Per l’immediato trasferimento, già sulla banchina i migranti vengono sottoposti ad un primo screening medico e questa volta, in un tendone adiacente, si procede già alla loro identificazione. La discesa procede quindi lenta e a piccoli gruppi, per consentire lo svolgimento di queste operazioni. Incrociamo i volti di diverse famiglie siriane con i loro bambini. Nella nave con loro ci sono anche palestinesi, egiziani, cittadini del Bangladesh e del Gambia. Sono visibilmente stanchi, con vestiti malandati e reclamano “Una doccia e un cuscino”. “Almeno abbiamo raggiunto terra”, ricorda N. “Quando sono partito da Gaza un mese fa, il mio obiettivo era sopravvivere”.
Non hanno avuto la stessa “fortuna” invece i 18 migranti naufragati a sud-est di Lampedusa il 23 agosto, e giunti cadaveri al porto di Pozzallo il giorno seguente http://siciliamigranti.blogspot.it/2014/08/pozzallo-nel-porto-nuove-vite-spezzate.html. Lunedì 15 settembre, presso il cimitero di Pozzallo, si è svolta la cerimonia funebre con cui la città ha voluto dare loro l’ultimo saluto. La cerimonia è stata officiata dall’Imam di Scicli accompagnato da diversi sacerdoti cattolici, tra cui il vicario generale di Noto Angelo Guardanella, e ha visto la partecipazione di numerosi rappresentanti istituzionali, tra cui il Prefetto Vardè, i rappresentanti della Polizia, Marina e forze dell’ordine, e soprattutto dei Sindaci degli otto diversi comuni in cui i profughi saranno seppelliti: Pozzallo, Modica, Scicli, Giarratana, Ragusa, Ispica, S.Croce Camerina, Chiaramonte Gulfi. Le parole di commiato scivolano in silenzio mentre sotto il sole luccicano le targhette apposte sulle bare: sono ben 6 quelle che non riportano un nome ma la dicitura “sconosciuto”, per i casi in cui non è stato possibile alcun tipo di identificazione. Alla cerimonia non sono presenti molti cittadini né alcuni parenti o conoscenti delle vittime. Un ragazzo gambiano mi dice di aver fatto circolare le foto e i nomi dei suoi connazionali su internet, alla ricerca di qualche familiare. Poi, finalmente, un po’ di silenzio. Non come segno di resa, ma per poter riflettere e ricordare ancora meglio, quanti continuano a perdere la vita in questa fuga verso la libertà.
Lucia Borghi
Borderline Sicilia Onlus