- Nuovi arrivi e nuovi morti. In Sicilia si preparano gli hotspot tra accoglienza e detenzioneCosa troviamo e Cosa non vorremo piu’ vedere: la situazione dell’accoglienza e dei minori sul territorio siciliano
- Borderline Sicilia con LasciateCIEntrare in visita al cara di Mineo e ai cie di Trapani e Caltanissetta
- Lampedusa e Mineo: tante parole e poca verita’
- News ed eventi: la marcia degli scalzi a Palermo, l’anniversario del 3 ottobre a Catania
NUOVI ARRIVI E NUOVI MORTI.IN SICILIA SI PREPARANO GLI HOTSPOT TRA ACCOGLIENZA E DETENZIONE
Migranti
ridotti a numeri, anche se in quest’ultimo mese le cifre che animano il
dibattito sono quelle delle quote di ricollocamento e ripartizione tra i Paesi
europei. Intanto sono ancora migliaia le persone che arrivano quando riescono a
sopravvivere al mare, costrette a vedere il proprio passato e il proprio
destino confinati in una cifra. Negli imponenti sbarchi di inizio mese, giungono
al porto di Pozzallo numerosi minori. I profughi raccontano di traversate
lunghe anche una ventina di giorni, mentre circolano notizie di un naufragio al
largo della Libia con ben 23 dispersi ed un altro morto, e le navi di Msf
soccorrono circa 1600 persone in un solo fine settimana
Nei primi
giorni di settembre anche a Messina si registra lo sbarco più imponente da
inizio anno. Qualche settimana dopo, in soli due giorni arrivano in Sicilia
quasi duemila persone. Ancora una volta la primissima accoglienza riservata ai
migranti giunti a Catania e portati al Palaspedini, sommata alla solita invocazione dello stato d’emergenza
nell’incapacità di gestire gli arrivi numerosi, denotano una persistente
mancanza di volontà nel progettare un accoglienza degna di questo nome
A Catania le
autorità territoriali stipulano col ministero della Salute un accordo sulla profilassi
sanitaria da seguire in banchina che fa aprtire un progetto pilota, che
consentirebbe l’intervento immediato dopo lo sbarco di medici ed infermieri per
valutazioni generali e somministrazione di questionari finalizzati alla
prevenzione delle malattie infettive e alla definizione di un profilo clinico
sul quale modellare in modo adeguato i primi soccorsi. Nel frattempo, per le
centinaia di migranti sbarcati al nord della Sicilia la situazione non è certo buona.
Giungono nella totale indifferenza delle istituzioni e di molti “addetti ai
lavori” che si precoccupano di vincere appalti e poter lucrare sulla presunta
assistenza da fornire ai nuovi arrivati, mentre sono sempre più disumane le
storie raccolte dai giovani minori che si incontrano in fuga per la città: incomunicabilità,
abbandono, mancanza di una qualsiasi mediazione: è anche per questo che
scappano dai centri gestiti senza nessuna competenza e nessun interesse per i
loro diritti e il loro futuro
Intanto in
Sicilia si attende l’apertura dei famigerati hotspot. Sull’isola saranno
in tutto cinque che vedranno in azione
personale italiano ed europeo di Easo, Eurojust, Interpol ed Europol coordinate
dalle squadre di Frontex. L’inizio delle attività di identificazione,
smistamento, ricollocamento e detenzione è previsto per ottobre, con ipotesi di
arresto per chi rifiuta la registrazione. La progettazione di questa tipologia
di centri viene denunciata anche dall’Arci e dal Cir che vedono l’Europa
allontanarsi dalla questione fondamentale per i diritti dei migranti, e cioè l’apertura
di canali umanitari
La
pericolosità dei nuovi hotspots è evidente anche alla luce dei recenti casi di
trattenimento e detenzione illegittima nei Centri di Primo Soccorso e Accoglienza
di Lampedusa e Pozzallo, testimoniati da video e racconti dei migranti, per i
quali l’Italia è stata condannata dalla Cedu. La tenacia e la rinnovata
solidarietà di azione da parte della società civile ed antirazzista vede nei
nuovi centri uno slittamento dall’accoglienza alla detenzione, e invoca il
blocco dei rimpatri verso paesi non sicuri e l’estensione al diritto di
protezione internazionale ad ogni migrante, sulla base della propria storia
individuale
Un’appello
sempre più urgente che richiama anche ad una pronta vigilanza sui diritti dei
migranti. A fine mese il vice capo del Dipartimento delle Libertà Civili e
Immigrazione, Angelo Malandrino, conferma che il centro di Lampedusa sta operando
in via sperimentale come hotspot, nell’attesa che Bruxelles definisca con
precisione quanti saranno i migranti da trasferire in altri paesi. Sembrano già
circa 250 i migranti identificati, perlopiù eritrei, trasferiti nel giro di 24
ore senza aver opposto alcuna resistenza
