sabato 28 febbraio 2015

Visita all'ex Ipab Conservatori Riuniti Scandurra di Messina

Le migliaia di migranti giunti in Sicilia le scorse settimane hanno raggiunto anche Messina. Trasferiti dopo l’approdo a Porto Empedocle, in diversi sono arrivati alla tensostruttura del Pala Nebiolo, da dove poi i minori, in data 19 febbraio, sono stati collocati presso il centro di prima accoglienza creato nelle strutture dell’ex Ipab Scandurra.
 La completa ristrutturazione di questo centro comincia piùdi un anno fa, quando le operazioni di Mare Nostrum iniziano a portare in città diverse centinaia di profughi, costretti ad alloggiare presso la tensostruttura del Pala Nebiolo o la caserma Gasparri. La Cooperativa Sociale Senis Hospis, che attualmente gestisce il centro insieme alla Cooperativa S. Francesco del consorzio SOL.CO, decide quindi di investire nella sistemazione dell’ex Ipab, per farne un centro di primissima accoglienza per adulti. I mesi passano e la situazione a Messina si fa sempre più grave, con centinaia di migranti presenti al Pala Nebiolo, in situazioni di ingiustificabile promiscuità tra minori ed adulti. E’ così che la Prefettura, con un’ordinanza d’emergenza, e non con i previsti bandi di assegnazione, decide di collocare i minori presso l’ex Ipab, che in data 25 novembre 2014 inizia quindi la sua attività come centro di prima accoglienza per minori stranieri non accompagnati. http://www.gazzettadelsud.it/news//118043/Migranti-minori-trasferiti-all-Ipab-Scandurra.html
“Accogliere i minori ha significato ulteriori e notevoli modifiche della struttura”afferma Bonaffini, il referente del centro,  “e l’ovvio adeguamento ai criteri stabiliti dal decreto presidenziale della Regione Siciliana del 13 agosto 2014 sugli standard dell’accoglienza in Sicilia dei minori stranieri non accompagnati”.Ma anche in questo, l’onnipresente questione dell’emergenza ha posto seri limiti.
Dopo aver ricevuto l’autorizzazione della Prefettura ed aver concordato la visita con l’ente gestore della struttura, mi reco presso l’ex Ipab.  Al momento della mia visita, il centro ospita ben 136 minori, tutti maschi, per una capienza totale di 224 posti. Il decreto regionale pone il limite di 60 minori per ogni centro, ed un limite ancor più stretto (50 minori)è adesso posto a livello nazionale per l’avvio dei progetti per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. La struttura è decisamente grande e spaziosa, e la recente sistemazione ha riportato a nuovo gli interni e gli arredi dell’edificio. Ad accogliermi, oltre a Bonaffini, trovo tutta l’equipe degli operatori. Il primo passaggio è nell’ufficio del referente dove iniziano ad illustrarmi le pratiche operative quotidiane. Dalle comunicazioni giornaliere alla Prefettura su presenze e stato di salute degli ospiti, passiamo a parlare delle nazionalità prevalenti dei minori presenti, principalmente Gambia e Mali, ma anche Costa D’Avorio, Senegal, Nigeria, Egitto.
Bonaffini mi spiega che la necessità di far fronte all’accoglienza di un numero di minori decisamente superiore a quella stabilita dal decreto, che stabilisce un massimo di 60 persone per centro,ha portato a raddoppiare o aumentare anche il numero delle figure professionali previste, mantenendo inalterato il rapporto numerico tra operatori e utenti.A tutti i minori presenti viene rilasciato il codice STP per l’accesso alle cure, codice che spetterebbe agli stranieri non regolarmente presenti. I minori non accompagnati, una volta fatta la richiesta d’asilo  dovrebbero essere iscritti al Servizio Sanitario Nazionale. Per l’ex Ipab è stata stipulata una convenzione tra la Prefettura ed un pediatra, Dr. Pollicino, che si reca presso il centro nel giorno della settimana pattuito, ritornandoci poi volontariamente anche il sabato mattina, oltre il medico che è reperibile 24 ore su 24.
