Il centro di
prima accoglienza a Lampedusa
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la Repubblica, di ALESSANDRA ZINITI- Dopo le tensioni di lunedì pomeriggio tra somali ed eritrei
degenerate in rissa, questa mattina gli extracomunitari si sono affrontati tra
di loro per contendersi i pochi posti previsti per il trasferimento sulla
terraferma a bordo della nave arrivata oggi dopo 13 giorni. Il sindaco Giusi
Nicolini: "Qui ci sono ancora 763 profughi, 80 dei quali minori, in un
centro che ha solo 300 posti letto agibili"
Ancora tensione alta a Lampedusa dopo la rissa al centro di accoglienza che lunedì pomeriggio ha provocato il ferimento di sette profughi. Questa mattina nuovi tafferugli tra migranti si sono verificati per le strade di Lampedusa. La tensione è salita quando gli extracomunitari hanno appreso che era arrivata la nave e che alcuni di loro sarebbero stati imbarcati per i trasferimenti.
Gli scontri sono avvenuti davanti agli isolani. "E' una situazione
insostenibile, siamo stanchi e preoccupati, siamo tornati ai tempi del governo
Berlusconi", dice il presidente dell'associazione albergatori Totò
Martello.
Martello segnala che nel centro di Lampedusa ci sono circa 850 migranti "liberi di muoversi perchè non c'e alcun controllo, anche perchè al comando dei carabinieri ci sono una trentina di militari che non possono fare fronte da soli contro questa nuova emergenza". Nella nave dovrebbero essere imbarcati 48 migranti.
"Anche queste persone sono stanche e i tafferugli sono esplosi per chi doveva salire sull'imbarcazione dopo settimane di attesa - afferma Martello - Non vedevamo la nave da 13 giorni".
Lunedi pomeriggio invece i profughi si erano presi a sassate e a colpi di bastone mentre giocavano a calcio: somali contro eritrei. Una sorta di "guerra" tra profughi come, nelle ultime settimane, se ne sono verificate diverse: alla fine in sette hanno dovuto ricorrere alle cure dei medici del poliambulatorio di Lampedusa mentre i carabinieri cercavano di riportare la calma al centro di
Martello segnala che nel centro di Lampedusa ci sono circa 850 migranti "liberi di muoversi perchè non c'e alcun controllo, anche perchè al comando dei carabinieri ci sono una trentina di militari che non possono fare fronte da soli contro questa nuova emergenza". Nella nave dovrebbero essere imbarcati 48 migranti.
"Anche queste persone sono stanche e i tafferugli sono esplosi per chi doveva salire sull'imbarcazione dopo settimane di attesa - afferma Martello - Non vedevamo la nave da 13 giorni".
Lunedi pomeriggio invece i profughi si erano presi a sassate e a colpi di bastone mentre giocavano a calcio: somali contro eritrei. Una sorta di "guerra" tra profughi come, nelle ultime settimane, se ne sono verificate diverse: alla fine in sette hanno dovuto ricorrere alle cure dei medici del poliambulatorio di Lampedusa mentre i carabinieri cercavano di riportare la calma al centro di
accoglienza. Ma la situazione a Lampedusa resta di assoluta
emergenza. Dice il sindaco Giusi Nicolini: "Qui ci sono ancora 763
profughi, 80 dei quali minori, in un centro che ha solo 300 posti letto
agibili. Queste persone, lo denunciamo da tempo, vivono in condizioni di
gravissimo disagio adesso accentuate anche dal freddo e dall'inverno. Stanno lì
da settimane, da mesi, semireclusi, non hanno nulla da fare, spesso si
ubriacano e quello che è successo ieri sera è successo anche altre volte.
Chiamerò di nuovo il ministro dell'Interno Cancellieri per chiedere un
intervento immediato. Non possono lasciarci soli".
A denunciare l'ultimo episodio di violenza all'interno del centro di accoglienza di Lampedusa è stato padre Moses Zerai, direttore dell'agenzia Habeschia che tiene i contatti con i profughi dell'area subsahariana. Ha ricevuto una telefonata da una donna ospite del centro che gli ha chiesto aiuto dicendo di avere paura perché i circa 300 somali presenti avevano attaccato i circa 60 eritrei ed etiopi di fede cristiana con bottiglie, coltelli e sbarre di ferro.
Il sacerdote chiede ora alle autorità italiane di intervenire immediatamente separando i due gruppi in lotta. "Nessuno degli ospiti deve essere messo in pericolo di vita - dice padre Zerai -, le donne eritree ed etiopi per paura di aggressione si rifiutano di entrare nel centro, le autorità devono assumersi fino in fondo le loro responsabilità di proteggere queste persone, e togliere ogni focolaio di intolleranza o discriminazione per motivi religiosi. Non è accettabile che in un centro sotto tutela del Ministero dell'Interno accadano cose simili, che nessuno riesca a prevedere queste situazioni frutto anche del sovraffollamento e pessime condizione di vita in questo centro di Lampedusa. Facciamo appello che il governo intervenga subito per evitare ogni pericolo a tutti richiedenti asilo internati in questo centro".
A denunciare l'ultimo episodio di violenza all'interno del centro di accoglienza di Lampedusa è stato padre Moses Zerai, direttore dell'agenzia Habeschia che tiene i contatti con i profughi dell'area subsahariana. Ha ricevuto una telefonata da una donna ospite del centro che gli ha chiesto aiuto dicendo di avere paura perché i circa 300 somali presenti avevano attaccato i circa 60 eritrei ed etiopi di fede cristiana con bottiglie, coltelli e sbarre di ferro.
Il sacerdote chiede ora alle autorità italiane di intervenire immediatamente separando i due gruppi in lotta. "Nessuno degli ospiti deve essere messo in pericolo di vita - dice padre Zerai -, le donne eritree ed etiopi per paura di aggressione si rifiutano di entrare nel centro, le autorità devono assumersi fino in fondo le loro responsabilità di proteggere queste persone, e togliere ogni focolaio di intolleranza o discriminazione per motivi religiosi. Non è accettabile che in un centro sotto tutela del Ministero dell'Interno accadano cose simili, che nessuno riesca a prevedere queste situazioni frutto anche del sovraffollamento e pessime condizione di vita in questo centro di Lampedusa. Facciamo appello che il governo intervenga subito per evitare ogni pericolo a tutti richiedenti asilo internati in questo centro".