Un'altra lamentela di vecchia data, presentata direttamente ai responsabili del C.A.R.A., ma che ancora non ha avuto risposta, è la mancanza di acqua calda. Sono numerosi i richiedenti asilo che hanno dichiarato di essere stati male a causa delle continue docce fredde e della naturale esposizione al vento che caratterizza l'area di Salinagrande. Attualmente una famiglia si trova all'ospedale da diverse settimane a causa del malessere di due dei tre figli, ricoverati a turno entrambi causa di una forte influenza, che a detta degli altri residenti si è aggravata proprio per la mancanza di acqua calda e le scarse cure fornite dal Centro.
A
tale proposito segnaliamo che data la mancanza di tutti e due i
genitori i due minori rimasti al Centro, bambini di circa due-tre
anni, sono lasciati tutto il giorno da soli con gli ospiti del
C.A.R.A., che si prendono affettuosamente cura di loro, senza la
supervisione di un assistente sociale o di un operatore del centro.
Questo
fatto è esemplificativo della promiscuità e della mancanza di
tutela che caratterizzano la gestione del C.A.R.A. . Nel centro non è
infatti prevista una divisione in aree per uomini, donne e famiglie.
Le stanze sono tutti adiacenti, quindi accanto ad una stanza con
cinque o sei donne ne troviamo un'altra con altrettanti uomini e
successivamente un'altra con all'interno una famiglia. Le notti
all'interno del centro ci risultano essere piuttosto movimentate,
diversi richiedenti asilo ci hanno ripetutamente segnalato la
diffusione di casi di alcoolismo, e persino di prostituzione, e che
la sorveglianza è del tutto inadeguata.
I migranti ci riferiscono anche di una lite in corso all'interno del C.A.R.A., ma gli unici che si prestano a calmare le acque, in questa come in altre occasioni, sono gli stessi ospiti del Centro, non gli operatori o i due-tre poliziotti che lavorano nel centro.
La coesione, la solidarietà e la precaria armonia che si creano tra i richiedenti asilo ospitati a Salinagrande sono del tutto spontanee e soggette a fragili equilibri, per nulla agevolate dal metodo di gestione del C.A.R.A., giacché non sono presenti nel centro aree di aggregazione, neppure quelle più scontate e basilari come la mensa. La stanza dove è servito il cibo infatti risulta essere un asettico locale bianco senza tavoli. Gli ospiti ritirano il loro pasto, sigillato in confezioni di plastica, e vanno a consumarlo nelle proprie camere. Pare inoltre che il cibo, la cui fornitura è affidata ad una ditta esterna, se non ritirato dagli utenti, ritorni al bar che lo ha fornito, nonostante sia stato pagato. Di fianco all’area "mensa" dei lenzuoli monouso delimitano alla buona quello che dovrebbe essere un luogo sacro oltre che di aggregazione, la "moschea" del C.A.R.A.
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I richiedenti asilo lamentano anche la mancanza di vestiario adeguato, ci mostrano abiti e scarpe lisi e ci dicono che i vestiti arrivano raramente e già in condizioni pessime. Un ospite ci mostra la schiena ricoperta di puntine e ci dice che il dottore del centro continua a non dargli alcuna cura.
I richiedenti asilo lamentano anche la mancanza di vestiario adeguato, ci mostrano abiti e scarpe lisi e ci dicono che i vestiti arrivano raramente e già in condizioni pessime. Un ospite ci mostra la schiena ricoperta di puntine e ci dice che il dottore del centro continua a non dargli alcuna cura.
Del resto perché creare dei luoghi di aggregazione, dare cure, fornire servizi se ancora una volta ciò che riscontriamo è una logica di gestione perfettamente in linea con l'appalto vinto al ribasso dalla Cooperativa? “Mangiare e dormire, dormire e mangiare" è quello che ci ripetono amaramente tutti gli ospiti del C.A.R.A. quando gli chiediamo della qualità di vita a Salinagrande. A noi è parso che anche questi bisogni primari siano concessi a stento.
Diana
Pisciotta e Alberto Biondo