giovedì 1 ottobre 2015

Newsletter SICILIAMIGRANTI settembre 2015


  • Nuovi arrivi e nuovi morti. In Sicilia si preparano gli hotspot tra accoglienza e detenzioneCosa troviamo e Cosa non vorremo piu’ vedere: la situazione dell’accoglienza e dei minori sul territorio siciliano
  • Borderline Sicilia con LasciateCIEntrare in visita al cara di Mineo e ai cie di Trapani e Caltanissetta
  • Lampedusa e Mineo: tante parole e poca verita’
  • News ed eventi: la marcia degli scalzi a Palermo, l’anniversario del 3 ottobre a Catania 

NUOVI ARRIVI E NUOVI MORTI.IN SICILIA SI PREPARANO GLI HOTSPOT TRA ACCOGLIENZA E DETENZIONE

Migranti ridotti a numeri, anche se in quest’ultimo mese le cifre che animano il dibattito sono quelle delle quote di ricollocamento e ripartizione tra i Paesi europei. Intanto sono ancora migliaia le persone che arrivano quando riescono a sopravvivere al mare, costrette a vedere il proprio passato e il proprio destino confinati in una cifra. Negli imponenti sbarchi di inizio mese, giungono al porto di Pozzallo numerosi minori. I profughi raccontano di traversate lunghe anche una ventina di giorni, mentre circolano notizie di un naufragio al largo della Libia con ben 23 dispersi ed un altro morto, e le navi di Msf soccorrono circa 1600 persone in un solo fine settimana
Nei primi giorni di settembre anche a Messina si registra lo sbarco più imponente da inizio anno. Qualche settimana dopo, in soli due giorni arrivano in Sicilia quasi duemila persone. Ancora una volta la primissima accoglienza riservata ai migranti giunti a Catania e portati al Palaspedini, sommata alla solita  invocazione dello stato d’emergenza nell’incapacità di gestire gli arrivi numerosi, denotano una persistente mancanza di volontà nel progettare un accoglienza degna di questo nome

A Catania le autorità territoriali stipulano col ministero della Salute un accordo sulla profilassi sanitaria da seguire in banchina che fa aprtire un progetto pilota, che consentirebbe l’intervento immediato dopo lo sbarco di medici ed infermieri per valutazioni generali e somministrazione di questionari finalizzati alla prevenzione delle malattie infettive e alla definizione di un profilo clinico sul quale modellare in modo adeguato i primi soccorsi. Nel frattempo, per le centinaia di migranti sbarcati al nord della Sicilia la situazione non è certo buona. Giungono nella totale indifferenza delle istituzioni e di molti “addetti ai lavori” che si precoccupano di vincere appalti e poter lucrare sulla presunta assistenza da fornire ai nuovi arrivati, mentre sono sempre più disumane le storie raccolte dai giovani minori che si incontrano in fuga per la città: incomunicabilità, abbandono, mancanza di una qualsiasi mediazione: è anche per questo che scappano dai centri gestiti senza nessuna competenza e nessun interesse per i loro diritti e il loro futuro

Intanto in Sicilia si attende l’apertura dei famigerati hotspot. Sull’isola saranno in  tutto cinque che vedranno in azione personale italiano ed europeo di Easo, Eurojust, Interpol ed Europol coordinate dalle squadre di Frontex. L’inizio delle attività di identificazione, smistamento, ricollocamento e detenzione è previsto per ottobre, con ipotesi di arresto per chi rifiuta la registrazione. La progettazione di questa tipologia di centri viene denunciata anche dall’Arci e dal Cir che vedono l’Europa allontanarsi dalla questione fondamentale per i diritti dei migranti, e cioè l’apertura di canali umanitari
La pericolosità dei nuovi hotspots è evidente anche alla luce dei recenti casi di trattenimento e detenzione illegittima nei Centri di Primo Soccorso e Accoglienza di Lampedusa e Pozzallo, testimoniati da video e racconti dei migranti, per i quali l’Italia è stata condannata dalla Cedu. La tenacia e la rinnovata solidarietà di azione da parte della società civile ed antirazzista vede nei nuovi centri uno slittamento dall’accoglienza alla detenzione, e invoca il blocco dei rimpatri verso paesi non sicuri e l’estensione al diritto di protezione internazionale ad ogni migrante, sulla base della propria storia individuale
Un’appello sempre più urgente che richiama anche ad una pronta vigilanza sui diritti dei migranti. A fine mese il vice capo del Dipartimento delle Libertà Civili e Immigrazione, Angelo Malandrino, conferma che il centro di Lampedusa sta operando in via sperimentale come hotspot, nell’attesa che Bruxelles definisca con precisione quanti saranno i migranti da trasferire in altri paesi. Sembrano già circa 250 i migranti identificati, perlopiù eritrei, trasferiti nel giro di 24 ore senza aver opposto alcuna resistenza

