domenica 24 agosto 2014

A Pozzallo secondo arrivo nel giro di 24 ore. Sempre più numerosi i minori

Mentre la cronaca ci riporta le agghiaccianti notizie di ciò che succede al largo delle coste libiche, nei porti siciliani continuano gli arrivi. A meno di 24 ore di distanza dallo sbarco precedente, ieri mattina sono giunti nel porto di Pozzallo altri 355 migranti. La notizia è stata data con un anticipo consistente rispetto ai precedenti,e i migranti presenti nel CSPA accanto al porto stamattina erano già stati trasferiti al centro parallelo di Comiso, per far posto ai nuovi arrivati.

Giungo al porto  verso le 12.30, e trovo, oltre alle Forze dell’ordine e ben due camionette dell’esercito, gli operatori di Medici Senza Frontiere, della Croce Rossa ,della Protezione Civile, insieme a quelli del centro di accoglienza e ad una mediatrice linguistica,che hanno già predisposto l’accampamento medico e tutto il necessario per la prima accoglienza. Tra di loro è seduta anche l’On. Laura Bottici di passaggio in queste zone, che appena saputo della notizia dello sbarco, ha deciso di fermarsi in queste caldissime ore al porto per assistere alle operazioni. Gli operatori sono comprensivamente stanchi e accaldati, ma c’è un clima disteso e molti racconti delle esperienze precedenti per ingannare l’attesa. Dalla nave ci comunicano che operazioni di controllo sanitario sono finite, e dopo una ventina di minuti l’imbarcazione raggiunge il porto. Gli agenti della squadra mobile di Ragusa e gli uomini della Capitaneria di porto dirigono le operazioni di sbarco. Gli immigrati, che si trovavano in difficoltà durante la traversata nel Mediterraneo, sono stati soccorsi da un mercantile che li ha trasportati fino a Pozzallo.
Il medico fa indossare a tutti e senza eccezione guanti e mascherina, e finalmente vediamo i migranti ammassati sulla nave raggiungerci. Ci sono tantissimi bambini, alcuni anche molto piccoli, e parecchi ragazzini che, appena l’imbarcazione si ferma, si alzano e corrono d’istinto verso l’uscita. La scena è davvero impressionante,per l’ingenuità e l’umanità che esprime questo loro slancio. Anche alcuni operatori ormai avvezzi a questi arrivi, rimangono perplessi e stupiti: “Mamma, quanti sono questi ambini!Incredibile!Pensa a quanto si spaventano vedendoci qui pure con la mascherina”, commentano due storiche volontarie della Croce Rossa. Tocca al personale della Protezione civile a bordo, farli sedere e attendere con pazienza il loro turno per scendere. Sul lato della banchina si affaccia un gruppetto di giovani ragazzi sub sahariani che salutano e sorridono. Si alzano in piedi, coprendosi la testa con i giubbotti di salvataggio per il sole cocente, e agitano braccia verso di noi. Sembrano davvero impazienti di toccare terra, diversamente da altri gruppi, prevalentemente famiglie, che rimangono accasciati, sfiniti e bruciati dal sole.
Sull’imbarcazione ci sono 355 migranti, di cui 185 uomini, 65 donne e ben 107 minori. I paesi di provenienza sono molteplici: Siria, Egitto, Eritrea, Marocco, Tunisia, Sudan e Palestina. Le prime a sbarcare sono 4 donne incinta, di cui una al nono mese, trasferite immediatamente all’ospedale di Modica. Seguono due ragazzi astenici, letteralmente sfiniti dalla traversata, inviati subito al pronto soccorso di Ragusa, ed un neonato di soli 20 giorni, anche lui portato con la madre all’ospedale di Ragusa. Mi avvicino alla tenda dove i medici prestano i primi soccorsi e riesco a scambiare due parole con un profugo palestinese:”I’m from Gaza. Bombs. Escape with my family”, sono le poche parole che riesce a dire in uno stentato inglese. E poi:  “Water”. E’accasciato su una brandina insieme ad un bimbo sui cinque anni, forse il figlio, che non si sente bene e viene repentinamente portato su un ambulanza. I Palestinesi in arrivo sono decisamente in aumento, negli ultimi giorni.
Lo sbarco procede in modo abbastanza veloce. Decine di bimbi sfilano davanti alle forze dell’ordine e agli operatori che legano ad ognuno un bracciale di carta numerato, utile poi ai procedimenti di identificazione. I bimbi si aggrappano a chi hanno vicino, tengono il braccialetto ben in evidenza e sgranano gli occhi quando la scientifica li fotografa, prima di salire sui bus diretti al CSPA vicino al porto. “Per ora trasferiscono tutti lì, ultimamente preferiscono spostarli solo dopo almeno una notte, quando si sono un po’ ripresi”, mi dice una volontaria della Protezione Civile, “anche perché gli ultimi trasferimenti a Comiso sono stati di questa mattina. “Cerco di capire meglio altri spostamenti in programma a breve, ma per ora tutti mi sanno dare indicazioni solo su questo primo viaggio.  E’ un mesto corteo continuo, piedi nudi o stivali pesanti, per chi indossa anche giubbotti o strati di maglioni, preferendo avere le mani libere da fagotti di plastica. Con loro per ora si può solo scambiare qualche saluto o parola veloce, ma soprattutto ricambiare i loro sguardi che ricordano l’importanza di andare sempre oltre le tante parole.
Lucia Borghi

Borderline Sicilia Onlus