sabato 30 agosto 2014

Triplice arrivo in giornata a Pozzallo. Numerosi i Siriani e i Palestinesi

Mentre le autorità italiane ed europee studiano come ridefinire le aree di competenza di pattugliamento delMediterraneo, piuttosto che aprire canali legali di ingresso  o corridoi umanitariin mare si continua a morire e non si arresta lafuga di chi scappa da guerre e persecuzioniSono 207 i migranti giunti soltanto nella giornata di ieri a Pozzallo, con tre differenti sbarchi distribuiti nel corso del pomeriggio e della serata. I migranti si trovavano su un barcone a 120 miglia sud-est di Capo Passero, quando sono stati soccorsi da due motovedette della Guardia Costiera e da un pattugliatore maltese, che subito si sono dirette verso il porto del ragusano.
Durante il tragitto  un migrante in precarie condizioni di salute è stato trasportato in elicottero all’ospedale di Catania con un familiare, mentre i restanti sono stati suddivisi in tre gruppi per raggiungere la costa.
I primi sono stati sbarcati a Pozzallo verso le 13. Sono 54 migranti, 15 uomini, 16 donne e 23 minori, principalmente gruppi familiari con bambini molto piccoli, due donne incinte trasportate immediatamente all’ospedale di Modica, e un ragazzo diabetico. Su questa prima motovedetta sono stati trasbordati infatti i migranti che, tra i 207 soccorsi, sono stati ritenuti più vulnerabili. Trovano ad accoglierli forze dell’ordine,esercito, Msf, Croce Rossa, Protezione Civile e pochi giornalisti stranieri. Provengono da Siria e Palestina,scendono dalla motovedetta portando pochi borsoni come bagagli,mentre i bambini corrono sorridendo verso l’autobus appena mettono piede a terra. Sono visibilmente provati dal caldo, come i loro compagni di viaggio che sbarcano poco dopo, alle 15.30. Anche loro sono un gruppetto di 51 persone, di cui 28 uomini, 14 donne e 10 bambini, sempre Siriani e Palestinesi. “Questa gente è disperata, scappa dalla guerra”, “Hai visto cosa fanno in Siria?Lì non possono mica stare”, i commenti tra i volontari ed alcuni passanti che si sono fermati ad assistere riflettono su tutto quello che ha preceduto la fuga di queste persone, e vedono un piccolo esodo in questi arrivi.
Un po’ diverse sono le reazioni all’arrivo dell’ultimo gruppo di profughi, poco dopo le 21 della sera. Sono i 107 migranti tratti in salvo da un pattugliatore maltese, 2 donne e 105 uomini, che arrivano dopo una lunga giornata di attesa, avvolti nei giubbotti di salvataggio arancioni. Anche loro siriani, palestinesi e qualcuno giziano. Salutano e sorridono, mentre troppi flash illuminano i loro giovani volti. “Questi stanno bene, sono tutti giovani, in salute”, sento dire da gruppetti di persone che mi circondano. “Sono anche benestanti, un po’ di tempo fa arrivavano con gli ultimi cellulari”. Molti commentano sorpresi l’intervento del pattugliatore maltese: “a malta non vogliono nessuno, tutti a Pozzallo devono portare”. Le operazioni di sbarco ed identificazione procedono velocemente. Anche questo gruppo di migranti sarà portato, dopo le visite mediche di routine, presso il CSPA accanto al porto, perché i numerosi profughi arrivati nei giorni precedenti sono stati trasferiti in giornata nel centro di Comiso, dove si contano 262 presenze, ed ancora prima in strutture dislocate nelle province di Campobasso, Benevento e Caserta. “Qui siamo al collasso, Pozzallo ormai vede passare  migliaia di persone alla settimana”, si sfoga una signora appena arrivata sulla banchina. “E tanti scappano poi, i Siriani scappano tutti. Però loro hanno la guerra e sono da capire, li ho visti arrivare e ho pensato che sono disperati”. Nonostante sia ormai un evento quasi quotidiano, l’arrivo sembra infatti fermare il tempo, costringere i presenti a riflettere per poche manciate di minuti, su quello che può spingere persone a viaggiare al limite della sopravvivenza. Rimangono gli ultimi ragazzi in attesa sull’imbarcazione. Un giovane migrante si accascia a terra improvvisamente mentre la Scientifica sta procedendo al suo fotosegnalamento, e subito scattano i soccorsi. I suoi compagni di viaggio si sporgono dall’alto per vedere. La loro sofferenza magari non è visibile, ma quello che hanno passato non  può comunque essere dimenticato, per sostenere il loro desiderio di ricominciare con tutta l’energia della loro giovane età a ricostruirsi un degno futuro.

Lucia Borghi

Borderline Sicilia Onlus