Si sono pertanto riversati in paese. Alcuni, all’imbrunire, hanno deciso di dirigersi verso Catania, mentre altri sono rimasti in paese, assistiti da Borderline Sicilia e alcuni Pozzalesi sensibili alla terribile vicenda. I migranti sono stati poi raggiunti da alcuni operatori del CSPA, che si sono mostrati indignati davanti alla decisione della questura di Ragusa, e da un rappresentante del comune il quale ha proposto ai Nigeriani di rientrare al centro per un’altra notte. I migranti si sono rifiutati, temendo ritorsioni nei loro confronti, preferendo dormire all’addiaccio.
La situazione è stata poi tamponata (almeno
per questa notte) dall’intervento di una cittadina di Pozzallo che ha dato a
disposizione dei locali privati dove fare dormire i migranti. Un altro
Pozzalese ha improvvisato una cena per le decine di Nigeriani che sono rimasti
in paese in attesa dell’incontro di domani con degli avvocati che si
occuperanno di presentare opposizione ai respingimenti, loro notificati, e
nella speranza che si possa trovare una soluzione alloggiativa più idonea per
le settimane a venire anche grazie alla disponibilità fornita dalla diocesi di
Pozzallo.
Un referente della Caritas di Ragusa, interessato al ricollocamento dei
Gambiani trasferiti poche ore prima, ci ha confermato che se la Prefettura di Ragusa
avesse chiesto loro la disponibilità di 120 posti anzicchè 80, si sarebbero
resi disponibili per collocare tutti gli ex ospiti del centro.
Dentro il CSPA di Pozzallo restano ancora 8
ospiti, tra cui sembra vi siano due minori non accompagnati.
I Nigeriani protagonisti dell’ennesima
discriminazione istituzionale, giunti a Pozzallo domenica scorsa, sono tutti
potenziali richiedenti asilo e dunque avrebbero il diritto di accesso alle
procedure di riconoscimento della protezione internazionale, stante la situazione
di conflitto interno che vige tanto al sud del loro paese di origine, nel Delta
del Niger, quanto al nord, a causa dei feroci scontri a sfondo religioso che
affliggono la regione.
La Redazione di Borderline Sicilia Onlus