sabato 30 novembre 2013

La vicenda dei 182 migranti che sono stati “ospiti” del Pala Nebiolo di Messina.

I primi sono giunti nella notte del 9 ottobre 2013, in tutto 52 uomini, sotto i 30 anni, di origine
somala, eritrea, nigeriana e ghanese, provenienti da Pozzallo. Sono stati sistemati al Pala Nebiolo
dell'Annunziata, una palestra messa a disposizione dall’Ateneo di Messina con tutte le
rassicurazioni del caso e le promesse che si tratterà solo di “collocazione temporanea e
provvisoria”, in attesa di essere trasferiti in CARA o inseriti nel sistema SPRAR, idonei alla loro
situazione di richiedenti asilo.


Nell’immediato, viene affidato alla Croce Rossa il compito di gestire l’emergenza e il centro, invece alla Cascina Global Service (già operante nel CARA di Mineo) il compito di servire provvisoriamente i pasti. Ai migranti poi viene dato un kit d’igiene, una scheda telefonica di 15 euro  e 2,50 euro al giorno. La Prefettura, fin da subito, schiera le Forze dell’Ordine, e non fa entrare nessuno se non autorizzato. Tra l’altro, fino al terzo giorno, i migranti, tutti richiedenti asilo politico, sono rimasti chiusi nella palestra. In seguito, hanno cominciato ad uscire nelle ore diurne, ma finivano col vagare senza meta per la città o fare le file alle cabine telefoniche per avere notizie dei familiari.
Di fatto nessuno ha offerto loro l’opportunità di fare qualcosa o impegnare proficuamente il tempo. Intanto, i giorni passano e l’emergenza, che inizialmente non doveva superare i tre giorni, si trasforma nella creazione di un “non luogo” in piena regola.
Infatti, il numero degli ospiti raddoppia e il Prefetto fa un bando per individuare un Ente gestore del servizio di accoglienza ed assistenza ospiti del Pala Nebiolo. A vincere il bando è l’RTI Senis Hospes, con co-associati La Cascina Global Service e il Consorzio Sol.Co., per un tempo determinato ovvero fino al 31 dicembre 2013.
La struttura ospitante resta il Pala Nebiolo, che di fatto presenta non pochi problemi. In primis è una palestra e fa freddo. Poi i ragazzi lamentano la mancanza di privacy e di igiene a causa delle lunghe file ai bagni che sono in tutto solo tre per : prima 52, poi 80 e infine addirittura 182 persone.
Le associazioni, in particolare l’Arci, denunciano la situazione del Pala Nebiolo; in particolare spingono per l’individuazione di una struttura più idonea e soprattutto denunciano la possibilità che vi siano anche alcuni minorenni.
Comincia, inoltre, una bagarre sulle pagine dei giornali tra Prefettura e Amministrazione Comunale. Quest’ultima, infatti, sull’onda delle polemiche, delle associazioni e della società civile, individua e propone come alternativa alla scelta del Pala Nebiolo, piuttosto che una struttura pubblica, un villaggio turistico (“Le Dune”) che, tra l’altro, è sotto sequestro dalla magistratura per abuso edilizio. E ciò, nonostante sia notorio che la parola su ogni spostamento dei richiedenti asilo competa al Prefetto o direttamente al Ministero degli Interni.
Il risultato è la costruzione della tendopoli nel campo di baseball antistante la Palestra. In men che non si dica, ecco sorgere le tende, ben 32 tende con 256 posti. A quel punto, non ricevendo nessuna rassicurazione sono i migranti stessi a mettere in atto una serie di proteste davanti alla Prefettura, proteste pacifiche, colorate e ritmate ma cariche di ansie e paure. Di fatto, ciò fa muovere inspiegabilmente qualcosa. Gli stessi professori dell’Ateneo scrivono al Rettore di ritirare l’autorizzazione al Prefetto dell’utilizzo della struttura Universitaria. L’Asp dichiara il posto non idoneo per la permanenza dei richiedenti asilo a causa delle condizioni igienico-sanitarie. E così, sotto silenzio, cominciano i primi trasferimenti. I primi ragazzi vengono trasferiti la sera del 19 novembre intorno alle 23,30, circa 35, somali, vengono portati al centro di Guidonia, vicino Roma. Nei giorni a seguire si sono succeduti, senza nessun preavviso, gli altri trasferimenti quasi tutti in centri del sistema SPRAR, chi a Foggia, chi ad Agrigento, chi ad Acireale, chi a Gioiosa Ionica, chi a Riace, ecc.. Agli ultimi rimasti è andata peggio, sono stati trasferiti nell’inferno dell’affollatissimo CARA di Mineo, compresi, a quanto pare, quattro probabili minori per i quali era stato proposto ricorso avverso il negato riconoscimento della minore età.
Invece i 6 o 8 minori certi, che fino ad oggi, avevano inspiegabilmente condiviso gli spazi del Pala Nebiolo con gli adulti, solo all’ultimo sono stati trasferiti in comunità per Minori sul territorio. Il 30 novembre, finalmente si chiudono le porte del Pala Nebiolo e questa brutta pagina per la città
di Messina incapace di gestire l’emergenza e di fornire aiuto concreto a 182 migranti. Ancora sui giornali si continua a parlare dell’ordinanza di requisizione del villaggio “Le Dune”. La vera speranza è che comunque non serva più. Inoltre, a voler essere pignoli, di certo c’è che nessuno delle persone che arriva da quella tragedia ha bisogno del televisore in stanza, delle camere separate, e di essere mandati in un posto lussuoso ma lontano dal centro città, dai mezzi pubblici e dal calore umano. Di fatto, sono trascorsi venti giorni per un’ordinanza senza effetti. Intanto perché agli occhi di quei ragazzi abbiamo fallito (e loro nonostante le promesse sono stati inseriti chissà dove), poi perché il Prefetto comunque non aveva dato affatto il suo assenso al trasferimento ed infine perché con tutte le strutture pubbliche che ci sono, anche inutilizzate, nella città non si comprende perché ci si sia intestarditi sull’albergo turistico. Ci sono infatti buone vie di mezzo tra le prigioni libiche e i centri sovraffollati di Lampedusa e Pozzallo (che molti, quasi tutti loro, hanno conosciuto, portandone i segni) e per l’appunto le stanze di un albergo lussuoso nell’estrema periferia della città; vie di mezzo e alternative che potevano essere valutate e attuate in maniera immediata e diretta nell’emergenza scongiurando la costruzione della tendopoli.
Di fatto, però restano ancora le tende costruite sul campo a ricordarci che ancora col susseguirsi dei nuovi sbarchi, potranno esserci nuovi arrivi a Messina. Come saprà rispondere la città, dopo l’amara esperienza fatta per quasi due mesi?
In questa brutta pagina per la nostra città, c’è stata comunque una lieta vicenda quella di A. un ragazzo del Ghana che soccorso a Lampedusa, dopo due giorni al centro, è arrivato al Pala Nebiolo di Messina. Qui ha avuto la possibilità di giocare con una squadra di Rugby di Messina e la società ha ottenuto che restasse a giocare con loro, l’ha presentato ufficialmente e sta facendo le pratiche per il tesseramento. Almeno una storia speriamo stavolta, a lieto fine.

Redazione Borderline Sicilia