COSA TROVIAMO E COSA NON VORREMMO PIU’ VEDERE. LA SITUAZIONE DEI CENTRI E DEI MINORI SUL TERRITORIO SICILIANO

La società civile e le associazioni antirazziste sono sempre più tenute lontano dalla realtà che si vive all’interno dei centri della cosiddetta accoglienza. Così nell’agrigentino, Borderline Sicilia cerca di conoscere attraverso le testimonianze dei migranti che incontra sul territorio. A villa Sikania, situata a Siculiana, struttura gestita dall’associazione culturale Cometa, legata alla nota associazione Acuarinto, si registrano casi di sovraffollamento che sembrano sono tutt’altro che rari e l’unico servizio realmente fnzionante sembra essere la comunicazione svolta con l’ausilio di mediatori. All’interno della struttura da quasi un mese sono presenti anche una ventina di minori, trasferiti - dal Cas di Naro chiuso tempo addietro - senza in un luogo di primo con tutele diminuite   
Sempre nell’agrigentino, la mancanza di tutori si accompagna alle grosse difficoltà incontrate da chi ha accettato di ricoprire questo delicato ufficio. I tutori lamentano di essere abbandonati dalle istituzioni di riferimento e di non trovare spesso la collaborazione degli operatori dei centri. Intanto nei centri di accoglienza, i ritardi nella distribuzione dei fondi pubblici si traducono in tagli alle attività di mediazione e assisitenza psicologica o legale, che costringono a lavorare senza una progettualità degna di tale nome anche i responsabili delle strutture più impegnati nel promuovere attività di integrazione e caparbi nella lotta contro i cavilli amministrativi, come succede a Mazara del Vallo. Si è dunque ancora lontani dal determinare un futuro libero da sfruttamento e una reale inclusione sociale delle centiania di ragazzi che continuano ad arrivare, con un’età media sempre più bassa e collocate in luoghi inadeguati. Tutto ciò crea ulteriori ostacoli nella gestione delle attività e nella qualità dell’assistenza ai minori, come succede anche nelle piccole comunità di S. Giovanni La Punta e S. Agata Li Battiati nel catanese
Preoccupante è la sorte dei minori anche a Messina, dove la cittadinanza attiva non manca di avanzare proposte e monitorare con attenzione le situazioni che interessano i migranti. Dal circolo Peppino Impastato arriva una pronta denuncia dell’episodio che ha visto minori ospiti del centro di accoglienza cittadino presenti alla cerimonia di saluto di alcuni parà in partenza per l’Afghanistan giudicato un gesto indegno per una amministrazione responsabile della tutela e dell’integrazione sociale di ragazzi fuggiti da paesi dilaniati da guerre e povertà, che spudoratamente li invita ad inneggiare chi parte per combattere. La V circoscrizione di Messina spinge per chè il comune permetta ai migranti di impiegare del tempo in attività di volontariato ma soprattutto perchè attivi urgentemente delle soluzioni alternative ai centri di accoglienza presenti sul territorio

Sul piano legislativo intanto, anche il nuovo decreto del governo in vigore dal 30 settembre, non sembra promettere grandi miglioramenti. Il Cir manifesta preoccupazione per una riforma che fà  presagire un aumento dei casi di detenzione amministrativa ma non sembra intaccare la malagestione dei centri di accoglienza, anche se ne è previsto un monitoraggio più severo, e il malfunzionamento della procedura a livello burocratico e amministrativo. La possibilità data ai migranti di poter svolgere attività lavorativa dopo soli due mesi, non va di pari passo con un perfezionamento delle attività delle Commissioni territoriali e con la pianificazione di attività concrete e quotidiane di integrazione. Con il rischio che i migranti rimangano ancora ad attendere per mesi e anni un documento tra l’indifferenza dei più, spesso autoisolandosi per non dover tutti i giorni ricostruire ponti troppo fragili per resistere, come succede in alcuni Cas alla periferia di piccole città

BORDERLINE SICILIA CON LA DELEGAZIONE DI LASCIATECIENTRARE IN VISITA AL CARA DI MINEO E AI CIE DI TRAPANI E CALTANISSETTA