COSA TROVIAMO E COSA NON VORREMMO PIU’ VEDERE. LA SITUAZIONE DEI CENTRI E DEI MINORI SUL TERRITORIO SICILIANO
La società
civile e le associazioni antirazziste sono sempre più tenute lontano dalla
realtà che si vive all’interno dei centri della cosiddetta accoglienza. Così nell’agrigentino,
Borderline Sicilia cerca di conoscere attraverso le testimonianze dei migranti
che incontra sul territorio. A villa Sikania, situata a Siculiana, struttura
gestita dall’associazione culturale Cometa, legata alla nota associazione
Acuarinto, si registrano casi di sovraffollamento che sembrano sono tutt’altro
che rari e l’unico servizio realmente fnzionante sembra essere la comunicazione
svolta con l’ausilio di mediatori. All’interno della struttura da quasi un mese
sono presenti anche una ventina di minori, trasferiti - dal Cas di Naro chiuso
tempo addietro - senza in un luogo di primo con tutele diminuite
Sempre
nell’agrigentino, la mancanza di tutori si accompagna alle grosse difficoltà
incontrate da chi ha accettato di ricoprire questo delicato ufficio. I tutori
lamentano di essere abbandonati dalle istituzioni di riferimento e di non
trovare spesso la collaborazione degli operatori dei centri. Intanto nei centri
di accoglienza, i ritardi nella distribuzione dei fondi pubblici si traducono in
tagli alle attività di mediazione e assisitenza psicologica o legale, che
costringono a lavorare senza una progettualità degna di tale nome anche i responsabili
delle strutture più impegnati nel promuovere attività di integrazione e caparbi
nella lotta contro i cavilli amministrativi, come succede a Mazara del Vallo.
Si è dunque ancora lontani dal determinare un futuro libero da sfruttamento e una
reale inclusione sociale delle centiania di ragazzi che continuano ad arrivare,
con un’età media sempre più bassa e collocate in luoghi inadeguati. Tutto ciò
crea ulteriori ostacoli nella gestione delle attività e nella qualità
dell’assistenza ai minori, come succede anche nelle piccole comunità di S.
Giovanni La Punta e S. Agata Li Battiati nel catanese
Preoccupante è
la sorte dei minori anche a Messina, dove la cittadinanza attiva non manca di
avanzare proposte e monitorare con attenzione le situazioni che interessano i
migranti. Dal circolo Peppino Impastato arriva una pronta denuncia
dell’episodio che ha visto minori ospiti del centro di accoglienza cittadino
presenti alla cerimonia di saluto di alcuni parà in partenza per l’Afghanistan
giudicato un gesto indegno per una amministrazione responsabile della tutela e
dell’integrazione sociale di ragazzi fuggiti da paesi dilaniati da guerre e
povertà, che spudoratamente li invita ad inneggiare chi parte per combattere.
La V circoscrizione di Messina spinge per chè il comune permetta ai migranti di
impiegare del tempo in attività di volontariato ma soprattutto perchè attivi
urgentemente delle soluzioni alternative ai centri di accoglienza presenti sul
territorio
Sul piano
legislativo intanto, anche il nuovo decreto del governo in vigore dal 30
settembre, non sembra promettere grandi miglioramenti. Il Cir manifesta
preoccupazione per una riforma che fà
presagire un aumento dei casi di detenzione amministrativa ma non sembra
intaccare la malagestione dei centri di accoglienza, anche se ne è previsto un
monitoraggio più severo, e il malfunzionamento della procedura a livello
burocratico e amministrativo. La possibilità data ai migranti di poter svolgere
attività lavorativa dopo soli due mesi, non va di pari passo con un
perfezionamento delle attività delle Commissioni territoriali e con la
pianificazione di attività concrete e quotidiane di integrazione. Con il
rischio che i migranti rimangano ancora ad attendere per mesi e anni un
documento tra l’indifferenza dei più, spesso autoisolandosi per non dover tutti
i giorni ricostruire ponti troppo fragili per resistere, come succede in alcuni
Cas alla periferia di piccole città
BORDERLINE SICILIA CON LA DELEGAZIONE DI LASCIATECIENTRARE IN VISITA AL CARA DI MINEO E AI CIE DI TRAPANI E CALTANISSETTA
Borderline
Sicilia visita il cara di Mineo con una delegazione di LasciateCIEntrare. Anche
questa volta vengono vietati foto o video e la visita viene guidata e limitata
solo agli spazi comuni. La possibilità di dialogare con i migranti rimane
quindi fuori dal centro e ancora una volta siamo testimoni dell’ipocrisia di
chi ha molto da nascondere
Dopo l’accesso
negato alla delegazione di LasciateCIEntrare al Cie trapanese di Milo,
Borderline Sicilia fà il suo ingresso nel centro con un senatore ed un
