venerdì 7 luglio 2017

Accampamento di Pian Del Lago, Caltanissetta: un non-luogo di disperazione

Condizioni di vita sempre peggiori per i migranti dell’accampamento informale di Pian del Lago, che, dopo l’ultimo sgombero (26 maggio 2017) da parte delle forze dell’ordine, si sono trovati a dover rimontare le tende negli spazi rimasti tra le grandi buche nel terreno provocate dalle ruspe degli operai di Caltambiente; tentativo, questo, di porre fine al continuo ricostruirsi della tendopoli, ma che di fatto ha reso più difficile una situazione già di per sé tragica.




Al nostro arrivo, insieme agli operatori di Oxfam del progetto OpenEurope, i ragazzi presenti sono una decina, anche se ci spiegano che attualmente gli occupanti sono 25 in totale: la maggior parte pachistani e una decina di africani.

La situazione è davvero disperata: mentre parliamo con alcuni di loro, da lontano vediamo J., un ragazzo pachistano di 31 anni che si taglia in continuazione con pezzi di vetro su più parti del corpo; da 7 mesi viene rifiutato dal C.A.R.A di Caltanissetta perché risulta fotosegnalato in un centro di accoglienza a Ravenna ma dall’accampamento non se ne vuole andare, perciò aspetta, invano.

S., invece, è un ragazzo di 23 anni del Ciad che ci dice di essere molto malato e sta aspettando solo di poter tornare al proprio paese. Gli altri, tutti pachistani, sono ragazzi che stanno aspettando il permesso di soggiorno per poi muoversi verso Milano o Napoli.




Ancora una volta, dunque, è la lentezza delle prassi burocratiche che costringe i migranti a una condizione di precarietà e frustrazione. Interi mesi ad aspettare un foglio di carta che permetta loro di sentirsi liberi e autonomi nella costruzione della propria vita e del proprio futuro.

Siamo di fronte a un incremento di casi estremamente vulnerabili che vedono peggiorare le proprie condizioni psico-fisiche di giorno in giorno.

A fronte degli ultimi numerosissimi sbarchi nei porti siciliani (in 5 mesi è stata superata la quota di 50mila arrivi), ci chiediamo come possa reagire il sistema dell’accoglienza senza rischiare il collasso. Dovremmo forse aspettarci altri accampamenti come quello di Pian Del Lago? E non sarà certo la minaccia del Ministro Minniti di negare l’approdo ai porti alle navi delle ONG che fanno salvataggio in mare a risolvere le lacune e l’inefficienza dell’accoglienza in Italia e ad incrementare la solidarietà a livello europeo. È l’intero sistema a dover essere rivalutato, a partire dalla consapevolezza che il fenomeno migratorio non è più una questione emergenziale ma un qualcosa a cui reagire con prontezza e con strumenti politico-legislativi solidi.


Sara Ravasio

Borderline Sicilia Onlus