venerdì 29 marzo 2013

Dignità - Diario tunisino del Forum Sociale Mondiale a Tunisi


Diario Tunisino, seconda parte
Di Francesca di Pasquale, Laboratorio Zeta
Ieri a Gafsa - la città dell’interno da dove è partita la rivoluzione tunisina - c’è stato l’ennesimo scontro fra minatori e polizia. In seguito alle operazioni di reclutamento della compagnia mineraria nazionale e dopo la consueta selezione degli operai non sindacalizzati, è partita la protesta. Che qua significa subito scontro violento e assetto da guerra: come già altre volte minatori e popolazione in strada hanno avuto la meglio, la polizia si è ritirata e sembra che la selezione dei lavoratori sia stata rivista. Uno stand con le tute dei minatori in catene cerca di attirare l’attenzione degli attivisti al campus dove si svolge il FSM; ma degli scontri di ieri si parla poco o niente. 

Mi racconta di Gafsa un gruppo di anarchici tunisini ed europei che ha conquistato una piccola area all’interno del campus. Contestano l’operazione di maquillage del governo islamista attraverso il social forum e che regala ad Ennahda l’immagine di partito democratico e inclusivo. Chi ci ospita a Tunisi ieri è scappato dal workshop al quale stava assistendo, perché era “pieno di governativi”. 25 anni, studente di psicologia è uno degli animatori dello Psycho Club, associazione studentesca che da tre anni lotta non soltanto per le condizioni degli studenti universitari ma anche  per inserire la pratica della psicologia in Tunisia nelle dinamiche sociali e nello stesso processo rivoluzionario.

Eppure Ennahda non è l’unica presenza governativa a questo Social Forum. Vi sono diversi segnali di un progressivo e generale slittamento verso l’istituzionalizzazione dell’attivismo. Vado allo stand del Brasile, uno dei pochi spazi dove c’è una buona connessione internet, elemento che chiaramente garantisce un costante flusso di persone. Alla casa brasiliana è tutto molto efficiente, ben organizzato, dinamico. Con le sue ‘cartografias’ per comprendere le dinamiche politiche e sociali del 21° secolo, l’associazione brasiliana GRAP dà un contributo rilevante al dibattito e fornisce strumenti di analisi innovativi. La presenza brasiliana al FSM è sponsorizzata direttamente dal governo, attraverso una operazione molto attraente per studiosi e attivisti, seguita in diretta dalla TV brasiliana. La parte sudamericana del BRICS continua ad avere un ruolo di primo piano in Nord Africa, come già nella Libia di Gheddafi.
Anche l’Arabia Saudita, “regno dell’umanità”, ha dato il suo contributo donando tende per il Campus. La dotazione di tende arriva anche dall’ACNUR e vederle ovunque fra gli stand del Campus è a dir poco spiazzante. Perché le ‘case’ dei rifugiati siano qua, per gli attivisti e le associazioni, è inspiegabile, a patto di non voler attribuire anche all’agenzia delle Nazioni Unite intenti ‘pubblicitari’ fra i non governativi. Ad ogni modo quelle stesse tende erano state negate ai rifugiati di Choucha che ne avevano fatto richiesta. La loro delegazione al FSM è riuscita ad entrare dentro il Campus: a differenza di tutti gli altri movimentisti che urlano slogan, loro non hanno altoparlanti, solo i loro lenzuoli pieni di domande. E la domanda principale è rivolta all’ACNUR: perché non esistiamo nel vostro “sistema di protezione”?
Francesca Di Pasquale, Laboratorio Zeta









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