. Anche altre associazioni, tra cui noi di Borderline, da settembre denunciamo apertamente queste prassi illegittime, adottate dalle questure di Ragusa, Palermo, Trapani, Siracusa, Catania e soprattutto Agrigento, con l'attivazione del centro di Contrada Imbriacola come Hotspot. Quello di Lampedusa è a tutti gli effetti il primo hotspot ufficiale in Italia. Pozzallo, che lo diventerà a breve, ha già di fatto adottato le prassi "da hotspot" e da pochi giorni è stato attivato anche quello di Trapani.

Cosa cambia rispetto al diritto d'asilo e ai respingimenti con il dispositivo hotspot?
Innazitutto mi sembra molto importante sottolineare il fatto che la differenzazione tra migrante economico e profugo effettuata al momento dell’arrivo dalle forze di polizia, che è alla base del dispositivo hotspot, è il fulcro di disposizioni politiche europee maturate all'interno degli accordi sulle quote per le ricollocazionia. Le quote, propagandate trionfalmente come un grande passo avanti per il diritto d'asilo (ma vediamo come queste non siano nemmeno poi state realizzate) sono la contropartita per l'Italia e la Grecia, in cambio dell'adozione degli hotspot. Si tratta di decisioni politiche europee che sono state pienamente recepite all'interno della road map italiana, che è un documento politico, non giuridico, nè una legge o un provvedimento che interviene a modifica delle norme sulla protezione internazionale.

Da quando è stata scritta la cosiddetta road map si è deciso di utilizzare il dispositivo hotspot, ovvero la differenziazione, al momento dell'arrivo, tra migranti economici e aventi diritto d'asilo. Distinzione che viene fatta in maniera assolutamente arbitraria dalle forze di polizia: occorre specificare che il diritto d'asilo, che è un diritto soggettivo, riguarda la persona e ogni posizione personale va vagliata individualmente. La stessa legge vieta, e ci sono state condanne della Corte europea dei diritti dell uomo, di effettuare dei respingimenti collettivi, per esempio legati alla nazionalità. E se leggiamo la road map capiamo immediatamente che è questa la direzione verso cui si intende andare: si fa una lista di paesi con cui si intende fare accordi di riammissione, paesi verso cui i migranti verranno respinti.

Tra questi paesi anche Nigeria e Gambia: come legali seguiamo molti migranti nigeriani e quasi l'80 per cento dei ricorsi vengono accolti, viene dunque riconosciuto il diritto d'asilo: nonostante ciò, il Governo inserisce la Nigeria tra quei paesi da cui partono solo migranti economici, e quindi solamente per la nazionalità, indipendentemente dal caso specifico, ai nigeriani non verrebbe più riconosciuto il diritto d‘asilo. Inoltre Gambia e Nigeria sono menzionati nella Road Map come paesi con cui l’Italia vorrebbe attuare accordi di cooperazione poliziesca: il che significherebbe che i migranti si troverebbero ad essere controllati all'arrivo da poliziotti del paese di origine da cui scappano. Ci sono centinaia di pagine di rapporti internazionali sulle situazioni politiche in Gambia e in Nigeria. Ricordo il caso delle 66 donne nigeriane sbarcate a lampedusa, poi inviate a ponte galeria, ed espulse nonostante il giudice avesse sospeso il provvedimento.

Quali sono le conseguenze materiali che tali procedure implicano per i migranti?
Siamo davanti a provvedimenti che non solo sono del tutto illegittimi da un punto di vista giuridico, ma che sono anche devastanti per la vita delle persone, che arrivano dopo aver affrontato un viaggio nelle condizioni che conosciamo, dopo aver attraversato il deserto, dopo il passaggio in Libia, un paese nel caos in cui continuano le terrificanti violenze che ci vengono raccontate dai migranti stessi (ascoltiamo racconti agghiaccianti di violenze di ogni tipo, torture, sia nelle carceri sia nei compound in cui vengono raccolti prima di partire).

Queste persone, che arrivano dopo un viaggio del genere, si trovano davanti poliziotti italiani, a cui da adesso in poi si aggiungono anche funzionari di Frontex, che gli somministrano il cosiddetto "Foglio notizie", un questionario a risposte multiple in cui gli agenti di polizia segnano i motivi del viaggio. Tra l'altro in molte questure non viene nemmeno menzionato, tra i motivi del viaggio, la fuga alla ricerca di un posto in cui chiedere asilo politico. E' evidente la discrezionalità estrema che consente di agire in maniera differenziata: in molti casi, da noi documentati, ai migranti viene presentato questo foglio prima ancora di essere informati sul diritto di chiedere asilo. Come fanno ad esercitare tale diritto se non gli viene nemmeno data la possibilità di farlo?

Ad alcuni non viene mai chiesto nemmeno il motivo del loro viaggio, alcuni raccontano di non aver mai visto tale foglio, vi sono casi in cui i poliziotti barrano le caselle ancora prima che i migranti rispondano, o casi in cui viene annotata la volontà del migrante di non firmare, quando invece loro stessi affermano di non aver mai ricevuto il questionario. Altri hanno denunciato di aver ricevuto già sul traghetto che da Lampedusa li portava a Porto Empedocle i provvedimenti di respingimento.

