martedì 18 settembre 2012

Salina Grande - report del 15/09/2012

Tornate a Salina Grande dopo un periodo di assenza notiamo subito che il clima è molto più teso di come lo avevamo lasciato a giugno. Oltre alla solita camionetta dei Carabinieri, troviamo all’interno della struttura anche diversi militari e un veicolo della Guardia di Finanza. Non è difficile capire che questa atmosfera desolante all’interno del C.A.R.A più che agli acquazzoni di fine estate sia da attribuire a questa fitta presenza delle forze dell’ordine che vediamo passare e ripassare nel cortile esterno.
L’intensificazione dei controlli esterni all’interno del centro potrebbe essere dovuta ai frequenti scontri di cui eravamo già stati testimoni nei mesi passati che sono sfociati in una vera e propria rivolta lo scorso luglio. Salina Grande e il suo centro di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo erano già stati scenario di scontri sia tra i richiedenti asilo che tra questi e le forze dell’ordine. Lo scorso luglio invece siamo stati avvisati di una vera e propria rivolta, sedata addirittura con lacrimogeni lanciati all’interno del centro di accoglienza. La causa scatenante sarebbe dovuta alla frustrazione continua dei richiedenti asilo che permangono mesi o anni all’interno di una struttura che più volte è stata definita come inappropriata[1].  Con il passare del tempo le condizioni sono ulteriormente peggiorate e come se tutto questo non bastasse  lo scontento si è acuito a causa del diverso trattamento che viene riservato a determinati richiedenti asilo rispetto ad altri. È innegabile che vi siano casi risolti prima di altri, domande di asilo accolte in tempo relativamente breve, in correlazione con il paese di provenienza del migrante che richiede protezione internazionale, ma è inammissibile che questa discriminazione venga inasprita anche dal trattamento discriminatorio che alcuni operatori del centro hanno nei confronti di certi ospiti. Nell’ultimo anno era scoppiato il caso dell’”invasione” nordafricana che si era risolta con un’estenuante vessazione dei tunisini presenti nel C.A.R.A; questa volta di migranti provenienti dalla Tunisia ne troviamo pochi, alcuni dei quali proveniente dal CIE di Vulpitta.
Oltre al rafforzamento del controllo da parte delle forze dell’ordine troviamo un’altra novità: la struttura di proprietà della curia -dove alloggiavano parecchi migranti e richiedenti asilo in attesa del tesserino per entrare nel centro di accoglienza - è stata chiusa e murata affinchè nessuno possa può trovarvi riparo. Non si conosce il motivo di questa decisione, anche se non è difficile credere che si tratti di una ritorsione nei confronti di quei migranti che vi alloggiavano e che spesso si dividevano il pasto con i richiedenti asilo del C.A.R.A. . Resta comunque il problema dei migranti e richiedenti asilo che permangono fuori dal centro di Salinagrande nelle fabbriche abbandonate che circondano tutta l’aria delle saline, dove si vedono lenzuola, coperte e oggetti personali che testimoniano che queste strutture fatiscenti siano abitate.