lunedì 14 settembre 2015

Giovedì in strada per un'Europa senza muri

Giovedì scorso siamo scesi in piazza per informare e condividere con la città il nostro appello
per un'Europa che non respinge ma che accoglie, che non costringe i migranti a rischiare la vita in mare e a tutte le frontiere, che combatte il razzismo e la paura.

La Palermo della gente comune, è scesa in piazza con i piedi scalzi per gridare a gran voce che non vogliamo vivere in un mondo che innalza muri e che divide le persone, in un'Europa che uccide, in un'Europa che è attenta soltanto al benessere economico di pochi e che cataloga le persone a proprio uso e consumo.

Un'Europa che di fronte alla pressione migratoria non è capace di trovare un senso comune e che sta tradendo tutti i trattati sui diritti umani, perché in ogni parte d'Europa i nostri politici sono sempre più razzisti e propensi ad uccidere o far uccidere pur di mantenere un sistema fallimentare (ormai è più che chiaro) occidentale.

Un sistema di morte che ogni tanto dà qualche risposta per non far lamentare troppo la gente, come sta facendo la Germania ospitando i siriani; guarda caso i siriani che stanno scappando da una guerra che noi continuiamo a foraggiare con armi e mezzi per interessi tutti occidentali, e che siamo pronti ad ospitare, non perché siamo buoni, ma perché sono i migranti che hanno più risorse economiche (stesso motivo della guerra), sono più istruiti e per non farci mancare niente (visto che siamo profondamente razzisti) SONO BIANCHI!

I siriani li vogliono tutti, anche l'Inghilterra e si sono mossi anche gli Stati Uniti per non far andare tutte le risorse in Germania.

E il resto dei migranti?
Sono neri, incivili e senza soldi, quindi finisce il buonismo e possono tornare a casa, anzi a casa li mandiamo noi a morire, oppure meglio ancora li manteniamo in Europa invisibili così li sfruttiamo in campagna (cosa che sta avvenendo in questo periodo nel trapanese e non solo per la vendemmia).

Aver catalogato i migranti è ripugnante, perché anche un gambiano che non riesce a vivere nel suo paese ha gli stessi diritti del siriano, e non possiamo fare la differenze solo per una questione economica, non si può. Non si può perché anche i gambiani muoiono, anche gli egiziani, anche gli afghani arrivano, grandi e piccoli.

Non è giusto, e ancora ho negli occhi le immagini dell'ultimo sbarco che c'è stato a Palermo, con piccoli e anziani di tutti i colori e nazionalità che chiedevano solo libertà, ancora mi risuonano nelle orecchie i pianti disperati dei maghrebini che sono stati rispediti a casa senza attenzione ai loro diritti e alle norme giuridiche, ma specialmente sento ancora la puzza di morte che non mi ha consentito di scrivere un report prima di oggi; morti che sono sparsi ovunque, dal deserto al mare e nei cimiteri della Sicilia. Chi era presente al porto ed ha aspettato le 2 di notte quando tutti i riflettori si sono spenti ha sentito dentro le viscere questo senso di sconfitta dell'umanità, questo pianto della terra che nessun politico può più fermare.

Non è giusto che mettiamo in mano dei trafficanti bambini innocenti, non è giusto costringerere genitori a scegliere chi portare con sè nel confronto con la morte (deserto, mare, Europa) e chi lasciare invece nella certezza di un futuro oscuro nella propria terra.

Ma le nostre coscienze un giorno si sveglieranno e metteranno in discussione le risposte che diamo, dicendo - per pulirci la coscienza - che la colpa è dei trafficanti, che i morti sono causa di questa gente senza scrupoli che ancora una volta approfitta delle scelte politiche dei nostri governanti, guidati dalla bramosia di potere e di denaro.

Noi continueremo a Palermo a gridarlo tutti i giovedì' di settembre e di ottobre e a raccontare la nostra verità alla cittadinanza, quella cittadinanza che ieri si è mossa per sostenere la VITA, per smontare la tesi di invasione e della teoria del terrore.

Noi vogliamo un’Europa in cui non si uccidono bambini, un’Europa che abbatta i muri e che coltivi la speranza nelle persone che decidono di abitare questa parte di mondo.

Alberto Biondo
Borderline Sicilia Onlus