giovedì 3 ottobre 2013

Lampedusa: la strage peggiore dell'ultimo decennio

Sarebbero in tutto 490 le persone coinvolte nel naufragio avvenuto nella notte a poche centinaia di metri dalla spiaggia dei Conigli di Lampedusa. Circa 150 mancano ancora all’appello, più di 90 i cadaveri finora recuperati dai sommozzatori, impegnati in queste ore nell’azione di  recupero dei migranti morti. Si cerca a 50 metri di profondità, cioè a circa mezzo miglio dalla costa. La camera iperbarica del poliambulatorio è allertata nella speranza che ci siano superstiti ancora in mare.

La dinamica del disastro. Si è trattato di un naufragio a largo dell’isola dei Conigli, in località Tabaccara. L’imbarcazione in avaria avrebbe iniziato a perdere carburante che si sarebbe riversato anche in mare. Forse nel tentativo di riaccendere il motore, a causa di una scintilla, il peschereccio avrebbe preso fuoco. I naufraghi, impauriti, avrebbero lasciato l’imbarcazione gettandosi in mare, nel tentativo di raggiungere la riva a nuoto, ma chi non sapeva nuotare non ce la fatta ed è annegato a poche decine di metri dalla battigia. I superstiti hanno raggiunto la spiaggia dei Conigli, dove fradici di acqua e carburante hanno cercato di accendere un fuoco nel tentativo di richiamare l’attenzione dei soccorsi.

I soccorsi. Intorno alle 5 del mattino una barca turistica con a bordo alcuni commercianti lampedusani intenti alla pesca, hanno sentito delle voci provenire dalla spiaggia dei Conigli. La scena che si è presentata ai loro occhi è stata agghiacciante. Cadaveri dappertutto e la spiaggia affollata di superstiti che chiedevano aiuto. Dopo avere prontamente allertato la Capitaneria di porto e le imbarcazioni di pescatori che si trovavano nei dintorni, il gruppo di Lampedusani ha prestato soccorso a circa 50 migranti imbarcandoli sul proprio natante, praticando ad alcuni la respirazione bocca a bocca.
Le squadre dei soccorsi sarebbero giunti sul luogo della strage soltanto dopo tre quarti d’ora dall’sos inviato dai commercianti lampedusani. Le motovedette della Guardia costiera e della Guardia di Finanza hanno recuperato prima gli altri superstiti, trasferendoli presso il molo di Lampedusa. Successivamente sono iniziate le attività di recupero dei cadaveri.

Le vittime. I 490 migranti, partiti dalla Libia, sono per la maggior parte di nazionalità eritrea. Fra di loro anche Somali e Siriani. Nel naufragio si registra la morte di molte donne e decine di bambini. Il loro numero è destinato a salire nelle prossime ore.

I superstiti. Sono decine le persone trasportate in ambulanza presso il poliambulatorio di Lampedusa. Quasi tutti i migranti accusano dolori addominali, a causa dell’ingestione di carburante, ed ipotermia. Nelle prime ore del mattina una bambina e due donne sono state trasferite in elisoccorso a Palermo. Una delle due donne è in stato di gravidanza, mentre l’altra ha subito un trauma toracico; entrambe accusano problemi respiratori. In tarda mattinata sono partiti alla volta dei nosocomi palermitani altri due uomini adulti eritrei. Si registra anche il trasferimento in elisoccorso di una donna siriana in compagnia della figlia minore, ma non si conoscono le ragioni.

A distanza di appena tre giorni dalla tragedia che si èconsumata sulle spiagge del ragusano l’ennesimo naufragio ci costringe a contare ancora morti su morti. Al dolore per le vittime si aggiunge la rabbia per il fatto che queste tragedie non sono disgrazie, ma solo ed esclusivamente il risultato e la conseguenza delle politiche di quest’Europa, che sulla pelle delle persone in fuga dai propri paesi sperimenta pratiche securitarie e omicide. Borderline Sicilia che da anni racconta queste stragi, ritiene il Governo italiano corresponsabile di queste e di tutte le altre morti in mare, frutto di uno sterminio che non deve essere in alcun modo accettato e che pretendiamo venga fermato con ogni mezzo.

La Redazione di Borderline Sicilia Onlus