Per quanto riguarda l’assistenza legale, essa è affidata agli operatori legali, coadiuvati dai mediatori, che danno le prime informazioni generali nel giro di 24 ore dall’arrivo e seguono poi individualmente i ragazzi nel centro. Qui è prevista una spiegazione più dettagliata sulla propria situazione, i propri diritti, doveri e le conseguenze di possibili scelte,insieme ad una iniziale preparazione al colloquio in commissione. Sull’annosa questione dei tutori mi confronto direttamente con un’operatrice legale in turno: nel giro di 15 giorni i ragazzi riescono ad avere un tutore e generalmente tutti quelli passati fino ad oggi da qui hanno avuto modo di compilare il modello C3 e completare l’identificazione quindi nei primi due/tre mesi dopo l’arrivo. Attualmente i tutori, tutti avvocati, sono sei; un numero troppo basso che comporta in alcuni casi un rapporto di uno a cinquanta. A detta di referenti ed operatori, le tante presenza non vanno comunque a discapito dell’impegno e della presenza dei tutori, tendenzialmente precisi e disponibili, ma i numeri rimangono decisamente alti. Il grande sforzo comune è comunque anche quello di ottenere il trasferimento dei ragazzi presso comunità e strutture idonee nei tempi previsti, cioè tre mesi, ma ciò accade molto raramente. I mediatori, oltre ad inglese, francese e arabo, sono di nazionalità diverse e conoscono molte lingue e dialetti africani, dal tigrino al wolof, al bambara.Il loro lavoro è fondamentale e molto apprezzato, soprattutto per i nuovi arrivati, funzionando come supporto ad ogni attività e indispensabile alla chiarezza e alla futura integrazione. Bonaffini mi spiega poi che ad ogni ragazzo viene erogato il pocket money previsto, di 2.50 euro giornalieri tendenzialmente ogni due giorni, ma sottoforma di schede telefoniche, per una comune decisione di tutelare i minori evitando la circolazione di somme ingenti di denaro.
Dopo questa lunga chiacchierata passiamo alla visita dell’edificio, disposto su due piani più il seminterrato dove si trovano la mensa,gestita da “La Cascina Global Service”, la lavanderia, le stanze per visite mediche e colloqui individuali, diversi spazi adibiti alla socializzazione e altri servizi igienici. La struttura dispone in totale di 59 docce e altrettanti servizi. Le camere sono spaziose, con 4 letti a castello e un tavolo con sedie al centro; ospitano oggi circa 4 minori ciascuna, ma questo dipende ovviamente dall’affluenza dei migranti al centro. Camminando per le stanze e i corridoi incontriamo ragazzi impegnati ad organizzare la propria giornata con gli operatori o intenti a seguire il corso di alfabetizzazione, che non sembrano quasi notare la nostra presenza. La maggior parte dei migranti vengono inviati il prima possibile al Ctp della città dove viene valutato il loro livello di alfabetizzazione e, per alcuni, iniziato l’inserimento nelle classi medie. L’attivazione di tutto questo avviene in tempi brevi, sempre nell’interesse del ragazzo, e talvolta prima che sia nominato il tutore, che convalida solitamente la scelta una volta avuto l’affidamento.  Un’operatrice mi illustra poi le diverse attività laboratoriali: al mattino sono previste attività fisiche, negli spazi predisposti all’interno o nel cortile del centro, poi laboratori di sartoria e lavori artistici , per finire con le classi di doposcuola, che funzionano anche come supporto alle lezioni di italiano fatte all’esterno.
Una gestione che evidenzia lo sforzo di agire nel migliore dei modi, messa purtroppo continuamente e pericolosamente alla prova dal perenne stato emergenziale, che però  non può giustificarealcune scelte e l’incapacità di trovare soluzioni alternative da parte di chi di dovere. Per un’ordinanza d’emergenza, da mesi centinaia di minori vengono ospitati in strutture che dovrebbero avere la capienza massima di 60 persone, e il territorio non sembra muoversi verso scelte diverse. “Nella mia esperienza”, dice Bonaffini, “un’ordinanza emergenziale non può durare in eterno, quindi a breve sicuramente verranno prese delle decisioni”. E’ quello che ci auguriamo anche noi, nella speranza che ogni cambiamento sia per rafforzare la tutela e rendere ancora più degna l’accoglienza di chi ha rischiato la vita per arrivare in Italia.

Lucia Borghi

Borderline Sicilia Onlus