martedì 21 gennaio 2014

Metti un pomeriggio a Pian del Lago 2

Noti un ragazzo strano, lo sguardo fisso. Altri gli stanno mettendo le scarpe. Ti avvicini, gli parli. Lui nemmeno ti guarda. Parlano i suoi amici per lui. E’ un avvocato pakistano, giunto in Italia a luglio dello scorso anno con problemi psichici. Arriva al centro Pian del Lago 1, quello buono, con la sua prescrizione medica e le sue medicine. Gli vengono sequestrate. Rapidamente peggiora. Smette di parlare. Gli amici lo accompagnano ripetutamente dal dottore del centro, e ricevono sempre la stessa risposta: deve essere lui a dire che sta male. Ma lui non parla.
Finchè, il 13 gennaio 2014, non si sa se per sfinimento dei dottori di fronte alle richieste provenienti dagli amici o se in seguito a qualche episodio più serio, il nostro avvocato viene portato in ospedale per una visita neurologica. La quale evidenzia una probabile schizofrenia e raccomanda una visita psichiatrica. Visita psichiatrica che, durante la permanenza a Pian del Lago 1, quello buono, non farà mai. Due giorni dopo, infatti, Pian del Lago 1, quello buono, registra la richiesta del nostro avvocato di rinuncia all’accoglienza. Senza una segnalazione al servizio Sprar, a strutture destinate all’accoglienza di soggetti a rischio. Nulla di tutto ciò. Gli operatori di Pian del Lago 1, quello buono, accompagnano l’avvocato, o quello che ne rimane, alla porta, incuranti del fatto che dormirà all’aperto, che non è in grado di provvedere a sé stesso. A posto con la coscienza.
Forse è proprio per questo che, lo stesso pomeriggio, comunicano alla stampa la loro totale sintonia con la locale Prefettura che agirebbe, a detta loro,  nei confronti degli stranieri “come un buon padre di famiglia”. Se questo è il comportamento del buon padre di famiglia, meglio essere orfani.
Ancora quel pomeriggio, sbirciamo in un’altra stanza:
c’è una deputata della repubblica che attendeva l’esito di un sondaggio on line per sapere cosa pensasse della questione migratoria: adesso la rete ha sciolto la prognosi, e lei può comunicare urbi et orbi di avere per prima scoperto l’esistenza di un’emergenza migranti in città. Addirittura a novembre dell’anno precedente si è recata in visita ispettiva a Pian del Lago 1, quello buono, ed ha scoperto ciò che appare, cioè che appare buono.
Sempre quel pomeriggio, un’altra stanza ancora:
c’è un personaggio in cerca di consenso elettorale che decide di rispolverare il vecchio cavallo di battaglia, tutto fascista, del “pizzo” dei parcheggiatori, incurante di calpestare la tragedia di chi il pizzo l’ha subito veramente, senza vergogna nonostante sappia di utilizzare termini pesanti, che rimandano ad un nemico temibile e pericoloso, addirittura la mafia, per farsi propaganda dipingendosi come un paladino della giustizia (“legalità”, “mafia”) a rischio zero. Lasciando intendere di pensare al corpo elettorale come ad una massa informe di imbecilli. E chi sa che non abbia ragione.

Questo succedeva un pomeriggio di gennaio a Caltanissetta.
Fortunatamente per il nostro avvocato, non tutte le persone agiscono come quel buon padre di famiglia, per cui si trova, al momento, in un posto sicuro.
Una considerazione, per chiudere questa nostra testimonianza:
essendo, con ogni evidenza, pian del Lago 1 un luogo pericoloso per chi vi si trova recluso, come tutti i luoghi analoghi sparsi lungo tutto lo stivale, quando si imporrà, all’agenda politica nazionale, la questione della loro chiusura definitiva, mettendo da parte il facile serbatoio di consensi dato dalla combinazione: straniero = pericoloso = da segregare, sì da mettere al sicuro la cittadinanza, quella buona?

Sportello per Immigrati (Caltanissetta)