Borderline Sicilia visita il cara di Mineo con una delegazione di LasciateCIEntrare. Anche questa volta vengono vietati foto o video e la visita viene guidata e limitata solo agli spazi comuni. La possibilità di dialogare con i migranti rimane quindi fuori dal centro e ancora una volta siamo testimoni dell’ipocrisia di chi ha molto da nascondere
Dopo l’accesso negato alla delegazione di LasciateCIEntrare al Cie trapanese di Milo, Borderline Sicilia fà il suo ingresso nel centro con un senatore ed un europarlamentare. La struttura, di prossima conversione in hotspot presnta condizioni igienico sanitarie al limite della dignità umana. All’interno del Cie sono presnti 116 cittadini marocchini, destinatari di un provvedimento di respingimento differito, che non hanno ricevuto alcuna tutela ed informazione sul loro status giuridico
Borderline Sicilia con la rete di LasciateCIEntrare visita Cie, Cara e CDA di Caltanissetta, ricevendo per l’ennesima volta restrizioni nella concessione dei permessi di entrata senza una spiegazione scritta, e accusando una forte limitazione della possibilità di interagire con i migranti. Vengono rilevati condizioni igienico sanitarie indecenti e mancanza di assistenza e tutela: pochissimi i mediatori presenti, di dubbia competenza gli assistenti legali, incapaci di impedire l’arrivo in tale centro di minori non accompagnati e di dare un’adeguata assistenza alle decine di migranti rimpatriati da qui ogni settimana. Un luogo di prigionia dove centinaia di profughi vengono detenuti senza saperne spesso il motivo, senza poter esercitare il diritto di difesa, senza voce

LAMPEDUSA E MINEO: TANTE PAROLE E POCHE VERITA’

Nell’immaginario collettivo Lampedusa si configura ormai da anni come un luogo simbolo del confine. Questo grazie alla potenza dei discorsi e della retorica dei diversi attori che si affacciano sulla scena mediatica quando si affrontano questioni legate alle migrazioni. Come in occasione della consegna del “Premio della Bontà”, conferito pure alle isole Pelagie, in cui è stato esaltato il ruolo umanitario e accogliente dei residenti e dei gestori del centro di primo soccorso dell’isola, dove il rispetto dei diritti fondamentali è totalemnte assente.
La Cedu riconosce l’illegittimità della detenzione irregolare dei tre tunisini, detenuti al Centro di Primo Soccorso ed Accoglienza di contrada Imbriacola nel 2011, in un luogo non adeguato, l’impossibilità di difesa dei trattenuti, anche in occasione del lorosuccessivo rimpatrio in Tunisia
Arriva anche la condanna a 80 anni di reclusione dei membri dell’organizzazione ritenuta responsabile della strage di Lampedusa del 3 ottobre 2013, in cui persero la vita 366 persone, mentre i migranti continuano a morire a centinaia, e la loro fine accompagna ormai la notizia quasi di ogni sbarco. Davanti a tanti cadaveri il silenzio delle istituzioni europee è ancora più assordante, ma fortunatamente resiste l’apertura di molti cittadini verso chi oggi sceglie di giungere in europa passando dal mare o da muri cinti di filo spinato
Tante parole si spendono anche sul cara di Mineo, luogo assolutamente incompatibile con la possibilità di condurre una vita degna. Mantenere un equilibrio, senza la garanzia dei servizi minimi e costretti in un limbo per anni, è diventato un traguardo per chi ci vive, mille miglia lontano dalla possibilità di avviare percorsi virtuosi di integrazione. Ad inizio mese, l’accusa di omicidio di due coniugi palagoniesi a carico di un migrante ospite del cara, porta momenti di grande tensione in tutta la zona del calatino e una risonanza mediatica a livello nazionale, alimentando il razzismo e la xenofobia di molti cittadini
Il cara di Mineo, con le circa 3000 presenze e i 400 operatori attualmente presenti è un business colossale per le poche cooperative che si dividono i servizi, per chi promette lavoro in cambio di sostegno politico e continua a speculare sulla pelle dei migranti, pur essendo indagato da mesi. Anche L’Espresso documenta il profondo legame esistente tra la nascita del Cara, le condizioni di invisibilità e mancanza di documenti dei migranti che vi alloggiano, e l’aumento dello sfruttamento dei caporali della zona.

NEWS ED EVENTI:LA MARCIA DEGLI SCALZI A PALERMO, L’ANNIVERSARIO DEL 3 OTTOBRE A CATANIA

Anche a Palermo, come in altre città d’Italia, il 10 settembre si è svolta la marcia a  piedi scalzi per chiedere un’Europa senza muri e barriere. La società civile si da appuntamento ogni settimana per denunciare l’ipocrisia di un governo che produce la fuga dei migranti con le sue politiche guerrafondaie e capitalistiche per poi dirsi ospitale solo verso una parte di loro, che pensa già come inserire nell’economia più produttiva del suo paese, lasciando morire o sfruttando nell’invisibilità gli altri.
A Catania l’anniversario della tragedia del 3 ottobre 2013 di Lampedusa è l’occasione per la associazioni antirazziste di denunciare la continua militarizzazione della fortezza europa e le politiche razziste e respingenti della città

 Volete abbonarvi gratuitamente alla nostra newsletter mensile? 
Inviate una e mail a borderline-sicilia@libero.it, con oggetto "newsletter"!