L’intensificazione dei controlli esterni all’interno del centro potrebbe essere dovuta ai frequenti scontri di cui eravamo già stati testimoni nei mesi passati che sono sfociati in una vera e propria rivolta lo scorso luglio. Salina Grande e il suo centro di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo erano già stati scenario di scontri sia tra i richiedenti asilo che tra questi e le forze dell’ordine. Lo scorso luglio invece siamo stati avvisati di una vera e propria rivolta, sedata addirittura con lacrimogeni lanciati all’interno del centro di accoglienza. La causa scatenante sarebbe dovuta alla frustrazione continua dei richiedenti asilo che permangono mesi o anni all’interno di una struttura che più volte è stata definita come inappropriata[1]. Con il passare del tempo le condizioni sono ulteriormente peggiorate e come se tutto questo non bastasse lo scontento si è acuito a causa del diverso trattamento che viene riservato a determinati richiedenti asilo rispetto ad altri. È innegabile che vi siano casi risolti prima di altri, domande di asilo accolte in tempo relativamente breve, in correlazione con il paese di provenienza del migrante che richiede protezione internazionale, ma è inammissibile che questa discriminazione venga inasprita anche dal trattamento discriminatorio che alcuni operatori del centro hanno nei confronti di certi ospiti. Nell’ultimo anno era scoppiato il caso dell’”invasione” nordafricana che si era risolta con un’estenuante vessazione dei tunisini presenti nel C.A.R.A; questa volta di migranti provenienti dalla Tunisia ne troviamo pochi, alcuni dei quali proveniente dal CIE di Vulpitta.
Oltre al
rafforzamento del controllo da parte delle forze dell’ordine troviamo un’altra
novità: la struttura di proprietà della curia
-dove alloggiavano parecchi migranti e richiedenti asilo in attesa del
tesserino per entrare nel centro di accoglienza - è stata chiusa e murata
affinchè nessuno possa può trovarvi riparo. Non si conosce il motivo di questa
decisione, anche se non è difficile credere che si tratti di una ritorsione nei
confronti di quei migranti che vi alloggiavano e che spesso si dividevano il
pasto con i richiedenti asilo del C.A.R.A. . Resta comunque il problema dei
migranti e richiedenti asilo che permangono fuori dal centro di Salinagrande
nelle fabbriche abbandonate che circondano tutta l’aria delle saline, dove si
vedono lenzuola, coperte e oggetti personali che testimoniano che queste
strutture fatiscenti siano abitate.