Sabato scorso, 16 novembre, numerosi cittadini pakistani originari del
Punjab che vivono nel CARA di Pian del Lago hanno manifestato davanti alla
Prefettura per contestare i numerosi dinieghi della Commissione alle richieste
di protezione dei loro connazionali. Per scongiurare la stessa sorte , temendo
che le decisioni della Commissione possano essere basate esclusivamente sulla
discriminante del luogo di provenienza, ( che non risulta essere interessato da
crisi umanitarie) , hanno chiesto che sia riconosciuta a tutti i cittadini del
Punjab presenti, la protezione internazionale di un anno.
Tale richiesta è certamente
fondata data la situazione di diffusa criminalità nelle regioni del nord ad opera
di bande armate, che il governo centrale pakistano in riesce a sedare, ed i continui attacchi aerei statunitensi con i
droni NATO che mietono centinaia di vittime fra i civili inermi, legittimati dalle
autorità locali in nome della lotta al terrorismo. Ma è anche un'iniziativa
significativa in quanto si è resa visibile alla città, poiché solitamente le
proteste sono confinate davanti al centro di Pian del Lago, che dista chilometri
dal centro abitato, e gli unici ad accorgersene sono quei cittadini che si trovano
a passare da quella zona.
Un'altra protesta ha avuto luogo lo scorso 18 novembre, questa volta ad
opera delle circa 200 persone costrette a vivere negli accampamenti, sorti a
ridosso del centro, a inscenare un blocco stradale davanti al CARA. Già da
tempo lamentano che la Commissione starebbe lavorando a rilento e che nelle
ultime settimane soltanto 3 persone sarebbero state accolte nel centro. Il
blocco stradale è durato circa 2 ore e mezzo, finché è stato concesso l’inserimento
nel centro a 10 di loro. La maggior parte di loro proviene dal Pakistan,
Bangladesh e Afghanistan, ed è in attesa di poter formalizzare la loro
richiesta di protezione internazionale e, in quanto indigenti, di essere
accolti in un centro di accoglienza. Ci sono, poi, persone che si ritrovano a
vivere per mesi negli accampamenti in attesa del rinnovo del permesso di
soggiorno, ed altre che, avendo ricevuto il diniego, attendono di avere una
nuova audizione davanti alla Commissione e, infine, alcuni casi “Dublino”.
Il CARA di Pian del Lago è già da tempo in sovrannumero, e sarebbe
importante che le autorità trovassero loro una sistemazione in altri centri. In
tal senso la Prefettura sta lavorando all'individuazione di nuove strutture di
accoglienza con una Convenzione valida fino al 31 dicembre 2013. Ci auguriamo
che presto queste persone abbiano una nuova sistemazione e confidiamo che i
criteri di individuazione dei nuovi centri da parte della Prefettura
corrispondano a buoni standard di accoglienza, che infine questa accoglienza
non termini il 31 dicembre prossimo.
Intanto la raccolta e distribuzione di indumenti invernali per
l’emergenza freddo che Borderline Sicilia ha promosso, e sta coordinando, a
Caltanissetta prosegue in collaborazione con l’associazione AGESCI, che ha accolto
immediatamente il nostro appello e si è attivata con tutte le proprie risorse:
diffondendo l'appello, mettendo a disposizione un punto di raccolta e
occupandosi dello smistamento e la distribuzione. Siamo già riusciti a consegnare
coperte, maglioni e generi alimentari ad uno degli accampamenti più piccoli, e
stiamo organizzando la distribuzione nell'accampamento più grande. Anche il parroco della Parrocchia di San
Domenico che abbiamo incontrato personalmente si è attivato nell'immediato, mentre
Caritas e Croce Rossa sembra si siano defilate. La Caritas di Caltanissetta ci
ha fatto sapere di essere impegnata con gli aiuti nelle Filippine, mentre la
presidente della Croce Rossa non ha risposto all’appello lanciatole con
riferimento alla situazione sanitaria dei migranti fuori e dentro il centro di
Pian del Lago.
L'iniziativa di una raccolta di indumenti e generi alimentari, oltre a
voler sostenere con un aiuto concreto coloro che si trovano in stato di
bisogno, è uno strumento di sensibilizzare e coinvolgimento della società
civile sul tema dell'immigrazione, nel valore della solidarietà. D'altra parte,
portare alle persone che vivono abbandonate negli accampamenti il risultato
concreto di questa partecipazione, significa dare loro anche il segno
dell'umanità e dell'empatia che si muove per colmare i vuoti lasciati dalle istituzioni.
Giovanna Vaccaro
Borderline Sicilia Onlus