Di fatto accade che migranti appena arrivati dal viaggio, senza neanche capire cosa gli sta succedendo, si trovano con questo foglio in mezzo a una strada. Per criteri non legati alla loro storia personale, ma piuttosto legati alla nazionalità o a dei casi fortuiti (a volte dipende anche dai posti disponibili nelle strutture di accoglienza, in base ai posti ancora liberi si definisce un numero oltre il quale tutti gli altri vengono respinti). Così in molti vengono lasciati per strada, senza un soldo in tasca, con l'ordine di tornare al proprio paese di origine attraverso la frontiera di Roma Fiumicino.

Quello che stanno facendo le questure è creare una massa di irregolari, senza diritti, preda di trafficanti e sfruttatori di ogni tipo, senza un posto in cui dormire nè vitto nè alcuna informazione su come agire e cosa gli sta accadendo, nè alcuna assistenza. Chi ha la fortuna di incontrare associazioni, militanti, solidali e antirazzisti che li assistono può fare ricorso e far valere i propri diritti, gli altri sono pronti ad essere impiegati irregolarmente e sfruttati a basso costo.

Inoltre abbiamo registrato anche casi di respingimenti di minori non accompagnati, di donne in gravidanza, di soggetti particolarmente vulnerabili. Accadono cose paradossali: alcune settimane fa un ragazzo nel CPSA di Pozzallo, dopo aver ricevuto il respingimento non sapeva dove andare ed è rimasto davanti al centro: dopo alcuni giorni i poliziotti stessi lo hanno fatto rientrare strappando il foglio del respingimento. La maggior parte dei migranti che arrivano in questi mesi e che vengono respinti, provengono da Mali, Senegal, Pakistan, Guinea, Gambia, Nigeria.

Per quanto riguarda quel che accade in queste ultime settimane in sicilia, come associazione state monitorando diverse province: qual è la situazione e come intervenite?
In ogni provincia siciliana si sono create reti di assistenza ed interventi, composte da avvocati, attivisti antirazzisti, associazioni. Per esempio a Catania dove c'è stato un caso di respingimento collettivo che ha riguardato 32 migranti, ci siamo mossi con centro Astalli, rete antirazzista catanese, Arci, Asgi etc... Ci siamo mossi anche per trovare, con difficoltà, posto per quindici di queste persone respinte, ospitati tra le moschee e la caritas, mentre alcuni dormivano, anche per mesi, per strada e altri ancora sono partiti. Abbiamo chiesto incontri alla prefettura e alla questura in cui abbiamo sollevato la scorrettezza di tale prassi, per le quali hanno ammesso di eseguire ordini e direttive molto chiare che arrivano dalla UE e dal governo.

Anche a Palermo siamo intervenuti per sostenere diversi gruppi di respinti: a Palermo e Catania infatti arrivano anche quelli che vengono respinti a Lampedusa, a Pozzallo o in altre province.

Emblematico del caos che questi dispositivi provocano è quel che è avvenuto ieri a Trapani: hanno respinto 198 persone proprio due giorni dopo che il CIE ha iniziato a funzionare come hotspot. Insieme ad altri abbiamo denunciato questo fatto, e subito dopo,la prefettura ha disposto l’apertura di una palestra gestita dalla croce rossa. Ma date le pessime condizioni della palestra, i migranti son stati fatti rientrare nell'hotspot dove verrà avviata la procedura per la richiesta d'asilo: ma non c'è nessuna notizia sull' annullamento del respingimento al momento. Vediamo quindi chiaramente la schizofrenia del sistema: vi è anche un dispendio enorme di soldi, visto che molti dei provvedimenti emanati vengono poi impugnati. E quindi questi respingimenti servono solo per le statistiche, per dire all'Europa che ne abbiamo respinti tanti. I questori stessi si rendono conto che queste prassi creano problemi di ordine pubblico, siamo di fronte a delle prassi che davvero non hanno senso.

Quali rivendicazioni portate avanti come attivisti e movimenti antirazzisti?
Assieme ad altre associzioni abbiamo fatto un documento in cui chiediamo lo stop immediato dei provvedimenti di respingimento differito e la chiusura degli hotspot. Ci opponiamo alla detenzione per i migranti che rifiutano di farsi identificare, come è il caso degli eritrei che ormai da mesi sono fermi a Lampedusa, che avevano protestato al centro rifiutando l'identificazione. Autorizzare le identificazioni con la forza è un fatto molto grave. Inoltre il sistema delle quote non sta funzionando, perchè non è possibile costringere le persone a essere collocate in paesi in cui non vogliono andare: è lo stesso che avviene con il sistema di dublino, che costringe i migranti in dei paesi indipendentemente dalla loro volontà.

Quello che noi rivendichiamo è un vero diritto d'asilo: in questi ultimi anni con molta fatica si sono fatti anche dei progressi. In un paese come l’italia, in cui questo diritto è sempre molto difficile da tutelare, ci sono voluti anni di lotte, mobilitazioni, di azioni di lobbing, di procedimenti, di ricorsi, di recepimenti di direttive europee. Con queste prassi torniamo indietro di molti anni, calpestando il diritto d‘asilo.

Non dobbiamo permetterlo. Nessun accordo politico può scavalcare direttive europee e nazionali sulla portezione internazionale, mentre i diritti umani vengono sempre di più palesemente violati. Possiamo dire che il dispositivo hotspot attacca pesantemente il diritto d'asilo, e oggi non possiamo permettere che si torni così indietro.

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