Condizioni di vita sempre
peggiori per i migranti dell’accampamento informale di Pian del Lago, che, dopo
l’ultimo sgombero (26 maggio 2017) da parte delle forze dell’ordine, si sono
trovati a dover rimontare le tende negli spazi rimasti
tra le grandi buche nel terreno provocate dalle ruspe degli operai di
Caltambiente; tentativo, questo, di porre fine al continuo ricostruirsi della
tendopoli, ma che di fatto ha reso più difficile una situazione già di per sé
tragica.
Al nostro arrivo, insieme agli
operatori di Oxfam del progetto OpenEurope, i ragazzi presenti sono una decina,
anche se ci spiegano che attualmente gli occupanti sono 25 in totale: la
maggior parte pachistani e una decina di africani.
La situazione è davvero
disperata: mentre parliamo con alcuni di loro, da lontano vediamo J., un
ragazzo pachistano di 31 anni che si taglia in continuazione con pezzi di vetro
su più parti del corpo; da 7 mesi viene rifiutato dal C.A.R.A di Caltanissetta
perché risulta fotosegnalato in un centro di accoglienza a Ravenna ma
dall’accampamento non se ne vuole andare, perciò aspetta, invano.
S., invece, è un ragazzo di 23
anni del Ciad che ci dice di essere molto malato e sta aspettando solo di poter
tornare al proprio paese. Gli altri, tutti pachistani, sono
ragazzi che stanno aspettando il permesso di soggiorno per poi muoversi verso
Milano o Napoli.
Ancora una volta, dunque, è la
lentezza delle prassi burocratiche che costringe i migranti a una condizione di
precarietà e frustrazione. Interi mesi ad aspettare un foglio di carta che
permetta loro di sentirsi liberi e autonomi nella costruzione della propria
vita e del proprio futuro.
Siamo di fronte a un incremento
di casi estremamente vulnerabili che vedono peggiorare le proprie condizioni
psico-fisiche di giorno in giorno.
A fronte degli ultimi numerosissimi
sbarchi nei porti siciliani (in 5 mesi è stata superata la quota di 50mila arrivi), ci
chiediamo come possa reagire il sistema dell’accoglienza senza rischiare il
collasso. Dovremmo forse aspettarci altri accampamenti come quello di Pian Del
Lago? E non sarà certo la minaccia del Ministro Minniti di negare l’approdo ai
porti alle navi delle ONG che fanno salvataggio in mare a risolvere le lacune e
l’inefficienza dell’accoglienza in Italia e ad incrementare la solidarietà a
livello europeo. È l’intero sistema a dover essere rivalutato, a partire dalla
consapevolezza che il fenomeno migratorio non è più una questione emergenziale
ma un qualcosa a cui reagire con prontezza e con strumenti politico-legislativi
solidi.
Sara Ravasio
Borderline Sicilia Onlus