sabato 24 agosto 2013

Nuovo centro per smistamento migranti a Priolo. Ancora una struttura dell’emergenza

Borderline Sicilia nei giorni scorsi ha visitato il nuovo centro per immigrati in Contrada Mostringiano a Priolo, luogo ameno, forse una struttura ponte, gestito senza alcuna convenzione con la prefettura o con il comune.
I responsabili della struttura appartengono all’associazione onlus Papa Francesco di Priolo, i quali nei primi giorni di agosto di quest’anno hanno formalizzato alla prefettura di Siracusa la loro disponibilità all’accoglienza, sperando in un bando di gara che potesse accreditarli in seguito come centro per minori e soggetti vulnerabili. 
Ma ad oggi, denuncia l’associazione, nessuna formalizzazione è avvenuta, né tanto meno sono stati soggetti a controlli prima di iniziare l’attività di prima accoglienza. Semplicemente a partire dall’8 agosto sono state collocate di fatto le prime persone da parte della prefettura. Dunque, nessun protocollo d’intesa né una convenzione, anche solo temporanea, diversamente per esempio dall’Umberto I di Siracusa nel quale la convenzione tra ente gestore e prefettura riguarda il singolo sbarco. Soltanto nel corso della nostra visita i responsabili della struttura hanno ricevuto la comunicazione ufficiale dell’apertura di un tavolo di confronto e la disponibilità istituzionale a fornire loro l’adeguato supporto.
Originariamente la struttura era sede di un istituto di vigilanza. Si tratta di una piccola villetta a due piani che la Onlus ha rimesso a nuovo con tanto di mobilio, pareti colorate e tettoia esterna. Può ospitare fino a 125 persone, sebbene nei giorni scorsi abbiano accolto “in via del tutto eccezionale” diversi nuclei familiari, dislocati in 3 tende che la Protezione Civile ha sistemato all’esterno nell’area antistante la villetta, e che l’associazione ha dovuto a proprie spese attrezzare, anche grazie al contributo della popolazione locale. La direzione del centro ci tiene a sottolineare che le tende non sono al momento in uso, e che al momento sono presenti 50 minori non accompagnati e 10 donne con prole al seguito. Uno di questi, piccolissimo, comincia a fare i primi passi nel corridoio al pian terreno.
Incontriamo diversi minori, alcuni egiziani, altri somali ed eritrei. Sono ragazzi appena adolescenti e con loro facciamo quattro chiacchiere. Ci sembrano tranquilli; si divertono a dare una mano agli operatori del centro e  nell’intrattenere i visitatori che attendono di parlare con i responsabili. Alcuni dei ragazzi parlano un po’ di italiano; tutti sono curiosi e vogliono imparare. Il rapporto con gli operatori appare ottimo, e sono gli operatori stessi, anche senza specifica qualifica, a dare loro lezioni di lingua.
Il personale impegnato nella struttura è composto da 8 operatori, un assistente sociale, un mediatore in servizio il pomeriggio per un paio di ore, due ausiliari addetti alla cucina ed un manutentore. Non è presente personale sanitario, né è prevista la figura di un legale.
Da quanto ci riferisce la direzione, solo per alcuni dei minori non accompagnati sono state aperte le tutele cioè quelli provenienti dall'Umberto I di Siracusa,  ma con i tutori, tutti soggetti privati, non sempre è possibile comunicare. Inoltre veniamo informati che non tutti i ragazzi hanno un tutore, in particolare i minori provenienti dagli ultimi arrivi via mare presso il Porto Palo di Capo Passero.
La direzione ci mette a conoscenza di alcune preoccupazioni legate alle prassi amministrative adottate dalle istituzioni:  spesso il collocamento dei migranti nell’imminenza dell’arrivo via mare viene fatto senza liste di presenze e dunque tocca a loro elaborarle e poi comunicarle alla competente questura;  spesso la comunicazione del trasferimento  dei migranti presso la loro struttura avviene in tempi ristretti che non permettono una adeguata preparazione dell’accoglienza. L’associazione lamenta, inoltre, gravi difficoltà dal punto di vista sanitario. Al momento del trasferimento degli ospiti la Onlus ricorre all’intervento di un pediatra di fiducia che provvede alle visite sui bambini, ma tutto ciò esula dai protocolli istituzionali dell’accoglienza. La notte prima della nostra visita, per esempio, un ospite si è sentito male, per cui i responsabili hanno contattato il servizio sanitario locale, richiesto un’autoambulanza, senza ricevere alcuna risposta; si sono pertanto rivolti alla Guardia Medica di Priolo, il cui medico di turno non poteva raggiungere la loro struttura autonomamente, motivo per cui un volontario della struttura è andato a prendere il medico e lo ha condotto presso la struttura. Al ragazzo sarebbe stata diagnosticata la sifilide, ma il dottore della Guardia Medica si sarebbe rifiutato di rilasciare apposita certificazione perché, secondo il racconto fornito dai responsabili del centro, sarebbero  stati necessari ulteriori approfondimenti medici non possibili in quel momento. E’ rimasto, a detta della direzione, un problema dei gestori della struttura tanto la sistemazione del ragazzo quanto il trattamento eventuale della patologia riscontrata. I responsabili della gestione ci riferiscono inoltre che alcuni ragazzi trasferiti presso la loro struttura dall’Umberto I sono arrivati affetti dalla scabbia, contratta durante i mesi di accoglienza a Siracusa, senza che nessuno abbia loro comunicato la situazione sanitaria dei minori. A causa di ciò la direzione non ha potuto nell’immediatezza mettere in atto le necessarie prassi igieniche per evitare il rischio di contagio delle infezioni agli altri ospiti.
Nel corso della conversazione i referenti dell’associazione ci raccontano una storia curiosa e preoccupante. Ci riferiscono che lo scorso 17 agosto la Onlus avrebbe ricevuto una comunicazione dell’imminente arrivo presso la struttura di un pullman sul quale da Porto Palo di Capo Passero  venivano trasferiti una sessantina di Eritrei, tra i quali diverse madri e 10 minori non accompagnati. Il pullman, scortato dalle Forze dell’Ordine, non è mai arrivato presso la struttura. Il direttore ci racconta di essersi trovato per strada sulla propria automobile verso le 19 e di aver notato i lampeggianti della Polizia impegnata in un posto di blocco. A quanto sembra sul pullman in questione sarebbero riusciti a salire di propria iniziativa una ventina di Somali adulti, i quali lungo il tragitto avrebbero intimato all’autista di effettuare una sosta, minacciando del male ad un passeggero bambino. Una volta aperte le porte del pullman tutti i passeggeri si sarebbero dati alla fuga, minori compresi.
A detta della direzione, nel mese di agosto sono tanti i minori stranieri non accompagnati che si sarebbero allontanati dalla struttura, soprattutto quelli di origine siriana.
La testimonianza dell’ente gestore del centro di Priolo dimostra ancora una volta come la prassi emergenziale sia prevalente nel sistema di accoglienza italiano, l’unica forma mentis, a fronte di una  popolazione civile che piano piano si apre all’immigrazione con comprensione e spirito umanitario soprattutto nei confronti dei minori. Ad esito della nostra visita la situazione di Priolo è stata attenzionata tanto l’Acnur quanto dalla Croce Rossa e Save the Children, per cercare di garantire un’accoglienza nel rispetto dei diritti umani e della legge.

La Redazione di Borderline Sicilia Onlus