lunedì 30 maggio 2011

E’ stato “liberato” il palazzo delle Poste in viale Africa?

Come temevamo il 25/5  è avvenuto lo sgombero in esecuzione del decreto del Tribunale di Catania di sequestro preventivo dell’ex palazzo delle Poste del 22/3/2011. La presenza di numerosi giornalisti sin dalle prime ore del mattino ha efficacemente documentato le condizioni disumane in cui oltre 300 migranti da anni erano costretti a vivere;
non pochi giornalisti si sono però abbandonati a commenti allarmistici sul “covo di spacciatori”.Nonostante il sindaco abbia dichiarato che “la complessa macchina organizzativa della solidarietà ha dimostrato concreta efficienza offrendo un’alternativa dignitosa a chi viveva in condizioni disumane”,nei fatti la maggioranza dei migranti, essendo irregolari, sono stati costretti ad arrangiarsi altrove condannati all’invisibilità permanente, riproducendo e moltiplicando così il problema. Le soluzioni d’accoglienza  previste, concordate dall’assessore Pennisi con alcune associazioni  (Caritas, Accoglienza e solidarietà…),sono alquanto discutibili e non c’è stato il tempo e neanche la volontà di confrontarsi direttamente con gli interessati (circa 170 Rom e 26 rifugiati somali). Sostanzialmente i Rom sono stati deportati provvisoriamente nella roulottopoli vicino l’aeroporto di Fontanarossa; già l’ostilità nei loro confronti si sta diffondendo e non si trova di meglio che consigliare ai Rom di non farsi vedere in giro. In questi giorni l’ingresso è permesso solo ad alcune associazioni accreditate dall’assessore Pennisi, escludendone altre che da anni intervengono, come l’associazione Siculo-Romena. Negli ultimi mesi insieme ad altre associazioni (Lila, Mani Tese) abbiamo distribuito ai migranti del palazzo delle Poste vestiario ed avevamo in cantiere alcune iniziative di Solidarietà Interetnica come quelle che da mesi stiamo organizzando di fronte al megaCara di Mineo. In seguito allo sgombero del palazzo delle Poste due rifugiati somali sono stati denunciati , quando si sono ripresentati mezz’ora dopo il sequestro per recuperare il resto del vestiario lasciato. Denunciamo la prassi disumana di nascondersi dietro gli atti dovuti per legge. Infierire sui più deboli  non fa presagire un futuro migliore, un motivo di più per batterci per Catania città aperta all’accoglienza.
Rete Antirazzista Catanese