venerdì 21 settembre 2012

Palermo, marcia in ricordo delle vittime del Mediterraneo

Da Redattore Sociale - Corteo composto e silenzioso a Palermo organizzato dalle associazioni aderenti al Forum antirazzista. Imed Kamoun, fratello di Bilel, uno dei dispersi nel naufragio: “Vi chiedo di cercare i 77 dispersi”
PALERMO – Un corteo composto e silenzioso per dire basta a tutte le vittime di migranti annegati nel Mediterraneo mentre affrontavano con mezzi di fortuna la traversata verso le coste italiane. Tutte le associazioni aderenti al Forum antirazzista di Palermo si sono unite al grido di dolore e di protesta, partito dalla Tunisia, chiedendo di fare luce sull’ultima tragedia avvenuta lo scorso 6 settembre. A guidare il corteo, con un grande striscione nero, listato a lutto, c’era anche Imed Kamoun, fratello di Bilel, uno dei dispersi dell’ultimo naufragio.
Imed Kamoun, sposato con una tedesca conosciuta in Tunisia, vive e lavora ad Amburgo ed è giunto a Palermo da una settimana proprio per sensibilizzare gli italiani e chiedere al governo di continuare le ricerche di tutti i dispersi in mare.
I manifestanti, muniti di diversi striscioni con la scritta in lingua italiana e araba “Fermiamo la strage nel Mediterraneo”, partiti dal porticciolo turistico della Cala hanno poi proseguito fino a piazza Politeama.
Dopo l’ultima tragedia, alcuni giorni fa, le famiglie dei tunisini dispersi sono scese, infatti, in piazza a El Fahs, reclamando il loro diritto ad avere notizie dei propri cari. Sono seguite poi ancora in Tunisia e in Francia diverse iniziative di sensibilizzazione e di commemorazione ma senza sortire nessuno effetto.

In seguito al naufragio del 6 settembre vicino l’isola di Lampione del barcone che trasportava 136 tunisini, si contano 77 dispersi e 3 morti.
I superstiti della tragedia sono 57 e raccontano dell’affondamento della barca. Nessuno ancora ha chiarito che fine hanno fatto tutte le persone che mancano e che, secondo le testimonianze, sarebbero salpate dalla Tunisia.
Il numero dei dispersi si va purtroppo ad aggiungere al già altissimo numero di migranti morti: da gennaio a settembre sono 270 morti nel canale di Sicilia.
Nello stesso periodo si contano 464 morti e dispersi in tutto il Mediterraneo, 2.352 soltanto nel corso del 2011.

“Quello che è avvenuto il 6 settembre non è ancora chiaro – dice Imed Kamoun -. Chiedo pertanto al governo che vengano cercati mio fratello e gli altri dispersi. La tragedia c’è stata e la barca è affondata. Mio fratello voleva arrivare in Italia ma purtroppo non era riuscito a trovare la strada legale per entrare nel vostro Paese”.
“Constatiamo che anche quest’anno continuano a morire tante persone che sperano di raggiungere l’Italia – aggiunge Judith Gleitze dell’associazione Borderline -. Crediamo che con le sue misure restrittive la Fortezza Europa stia in qualche modo contribuendo a queste tragedie”.
“Le politiche europee negli ultimi anni hanno imposto frontiere giuridiche nello spazio comune del Mediterraneo – dice Fulvio Vassallo Paleologo -. Gli ultimi accordi fra l’Italia e i nuovi governi della Tunisia e della Libia ricalcano la politica restrittiva dei precedenti accordi. Ormai verifichiamo che gli interventi di salvataggio avvengono solo quando i migranti sono a ridosso delle nostre coste. In Tunisia sappiamo che c’è una corruzione in forte ripresa e tanta fame di gente che non riesce a vivere. Purtroppo le tragedie continueranno e penso che sono principalmente dovute all’impossibilità di questa gente di potere entrare legalmente nel nostro Paese. Occorrerebbe creare condizioni di ingresso diverse perché gli sbarchi, anche se diminuiti, continuano e la chiusura verso chi arriva è ancora molto forte”. 


Serena Termini