martedì 19 novembre 2013

Caltanissetta: cresce il numero di migranti accampati all’esterno del centro di Pian del Lago nel ritardo delle istituzioni

La condizione dell’accoglienza a Caltanissetta sta ulteriormente degenerando e neanche il provvedimento di individuazione di nuove strutture di accoglienza riuscirà probabilmente a far fronte all’emergenza degli accampamenti in cui vivono quelle persone che attendono di fare richiesta di asilo o che non possono allontanarsi perché hanno impugnato il diniego e sono in attesa di un’altra audizione.



Sebbene secondo la questura e la prefettura la sottocommissione territoriale di Caltanissetta vanterebbe un ritmo di 40 audizioni a settimana,  i ragazzi degli accampamenti con cui abbiamo parlato ci dicono che, nelle ultime due settimane, la Commissione è stata attiva solo un giorno e che ha tenuto solo 8 audizioni.
In questo stesso arco di tempo, i nuovi ingressi presso il centro sono stati solo tre, e anche l'attività burocratica della Questura procede a rilento: i migranti accampati aspettano dalle 4 alle 6 settimane solo per essere iscritti in una lista su cui viene posto solo il loro nome, la data di nascita e la nazionalità; dopo altre 3-4 settimane vengono foto-segnalati seguendo l'ordine della lista, e solo a quel punto ricevono la convocazione per formalizzare la domanda di asilo. Ci raccontano che spesso l'Ufficio Immigrazione non rispetta gli orari di apertura e, a volte, apre alle 11 o anche alle 13, anziché alle 9. Ovviamente non viene data comunicazione di questo slittamento d’orario, ne' tanto meno una giustificazione. Intanto, chi è fuori aspetta al freddo e , se piove, anche sotto la pioggia. Peraltro fuori dal centro di Pian del Lago non c'è neanche una tettoria sotto cui ripararsi. A volte alcuni migranti provano anche a protestare contro questo trattamento degradante, ma temono eventuali  ripercussioni sulla loro regolarizzazione.

Intanto si trovano costretti a vivere per mesi e mesi negli accampamenti senza acqua, elettricità e nessun tipo di assistenza. Alcuni di loro vestono ancora indumenti estivi e molti calzano ancora le ciabatte perché non possono permettersi di comprarsi delle scarpe chiuse. Nessuno si preoccupa di assicurare loro uno screening sanitario, che sarebbe una garanzia anche per la salute pubblica. La Croce Rossa e la Caritas dispongono di medici volontari, ma nessuno di loro va negli accampamenti, neanche se direttamente sollecitati. Oggi un uomo ci ha raccontato che è diabetico e che da tre mesi non prende la terapia e accusa forti dolori allo stomaco.

Nell'accampamento vicino allo stadio, che è quello più grande, è possibile vedere già in lontananza la folla di persone. Ci dicono di essere in 160 e che ogni settimana arrivano almeno una decina di nuove persone. Solo tre settimane fa erano poco più di 100. Non si respira una bella atmosfera in questo accampamento: il numero di presenze inizia a pesare e la convivenza in quelle condizioni non deve essere facile. I diversi gruppi etnici  si sono spartiti le zone sottostanti la pista da Skate abbandonata e quelle di una piccola aerea in cui hanno montato delle tende; ciascun gruppo organizza la propria vita nel campo in autonomia.

La Redazione di Borderline Sicilia Onlus