· Fermiamo la strage nel Mediterraneo, proteste in Europa e in Tunisia.
· Minacce a Giusi Nicolini e tentativi di intimidazione agli antirazzisti a Lampedusa
· Sempre alta la tensione nei centri in Sicilia.
L’ennesima strage nel Mediterraneo: 80 dispersi a Lampione.
Erano partiti in 136 da Sfax, in Tunisia. Ma a
Lampedusa sono arrivati soltanto in 56. La notte del sei settembre si è
consumata l’ennesima strage nel mare vicino a Lampedusa. I superstiti hanno
raccontato di aver imbarcato acqua fino a quando la barca non è affondata. In 56
sono riusciti a salvarsi trovando appiglio allo scoglio disabitato di Lampione,
distante 10 miglia da Lampedusa. Ma subito dopo sono cominciati a circolare
dubbi tra le autorità italiane sul fatto che si sia trattato di un naufragio,
ipotizzando che i migranti siano stati lasciati in mare da chi li aveva
condotti fino a lì. Ad oggi sono stati rinvenuti cinque cadaveri, ma nessuna
traccia dell’imbarcazione. Intanto i parenti dei dispersi denunciano che nonostante
la chiamata d’aiuto alle autorità italiane i mezzi di soccorso sarebbero
partiti troppo tardi.
Oltre la vicenda tragica di Lampione, anche
settembre è stato un mese di arrivi, sia a Lampedusa
che nella Sicilia
orientale: http://siciliamigranti.blogspot.it/2012/09/sbarcati-35-migranti-siracusa.html
Fermiamo
la strage nel Mediterraneo, proteste in Europa e in Tunisia.
Quella del sei settembre è l’ultima delle
innumerevoli stragi che continuano a consumarsi nel Mediterraneo. Il numero dei
morti e dei dispersi dell’ultimo naufragio si va ad aggiungere al già altissimo
numero di migranti morti o dispersi contati dall’inizio del 2012: da gennaio a
settembre 270 morti e dispersi nel solo canale di Sicilia. Nello stesso periodo
si contano 464 morti e dispersi in tutto il Mediterraneo, 2.352 soltanto nel
corso del 2011: vite sparite nel nulla.
Dopo il naufragio di Lampione, le famiglie dei dispersi
sono scese in piazza in Tunisia, e la protesta è montata presto in tutto il
paese con uno sciopero generale a El
Fahs e diverse manifestazioni in varie città, in cui si chiedeva che venissero
fatte le ricerche dei corpi, reclamando il diritto ad avere notizie dei propri
cari. Le proteste riflettono anche il malcontento che serpeggia dopo la
rivoluzione. Non si accetta il fatto che dopo tutto il sangue versato per
ottenere la libertà dal regime di Ben Alì, i giovani che vogliono andare via
dal paese sono costretti ancora a rischiare la vita in mare. In quei giorni sono
state organizzate sia in Francia che in Tunisia diverse iniziative di
sensibilizzazione e di commemorazione. Il Forum antirazzista di Palermo ha partecipato
con una manifestazione a cui era presente anche il fratello di uno dei ragazzi
inghiottiti dal mare.
http://siciliamigrants.blogspot.it/2012/09/fermiamo-la-strage-nel-mediterraneo.html (in
lingua tedesca ma con delle foto)
L’intervista a Imed kamoun, fratello di uno dei
dispersi:
Minacce a
Giusi Nicolini e tentativi di intimidazione agli antirazzisti a Lampedusa.
Gall: Gruppo Armato
Lampedusa Libera, questa la sigla che ha firmato la rivendicazione in pieno
stile mafioso, dell’incendio appiccato ad una barca che l’associazione Askavusa
aveva recuperato per costituire un luogo della memoria sull’isola. Già giorni
prima, avevamo assistito ad un becero e squallido attacco alla sindaca di
Lampedusa, Giusi Nicolini, che dopo la strage di Lampione, in un’intervista ad Adnkronos aveva detto: "ci auguriamo che gli sbarchi ci
siano!", perchè vuol dire che le persone
arriverebbero vive. Dopo queste dichiarazioni, su un sito internet
si sono scatenati insulti razzisti e fascisti insieme ad esplicite minacce di
morte. Borderline Sicilia esprime solidarietà e vicinanza all'associazione
Askavusa e alla sindaca Giusi Nicolini.
Sempre
alta la tensione nei centri in Sicilia.
Le rivolte e i tentativi
di fuga dai centri sono ormai quasi cronaca quotidiana. Questo mese siamo
tornati nel Cara di Salina Grande, che nei mesi scorsi era stato teatro di scontri
anche al suo interno; ciò ha comportato una massiccia militarizzazione del
Cara, nonostante si tratti di un centro per richiedenti asilo.
Al Cie di
Caltanissetta, riaperto da poco, c’è stata una rivolta, seguita da una fuga, e
due arresti. I migranti denunciano le condizioni inaccettabili del centro.
E le
rivolte continuano anche all’interno del Cspa di Pozzallo, che è di fatto
diventato un vero e proprio centro di detenzione per i tunisini che arrivano a
Lampedusa e che vengono poi respinti collettivamente. Le ultime due rivolte,
seguite da numerosi arresti tra fine agosto e i primi di settembre. E
l’ingresso all’hangar continua ad essere vietato anche alle organizzazioni di
Praesidium, nonostante la convenzione con il ministero dell’interno.
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