europarlamentare. La struttura, di prossima conversione in hotspot presnta
condizioni igienico sanitarie al limite della dignità umana. All’interno del
Cie sono presnti 116 cittadini marocchini, destinatari di un provvedimento di
respingimento differito, che non hanno ricevuto alcuna tutela ed informazione
sul loro status giuridico
Borderline
Sicilia con la rete di LasciateCIEntrare visita Cie, Cara e CDA di
Caltanissetta, ricevendo per l’ennesima volta restrizioni nella concessione dei
permessi di entrata senza una spiegazione scritta, e accusando una forte
limitazione della possibilità di interagire con i migranti. Vengono rilevati
condizioni igienico sanitarie indecenti e mancanza di assistenza e tutela:
pochissimi i mediatori presenti, di dubbia competenza gli assistenti legali,
incapaci di impedire l’arrivo in tale centro di minori non accompagnati e di
dare un’adeguata assistenza alle decine di migranti rimpatriati da qui ogni
settimana. Un luogo di prigionia dove centinaia di profughi vengono detenuti
senza saperne spesso il motivo, senza poter esercitare il diritto di difesa,
senza voce
LAMPEDUSA E MINEO: TANTE PAROLE E POCHE VERITA’
Nell’immaginario
collettivo Lampedusa si configura ormai da anni come un luogo simbolo del
confine. Questo grazie alla potenza dei discorsi e della retorica dei diversi
attori che si affacciano sulla scena mediatica quando si affrontano questioni
legate alle migrazioni. Come in occasione della consegna del “Premio della
Bontà”, conferito pure alle isole Pelagie, in cui è stato esaltato il ruolo
umanitario e accogliente dei residenti e dei gestori del centro di primo
soccorso dell’isola, dove il rispetto dei diritti fondamentali è totalemnte assente.
La Cedu
riconosce l’illegittimità della detenzione irregolare dei tre tunisini,
detenuti al Centro di Primo Soccorso ed Accoglienza di contrada Imbriacola nel
2011, in un luogo non adeguato, l’impossibilità di difesa dei trattenuti, anche
in occasione del lorosuccessivo rimpatrio in Tunisia
Arriva anche
la condanna a 80 anni di reclusione dei membri dell’organizzazione ritenuta
responsabile della strage di Lampedusa del 3 ottobre 2013, in cui persero la
vita 366 persone, mentre i migranti continuano a morire a centinaia, e la loro
fine accompagna ormai la notizia quasi di ogni sbarco. Davanti a tanti cadaveri
il silenzio delle istituzioni europee è ancora più assordante, ma
fortunatamente resiste l’apertura di molti cittadini verso chi oggi sceglie di
giungere in europa passando dal mare o da muri cinti di filo spinato
Tante parole
si spendono anche sul cara di Mineo, luogo assolutamente incompatibile con la
possibilità di condurre una vita degna. Mantenere un equilibrio, senza la
garanzia dei servizi minimi e costretti in un limbo per anni, è diventato un
traguardo per chi ci vive, mille miglia lontano dalla possibilità di avviare
percorsi virtuosi di integrazione. Ad inizio mese, l’accusa di omicidio di due
coniugi palagoniesi a carico di un migrante ospite del cara, porta momenti di
grande tensione in tutta la zona del calatino e una risonanza mediatica a
livello nazionale, alimentando il razzismo e la xenofobia di molti cittadini
Il cara di
Mineo, con le circa 3000 presenze e i 400 operatori attualmente presenti è un
business colossale per le poche cooperative che si dividono i servizi, per chi
promette lavoro in cambio di sostegno politico e continua a speculare sulla
pelle dei migranti, pur essendo indagato da mesi. Anche L’Espresso documenta il
profondo legame esistente tra la nascita del Cara, le condizioni di
invisibilità e mancanza di documenti dei migranti che vi alloggiano, e
l’aumento dello sfruttamento dei caporali della zona.
NEWS ED EVENTI:LA MARCIA DEGLI SCALZI A PALERMO, L’ANNIVERSARIO DEL 3 OTTOBRE A CATANIA
Anche a
Palermo, come in altre città d’Italia, il 10 settembre si è svolta la marcia
a piedi scalzi per chiedere un’Europa
senza muri e barriere. La società civile si da appuntamento ogni settimana per
denunciare l’ipocrisia di un governo che produce la fuga dei migranti con le
sue politiche guerrafondaie e capitalistiche per poi dirsi ospitale solo verso una
parte di loro, che pensa già come inserire nell’economia più produttiva del suo
paese, lasciando morire o sfruttando nell’invisibilità gli altri.
A Catania l’anniversario
della tragedia del 3 ottobre 2013 di Lampedusa è l’occasione per la associazioni
antirazziste di denunciare la continua militarizzazione della fortezza europa e
le politiche razziste e respingenti della città
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