domenica 21 luglio 2013

Lampedusa: parla un eritreo della protesta

„Grazie per averci invitati. Abbiamo sopravvissuto un viaggio duro, molti hanno perso amici o fratelli, e diciamo grazie per averci salvato la vita. Diciamo anche grazie a Dio, siamo molto religiosi. Noi sappiamo che i nostri parenti ed amici che stanno per esempio a Roma si trovano in situazioni difficili, quindi non vogliamo dare le impronte per non dover rimanere in Italia.
Siamo stati 10 giorni nel centro di accoglienza senza aver una risposta delle nostre richieste.
Gli abbiamo dato i nostri nomi e delle foto, perché ci hanno detto che saremmo trasferiti subito, ma non è successo. In più ci hanno negati tutti i servizi come cure mediche per chi stava male, solo perché non abbiamo dato le impronte. Non stiamo chiedendo qualcosa da mangiare, vogliamo solo stare in un paese sicuro dove i nostri diritti vengono rispettati. Sappiamo anche che arrivare in Sicilia non significa che possiamo evitare di dare le impronte. Al nome dei migranti chiediamo di non essere divisi per non perdere la forza e di lasciarci andare lì dove vogliamo chiedere asilo politico.
Vorremmo che tutti sentano ciò che stiamo dicendo, vi preghiamo di sostenerci nella nostra protesta e darci la mano.”


Lampedusa, Area Marina Protetta
Tradotto di voce da Dagmawi Yimer
Redazione Borderline Sicilia