venerdì 5 ottobre 2012

NEWSLETTER Siciliamigranti - settembre 2012

· L’ennesima strage nel Mediterraneo: 80 tra morti e dispersi a Lampione 
· Fermiamo la strage nel Mediterraneo, proteste in Europa e in Tunisia. 
· Minacce a Giusi Nicolini e tentativi di intimidazione agli antirazzisti a Lampedusa
· Sempre alta la tensione nei centri in Sicilia.

L’ennesima strage nel Mediterraneo: 80 dispersi a Lampione.
Erano partiti in 136 da Sfax, in Tunisia. Ma a Lampedusa sono arrivati soltanto in 56. La notte del sei settembre si è consumata l’ennesima strage nel mare vicino a Lampedusa. I superstiti hanno raccontato di aver imbarcato acqua fino a quando la barca non è affondata. In 56 sono riusciti a salvarsi trovando appiglio allo scoglio disabitato di Lampione, distante 10 miglia da Lampedusa. Ma subito dopo sono cominciati a circolare dubbi tra le autorità italiane sul fatto che si sia trattato di un naufragio, ipotizzando che i migranti siano stati lasciati in mare da chi li aveva condotti fino a lì. Ad oggi sono stati rinvenuti cinque cadaveri, ma nessuna traccia dell’imbarcazione. Intanto i  parenti dei dispersi denunciano che nonostante la chiamata d’aiuto alle autorità italiane i mezzi di soccorso sarebbero partiti troppo tardi.

Oltre la vicenda tragica di Lampione, anche settembre è stato un mese di arrivi, sia a Lampedusa



Fermiamo la strage nel Mediterraneo, proteste in Europa e in Tunisia.
Quella del sei settembre è l’ultima delle innumerevoli stragi che continuano a consumarsi nel Mediterraneo. Il numero dei morti e dei dispersi dell’ultimo naufragio si va ad aggiungere al già altissimo numero di migranti morti o dispersi contati dall’inizio del 2012: da gennaio a settembre 270 morti e dispersi nel solo canale di Sicilia. Nello stesso periodo si contano 464 morti e dispersi in tutto il Mediterraneo, 2.352 soltanto nel corso del 2011: vite sparite nel nulla.
Dopo il naufragio di Lampione, le famiglie dei dispersi sono scese in piazza in Tunisia, e la protesta è montata presto in tutto il paese  con uno sciopero generale a El Fahs e diverse manifestazioni in varie città, in cui si chiedeva che venissero fatte le ricerche dei corpi, reclamando il diritto ad avere notizie dei propri cari. Le proteste riflettono anche il malcontento che serpeggia dopo la rivoluzione. Non si accetta il fatto che dopo tutto il sangue versato per ottenere la libertà dal regime di Ben Alì, i giovani che vogliono andare via dal paese sono costretti ancora a rischiare la vita in mare. In quei giorni sono state organizzate sia in Francia che in Tunisia diverse iniziative di sensibilizzazione e di commemorazione. Il Forum antirazzista di Palermo ha partecipato con una manifestazione a cui era presente anche il fratello di uno dei ragazzi inghiottiti dal mare. 

L’intervista a Imed kamoun, fratello di uno dei dispersi:

  
Minacce a Giusi Nicolini e tentativi di intimidazione agli antirazzisti a Lampedusa.
Gall: Gruppo Armato Lampedusa Libera, questa la sigla che ha firmato la rivendicazione in pieno stile mafioso, dell’incendio appiccato ad una barca che l’associazione Askavusa aveva recuperato per costituire un luogo della memoria sull’isola. Già giorni prima, avevamo assistito ad un becero e squallido attacco alla sindaca di Lampedusa, Giusi Nicolini, che dopo la strage di Lampione, in un’intervista  ad Adnkronos aveva detto: "ci auguriamo che gli sbarchi ci siano!", perchè vuol dire che le persone arriverebbero vive. Dopo queste dichiarazioni, su un sito internet si sono scatenati insulti razzisti e fascisti insieme ad esplicite minacce di morte. Borderline Sicilia esprime solidarietà e vicinanza all'associazione Askavusa e alla sindaca Giusi Nicolini.

 


Sempre alta la tensione nei centri in Sicilia.
Le rivolte e i tentativi di fuga dai centri sono ormai quasi cronaca quotidiana. Questo mese siamo tornati nel Cara di Salina Grande, che nei mesi scorsi era stato teatro di scontri anche al suo interno; ciò ha comportato una massiccia militarizzazione del Cara, nonostante si tratti di un centro per richiedenti asilo.

Al Cie di Caltanissetta, riaperto da poco, c’è stata una rivolta, seguita da una fuga, e due arresti. I migranti denunciano le condizioni inaccettabili del centro.

E le rivolte continuano anche all’interno del Cspa di Pozzallo, che è di fatto diventato un vero e proprio centro di detenzione per i tunisini che arrivano a Lampedusa e che vengono poi respinti collettivamente. Le ultime due rivolte, seguite da numerosi arresti tra fine agosto e i primi di settembre. E l’ingresso all’hangar continua ad essere vietato anche alle organizzazioni di Praesidium, nonostante la convenzione con il ministero dell’interno.


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